Ora il neo sindaco Filippo Nogarin dà voce a un pensiero che per scaramanzia si era tenuto dentro: «In città la voglia di cambiamento montava giorno dopo giorno, si avvertiva in modo palpabile». Che poi sia toccato al Movimento 5 Stelle conquistare Livorno è anche frutto delle circostanze: sarebbe bastata un’alleanza, tentata e non andata in porto, fra la coalizione di sinistra guidata da Buongiorno Livorno e la Città Diversa di Marco Cannito, e la storia avrebbe preso un’altra piega. Perché non sono solo i numeri a raccontare che da queste parti, dopo 68 anni ininterrotti di governo, i livornesi ne avevano avuto davvero abbastanza del partito-guida cittadino.

Non è stato un effetto collaterale del progressivo stingersi delle rosse bandiere fino al tricolore piddino. Anzi nel 2009, con Veltroni, mentre lo stesso Renzi andava al ballottaggio a Firenze, il Pd labronico vinceva al primo turno. E in queste ultime elezioni europee sono stati 45.351 i livornesi che hanno messo una croce sul simbolo del partito, per un eloquente 52,7%. Solo che 11mila di loro non hanno fatto lo stesso quando si è votato per Palazzo Civico. Per giunta, di quei 34mila elettori democrat, nonostante l’aria di tempesta altri 2.500 non sono andati a un ballottaggio dove l’affluenza è calata dal 64,55% al 50,45%. Non sarebbero comunque bastati – Nogarin ha avuto quasi 36mila voti – ma certo è stata l’ennesima conferma di un crollo nel gradimento. Non solo di una classe dirigente, di un intero sistema di relazioni politiche, economiche e sociali.

Il direttore del Vernacoliere, Mario Cardinali, al ballottaggio ha votato Nogarin e racconta: «Per i livornesi il ’rosso’ rappresentava la voglia di riscatto, ma oggi il Pd sembra un partito socialdemocratico se non la vecchia Dc. Nel Pd di rosso non c’è più nulla». Ma è da un giovane internauta, nelle pieghe delle discussioni pre-voto in rete, che arriva una nitida fotografia di quello che si stava profilando: «Fare un rigassificatore a scapito dell’ambiente e farcelo pagare nelle bollette, è chiaramente di sinistra. Fare un nuovo ospedale avendo gestito il vecchio in maniera scellerata, è ovviamente di sinistra. Creare centri commerciali che svuotano i quartieri da ogni attività commerciale e produttiva, è un’azione di sinistra. Favorire in ogni modo la lobby del mattone, creando aree di sviluppo urbano fuori controllo, è ovviamente di sinistra. Usare la repressione, come unica forma di dialogo, con chi fa attività politica antagonista sul territorio, è un modus normale per la sinistra. Dare l’autorizzazione a fare una discarica in un parco e, oltretutto, farmi pagare la tassa per le colline livornesi, lo consigliava anche Lenin in ’Che Fare’».

Nel nuovo consiglio comunale siedono 20 esponenti dei 5 Stelle e, all’opposizione, tre consiglieri di Buongiorno Livorno, sette del Pd, Marco Cannito di Città Diversa e solo una del centrodestra, la forzista Elisa Amato. La vittoria di Nogarin ha cancellato il seggio di Prc&Pdci (Sinistra unita per il lavoro), che non avevano dato indicazioni al ballottaggio, e quello dell’anziana pasionaria della destra labronica Marcella Amadio, che aveva indicato i pentastellati: «La politica si può fare anche fuori dal consiglio comunale – ha commentato – e questa è la notte più bella della mia vita, perché sostanzio una vita di opposizione a questo regime del Pd».

Nogarin ha annunciato subito l’indietro tutta sul nuovo ospedale, e su un robusto intervento edilizio nel cuore del suggestivo quartiere Venezia. Ma Buongiorno Livorno conferma quanto deciso collettivamente: «Staremo all’opposizione – spiega Andrea Raspanti – lo avevamo già indicato quando abbiamo detto che avremmo appoggiato i 5 Stelle nel ballottaggio. La nostra sarà un’opposizione severa e responsabile, che avrà nel consiglio il suo terminale ma avverrà soprattutto all’esterno, in città, con gli amici e i compagni di Buongiorno Livorno, Amiamo Livorno, Un’altra Livorno e Sinistra unita per il lavoro. I punti di contatto con chi è chiamato a governare la città sulla carta non mancano. Staremo a vedere».