17 e 18 ottobre 2015, Londra e Cardiff. Ricordiamoci queste due date e questi due luoghi. E’ stato lì, in quei due giorni, poco più di tre mesi e mezzo fa, che la vecchia Europa si è piegata sulle ginocchia e ha consegnato lo scettro del rugby alle nazioni dell’emisfero Sud.Erano i quarti di finale della coppa del mondo. Nel giro di una manciata di ore le gloriose home unions e la Francia (l’Inghilterra si era già arresa nel suo girone di qualificazione) erano state spazzate via, defenestrate dai piani alti del mondo ovale. Annichiliti i francesi dallo strapotere All Black, trafitti gli irlandesi dal bel gioco dei pumas argentini, sconfitti gallesi e scozzesi nonostante la fiera resistenza opposta a Sudafrica e Australia. Con una possente spallata e senza riguardo alcuno il Sud si era preso tutto. Addio ai nobili padri fondatori, ai quali non era concesso neanche l’onore di un strapuntino nella finale per il terzo posto. Tramortito, il vecchio mondo aveva dovuto prendere atto dello stato delle cose.

Il Sei Nazioni 2016 che prende via oggi deve dunque dimostrare qualcosa. Il torneo più antico e amato, il più fedele alle proprie tradizioni, con le sue regole eterne e i suoi riti immutabili, deve battere un colpo e far sapere di essere, ancora e nonostante tutto, “il Torneo”, l’appuntamento che nessun rugbyman sarebbe mai disposto a perdere.
Ad aprire la manifestazione saranno Francia e Italia, in campo allo Stade de France di Parigi (DMax, h. 15.25).

 

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Per gli azzurri è un ennesimo ricominciare, l’inizio di un nuovo ciclo pieno di incognite e per ora avaro di speranze. La coppa del mondo ha lasciato l’amaro in bocca a molti: brutta sconfitta con i francesi, resa con l’onore delle armi contro l’Irlanda, due vittorie con Canada e Romania semplicemente sconcertanti per la quantità di rischi presi e per le molte, troppe amnesie nelle singole fasi di gioco. Ancora una volta l’avventura mondiale si è chiusa nel girone di qualificazione, senza squilli di tromba e con un senso di mediocrità e di grigiore per un rugby italiano che finora non è mai riuscito a compiere quel salto di qualità da tanti auspicato.

Jacques Brunel chiuderà il suo quadriennio sulla panchina azzurra alla fine del torneo. Si era presentato promettendo un nuovo equilibrio, la giusta sintesi tra la difesa (punto di forza) e il gioco d’attacco dopo la gestione di Nick Mallett votata al “primo: non prenderle”. Ma la nouvelle vague del tecnico francese è durata poco: qualche lampo di bel gioco, alcuni buoni innesti nella rosa dei giocatori, le due vittorie nel Sei Nazioni 2013, poi è arrivata la china discendente. E nel mentre tutto il rugby professionistico italiano ha cominciato a franare, con Treviso e Zebre fanalini di coda nelle coppe europee, una sconfitta dopo l’altra e un malcontento piuttosto diffuso.

Oggi contro una Francia che ha cambiato allenatore – Guy Novès, dieci campionati vinti e 4 Heineken Cup sulla panchina dello Stade Toulousain – e che vuole riportare in auge quel gioco spettacolare che ha fatto grande il rugby transalpino, Brunel manda in campo una formazione con ben quattro debuttanti assoluti, di cui due prelevati tra i semi-professionisti del nostro campionato di Eccellenza. I quattro esordienti sono l’estremo David Odiete (Mogliano), l’ala Mattia Bellini (Petrarca Padova), il tallonatore di Treviso Ornel Gega e il pilone delle Zebre Andrea Lovotti. E’ una scelta in parte dettata dai molti infortuni (ben 13, tra cui Allan, Morisi, Furno, Favaro, Ghiraldini) ma anche dal desiderio di sperimentare forze nuove. Ma è anche una scelta che rasenta l’azzardo e che l’Italia oggi potrebbe pagare carissimo contro una Francia uscita dal mondiale con le ossa rotte ma comunque piena di fuoriclasse. Inedita la coppia mediana, che vedrà in campo Gori e Canna.

Giocano: Odiete; Sarto, Campagnaro, Garcia, Bellini; Canna, Gori; Parisse, Zanni, Minto; Fuser, Biagi; Cittadini, Gega, Lovotti.

Alle 18 (Dmax) tocca a Scozia-Inghilterra, in campo a Edimburgo con in palio la Calcutta Cup. Allenatore nuovo per gli inglesi, che hanno messo sotto contratto l’australiano Eddie Jones, protagonista ai mondiali sulla panchina del Giappone, ma squadra più che sperimentata. Il XV della rosa, eliminato ingloriosamente da una coppa del mondo che si disputava in casa loro, non possono permettersi di perdere all’esordio e puntano sull’esperienza dei loro veterani. La Scozia, però, non starà a guardare: è una squadra che tutti danno in crescita ed è l’unica nazionale europea che ai mondiali è riuscita a sfiorare le semifinali, sconfitta di misura e per dubbie decisioni arbitrali nei quarti dall’Australia.
Domenica, infine, il match più appetitoso di questo primo turno: alle 16 a Dublino si affrontano Irlanda e Galles, le vincitrici delle ultime quattro edizioni del Sei Nazioni.