Sulla decisione di Barbara Spinelli «ci sono state anche troppe parole». All’indomani di un week end di stracci volanti, Nichi Vendola mette un punto sulle polemiche che hanno diviso Sel e la neoeurodeputata della lista Tsipras che, scegliendo di optare per la circoscrizione centro (era capolista anche al Sud e candidata nelle isole), ha escluso dal trio degli eletti il giovane Marco Furfaro, di Sel. Polemiche durissime, difficili da riassorbire. Al di là delle reazioni («Trattati come carne da macello», ha scritto Furfaro «una logica proprietaria e anche un po’ miserabile», ha rincarato Nicola Fratoianni), le accuse reciproche vanno ben al di là della scelta di un collegio. O forse la spiegano meglio: in una lettera ai suoi attivisti Spinelli definisce la linea di Sel «ambigua», e «l’aggregazione» intorno alla lista «alternativa all’odierno centro-sinistra».

Ed è proprio il centrosinistra il non detto della polemica. Il leader greco Tsipras ha sempre posizionato la lista italiana, composita per culture e collocazioni politiche, in alternativa alle «larghe intese». Di qui alla scomunica del centrosinistra, che governa in molte amministrazioni cittadine e regionali , ce ne corre. Non a caso ieri Vendola gioiva per la vittoria della coalizione a Casaldelprincipe e Castelvolturno. In più, alle amministrative, dove la lista si è declinata con il solo Prc (per esempio nelle regioni Piemonte e Abruzzo) i risultati sono ben al di sotto del dato nazionale.

Oggi Spinelli, con Curzio Maltese e Eleonora Forenza (la candidata Prc prima dei non eletti al sud) parteciperà alla prima riunione del Gue, a Bruxelles. Guido Viale e Luciano Gallino, due garanti della lista, esprimono l’appoggio pieno alla scelta della capolista. Ma gli altri due garanti, il sociologo Marco Revelli e il greco Argiris Panagopoulos, non hanno sottoscritto la lettera, piccolo segno di disagio per le modalità della scelta che pure condividevano («unilaterale» e «individuale», l’hanno definita davanti ai militanti). Sabato scorso, all’assemblea dei comitati per Tsipras, è stata lanciato un appuntamento per il 19 luglio. Ma dopo lo psicodramma, si rende necessaria una tappa ravvicinata che provi a sciogliere le tensioni.

Intanto Sel fa i conti con la nuova situazione, in vista dell’assemblea nazionale del 14 giugno. Dove l’ala ’migliorista’ (e cioè capeggiata da Gennaro Migliore, da sempre Tsipras-scettico e favorevole a un «contenitore unico Pd-Sel») gonfia le vele, favorita dalle parole forse più che dall’opzione di Spinelli. «Il gruppo dirigente ci spieghi: se la linea resta la stessa, perché ci dobbiamo sentire offesi dalla mancata elezione di Furfaro?», attacca Ileana Piazzone. «Si è incrinato un legame di fiducia. L’Altra Europa è diventata La sola Italia», è la sentenza di Gennaro Migliore ad Agorà (RaiTre).

Ma la linea resta davvero la stessa? «Il processo in cui ci siamo impegnati incassa un duro colpo», ammette Massimiliano Smeriglio, responsabile dell’organizzazione. «Sel è portatrice di una voglia di cambiamento congiunta all’alternativa di governo. Siamo soli in questa battaglia, o procediamo assieme? Questa battaglia la facciamo tanto nella lista Tsipras, dove Sel ha messo a disposizione con generosità, uomini, donne e mezzi, quanto in direzione del Pd. Alla lista Tsipras chiediamo: c’è una possibilità di discussione della linea, e se sì qual è il luogo democratico e trasparente di questa discussione, oppure la linea la fanno cacicchi locali e oligarchi della parola?». Toni a parte, non è un problema posto solo da Sel: il tema della democrazia interna e della trasparenza, e del rinnovo democratico dei ruoli dirigenziali della lista, sono stati i leit motiv delle polemiche di questi giorni.

Ma è innegabile che il caso Spinelli abbia investito in pieno Sel. Ora il coté pro-Tsipras si stringe intorno al presidente, investito ancora di più della responsabilità di tenere uniti i suoi. Vendola comincia a indicare la prossima, difficilissima, strada: «Sono assolutamente fiducioso che questa comunità resterà integra. Lo spazio politico c’è tutto. Sel non ha voglia di morire nel Pd né vuole sentire il richiamo della foresta verso forme di radicalismo demagogico e populista. Vogliamo essere un luogo in cui si mescolano le carte delle culture politiche della sinistra ed un luogo efficace politicamente, come abbiamo fatto a Milano, Genova, Cagliari o in Puglia». Sottinteso: dove governa con il centrosinistra. Ma, prosegue, «per costruire il centrosinistra ci vuole la sinistra. Quest’ultima ha vissuto un’esperienza con l’Altra Europa che nasceva dalla considerazione che una parte del riformismo era stata complice di una parte delle politiche dell’austherity. Questo giudizio non è venuto meno».