È una cosa mostruosa. Vederla è peggio che immaginarla.

Vederla come spettacolo, tutto il mondo seduto a guardare, ad ascoltare quegli automi della televisione: è la terza ondata, la quinta ondata, il cielo è in fiamme, si sente il fragore delle bombe?

Oh, i morti ancora non si vedono, ma domani forse sì. Quanti saranno? Pochi, è ancora il primo giorno.

E’ una guerra giusta contro il tiranno, riporteremo sul trono l’emiro. Non sarà Saddam a morire e nemmeno Bush, ma certamente una quantità di iracheni di ogni età e condizione, forse molti americani, forse anche qualche italiano, e poi non si sa. E anche noi muoriamo, fatti a pezzi dentro di noi.

Il declino dell’umanità, la degenerazione dell’umanità, non sta in questo massacro annunciato e attuato. Sta in questo spettacolo mai visto, in questa modernità oscena; assistiamo a Hiroshima.

Lo spettacolo è offerto gratis dalla Comunità internazionale, ventotto nazioni evolute e una gettata allo sbaraglio. Così finisce, o inizia il millennio.

E poi? Proviamo un senso di nausea. Palestinesi, israeliani, arabi e poi americani, europei, russi, dentro una macchina di distruzione che si moltiplica, in un mare di denaro, di petrolio, di fame e di morte.

E una Italia irriconoscibile.

Nausea sì, ma anche rivolta dell’animo.

Che ognuno dica di no, protesti, scioperi, come può, dentro di sé e nei propri comportamenti.

 

Luigi Pintor - foto Riccardo De Luca
Luigi Pintor – foto Riccardo De Luca