Fa freddo e piove all’esterno dello splendido teatro Olimpico di Vicenza, perla di Andrea Palladio. Il selciato all’ingresso è gremito di persone, strette le une alle altre sotto agli ombrelli in attesa di prendere posto nella platea. A breve avrà inizio lo spettacolo Due amori, storia di Renato Casarotto, anteprima del 64esimo Trento Film Festival dedicata al grande alpinista vicentino in concomitanza al trentennale della sua scomparsa, ai piedi del K2. «Da piccolo non stava mai fermo, quando si preparava per le spedizioni correva in salita per chilometri, con venti chili di zavorra addosso», ricorda una signora poco avvezza alla montagna, «cugina di Renato». A un passo di distanza sosta commosso Giacomo Albiero, un tempo compagno di cordata al pari di Piero Radin, entrambi giunti per celebrare un grande uomo, un amico e un formidabile alpinista.

La platea all’Olimpico è in silenzio quando Alberto Peruffo della Casa di Cultura prende la parola per dare il via alla serata, seguito dall’intervento di Roberto De Martin, Presidente del TFF, che pone l’accento sull’importanza dell’opera alpinistica svolta da Casarotto. «Opera» appunto, tanto unica da essere raccontata nel film Solo di Cordata di Davide Riva, in concorso al TFF, e ripercorsa magistralmente in una pièce teatrale da Massimo Nicoli, splendido interprete dello spettacolo ideato da Davide Torri su testo di Nazareno Marinoni e regia di Umberto Zanoletti.

Con la sua interpretazione, Nicoli accompagna il pubblico sulle pareti ghiacciate dove tra gli anni ’70 e ’80 Casarotto realizzò imprese solitarie diventate patrimonio dell’immaginario collettivo di tutta la comunità alpinistica internazionale. Fatti ed episodi, alcuni dei quali inediti, si succedono serrati, scivolando sul canovaccio offerto da Nazareno Marinoni, capace di intrecciare l’esperienza alpinistica all’avvincente storia d’amore che ha visto come protagonista Goretta Traverso. Solo in parete, ma «mai realmente solo» come spesso Casarotto affermava. Con lui c’era Goretta, l’inseparabile moglie che lo ha seguito in ogni spedizione, in attesa al campo base sperimentando lo stesso isolamento del marito.

È lei l’altra protagonista della notte dell’Olimpico. Una donna minuta, riservata ma dallo sguardo vivo, animato da una forza palpabile, capace di salire un ottomila assieme a Renato, la prima donna italiana a riuscirci. Siede attenta in platea, circondata da altri importanti nomi dell’alpinismo, tra i quali Kurt Diemberger, Alessandro Gogna, Manolo, Alberto Mantovani, Agostino Da Polenza, Rolando Larcher, Renzino Cosson, poi Ivo Ferrari, Maurizio Giarolli, Maurizio Oviglia, Giuseppe Miotti, Franco Michieli, Davide Ferro, Umberto Martini, Roberto De Martin, Elio Orlandi e altri ancora.

In chiusura di serata gli amici Roberto Mantovani e Alessandro Gogna hanno offerto il loro ricordo di Casarotto, come uomo e scalatore. Solo oggi, a trent’anni dalla scomparsa si inizia a dare una misura alla sua eredità alpinistica, secondo Mantovani «rimasta a lungo un lascito muto a causa della mancanza di metro di valutazione per gli alpinisti di allora», vincolati alla velocità quale unico valore. Casarotto è riuscito a generare stupore e meraviglia, il suo alpinismo è «una scatola magica verso una doppia dimensione, il paesaggio ambientale e il paesaggio interno, la dimensione personale dell’uomo». Alessandro Gogna torna al 1979, l’anno della spedizione al K2 guidata da Reinold Messner, in cui ha conosciuto nel profondo Casarotto.

Gogna descrive un alpinista eccezionale in quanto a bravura, tenacia e creatività, capito solo in parte negli anni ’80, ma oggi restituito alla storia a pieno titolo. «Ci sono imprese in tempo, altre visionarie, in anticipo. Per chi non vuole accettarle, il non capire è una forma di difesa». Secondo Gogna manca un solo tassello per dare piena legittimità all’esperienza di Casarotto. «Servono nuove cordate, giovani alpinisti disposti a riprendere le vie irripetute». Un passaggio difficile, ma necessario per consacrare in modo definitivo un alpinista senza precedenti e ancora in attesa di successori.