Una ricerca statunitense appena pubblicata ha misurato gli effetti benefici della cosiddetta «meditazione trascendentale», una tecnica diffusa in occidente dal maestro Maharishi Mahesh Yogi. Lo studio ha rilevato gli effetti della meditazione sulle detenute del carcere di Wilsonville, nell’Oregon. Secondo gli autori, i sintomi di stress post-traumatico sono nettamente calati nelle detenute che hanno praticato la meditazione per quattro mesi rispetto alle altre che non hanno seguito la stessa tecnica, il «gruppo di controllo». Non è la prima conferma scientifica degli effetti della meditazione trascendentale, che oggi riunisce un movimento di milioni di iscritti paganti con un giro d’affari di centinaia di milioni di euro. Pochi mesi fa, gli stessi risultati erano stati osservati in un campione di detenuti maschi dello stesso carcere.
Spulciando la letteratura scientifica, si trovano quasi quattrocento studi svolti negli ultimi trent’anni che dimostrano l’efficacia della meditazione trascendentale sulla fisiologia e sulla psiche. E sono tutti pubblicati su riviste «peer reviewed», valutati e approvati da esperti indipendenti del campo. In ambito scientifico, dovrebbe essere una garanzia di qualità delle ricerche pubblicate.

A ESAMINARE MEGLIO queste ricerche, però, qualche dettaglio fa dubitare della loro solidità. Quelle compiute nelle carceri dell’Oregon, ad esempio, sono state pubblicate dalla rivista specializzata The Permanente Journal. Si tratta di una rivista «peer reviewed», ma sulla sua indipendenza si può discutere, visto che è l’organo scientifico della società Kaiser-Permanente, una delle maggiori mutue sanitarie private degli Usa con 10 milioni di affiliati. Tra i servizi offerti c’è anche la meditazione trascendentale. Gli autori delle ricerche, inoltre, sono quasi tutti ricercatori della Maharishi University of Management dell’Iowa, che fa capo allo stesso movimento della meditazione trascendentale. Sono dunque in pieno conflitto di interessi, visto che sostengono l’efficacia di una tecnica che la loro stessa organizzazione vende sul mercato – per aderire al movimento occorre «comprare» un minicorso di quattro lezioni. Anche sui dati ci sarebbe da dire: la ricerca si basa su questionari somministrati a solo dieci detenute, da cui è difficile trarre conclusioni statistiche.

Ma cos’è la «meditazione trascendentale»? Si tratta di una tecnica meditativa importata negli Usa e in Europa dal guru indiano Maharishi Mahesh Yogi. La sua pratica è molto semplice: basta dedicarle venti minuti due volte al giorno per raggiungere uno speciale stato della mente. Non richiede alcuna adesione religiosa e si può praticare ovunque, basta avere un posto per sedersi. La esercitano circa sei milioni di persone nel mondo. In Italia sono quarantamila ed è insegnata in una cinquantina di centri sparsi sul territorio nazionale, che ne gestiscono l’insegnamento in modo ferreo ed esclusivo. La pratica infatti si basa sulla ripetizione di un «mantra» confezionato dal maestro su misura del praticante. Una sorta di password, dal prezzo di ben mille euro fissato a livello internazionale.

LA TECNICA esiste sin dagli anni Cinquanta e non è la prima volta che fa parlare di sé. Il suo boom iniziale è dovuto soprattutto ai Beatles, che nel 1967 diventano seguaci del maestro Maharishi Mahesh Yogi e iniziano a recarsi regolarmente in Himalaya. Se ne pentono presto, ma nel frattempo arrivano altri vip, come Mia Farrow, i Beach Boys, Donovan. Oggi il principale testimonial è il regista David Lynch, la cui fondazione ha finanziato gli studi in carcere. Nel frattempo il maestro accumula mezzi e ricchezze, fonda cliniche, università, organizzazioni no-profit e linee di prodotti ayurvedici.

Ma la concorrenza è forte: negli anni Settanta seguire un guru indiano diventa una moda tra gli occidentali alternativi e nuovi culti nascono come funghi. Il brand della meditazione trascendentale deve essere rilanciato e reso distinguibile dagli altri. Mahesh, laureato in fisica all’università di Allahabad, ha un’intuizione: mentre gli altri movimenti si contrappongono alla scienza ufficiale, il maestro cerca di farsela alleata. Arruola un fisico giovane e promettente, il trentenne John Hagelin che ha preso un dottorato a Boston e studia le particelle elementari in laboratori importanti. Nel 1983, Hagelin lascia il centro di ricerca Slac, l’equivalente statunitense del Cern, per diventare capo del dipartimento di Fisica dell’università di Maharishi nell’Iowa, di cui oggi è rettore.

Lì fa tesoro della fisica teorica che ha imparato a Harvard e continua a produrre «ricerca». L’obiettivo è dare alla meditazione trascendentale la veste, se non la solidità, della scienza ufficiale. L’era dei fricchettoni è giudicata conclusa.

Sfruttando le sue conoscenze, Hagelin crea un notevole apparato pseudo-scientifico. Secondo Hagelin, lo stato di coscienza che si raggiunge con la meditazione trascendentale è il «campo unificato di coscienza», una generalizzazione del «campo unificato delle superstringhe»: cioè, l’unificazione delle forze che la fisica insegue dai tempi di Einstein e che lui studiava allo Slac, dove aveva pubblicato «una delle 103 ricerché più citate tra il 1983 e il 1984».

UN’ALTRA «SCOPERTA» di Hagelin riguarda l’effetto Maharishi, in base al quale la meditazione collettiva può provocare effetti benefici sulla società intera, con un calo misurabile dei conflitti anche tra chi non la pratica. Possibile? Per dimostrarlo, Hagelin nel 1993 riunisce quattromila adepti a Washington per quattro giorni e, secondo lui, i crimini in città calano istantaneamente del 18%. Poi spiega: non è altro che un’applicazione dell’effetto Meissner, un fenomeno (reale) che riguarda il campo magnetico nei materiali superconduttori.

In realtà, i reati a Washington in quei giorni raggiungono un picco massimo, ma Hagelin sa come «massaggiare» i dati. Per l’esperimento di Washington Hagelin vince anche l’Ig Nobel prize, il premio per le ricerche più ignobili dell’anno. Le sue teorie non hanno alcun credito reale nella comunità scientifica. Ma negli incontri di reclutamento di seguaci (non sempre ferratissimi in fisica) quell’atmosfera da convegno fa un certo effetto. E il movimento continua a crescere, tra nuove dimostrazioni a cui collaborano anche accademici esterni al movimento e qualche denuncia per truffa. Nel 1992, Hagelin fonda il Partito della Legge Naturale e si presenta alle elezioni presidenziali.

IL SANTONE Mahesh, invece, nel frattempo trasloca in Svizzera e poi in Olanda – secondo i maligni per qualche problemino con il fisco di mezzo mondo. Quando muore novantunenne nel 2008, lascia un prospero impero valutato nei soli Stati Uniti in trecento milioni di dollari. La meditazione trascendentale, infatti, si rivela come un prodotto di grande successo con un ottimo design: è flessibile (si può praticare anche in metropolitana); è gestito secondo un sistema di proprietà intellettuale degno di un software (il mantra individuale); è certificato dalla scienza secondo i suoi riti ufficiali (la peer review).

Eppure, ci mostra anche quanto questi riti siano permeabili da fenomeni pseudoscientifici. D’altronde, molte ricerche ufficiali soffrono degli stessi limiti. I conflitti di interesse tra ricercatori e committenti, i brevetti e i copyright che ne ostacolano la verificabilità, le statistiche basate su campioni troppo piccoli non sono un problema solo tra i ciarlatani conclamati. Anche gli scienziati veri hanno qualcosa su cui meditare.

Una tecnica
dal sapore esotico

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Alla metà degli anni Cinquanta, Maharishi Mahesh Yogi (scomparso nel 2008 all’età di 90 anni) fonda in India la tecnica della «Transcendental Meditation» e lo «Spiritual Development Movement». Dopo diversi giri del mondo, dall’Europa all’Asia, dagli Stati Uniti all’Africa, la sua presenza diviene anche mediatica e negli anni Sessanta fonda la «Students’ International Meditation Society»