Ne voleranno di stracci nell’audizione della presidente Rai Maggioni e del dg Campo Dall’Orto di fronte alla commissione di vigilanza Rai. Un po’ sarà tutti contro tutti, e molto tutti contro i vertici Rai. Il capogruppo Fi alla Camera Brunetta ha già presentato le sue interrogazioni al presidente della commissione Fico. Chiede che siano resi noti, oltre ai compensi di funzionari e dirigenti, anche quelli di conduttori e star. Se il listone dei parcheggiati a stipendio d’oro aveva inviperito i molti che tirano la cinghia e si sono ritrovati il canone in bolletta e quello dei dirigenti che grazie all’immancabile cavillo se ne sono allegramente fregati del tetto di 240mila euro lordi aveva peggiorato la situazione, i compensi delle star potrebbero portare l’imbufalimento di massa oltre il limite. Malizioso, lo stesso Brunetta anticipa qualche perla: «Vespa percepirebbe 2 milioni di euro, Fazio 5 milioni in 3 anni, Littizzetto 20 mila a puntata per 10 minuti, Conti un milione e mezzo».

Già che ci si trova, Brunetta pone altre due domandine: fateci sapere qualcosa sulle buonuscite dei 25 parcheggiati d’extra lusso che hanno concordato l’addio e fateci anche sapere cosa intendete fare per garantire il rispetto del tetto? Dall’interno della maggioranza Sammarco, Ncd, preferisce puntare su un altro fronte: la pletora di assunzioni dall’esterno, anche in questo caso sforando il tetto, con stipendi di lusso, in molti casi a tempo indeterminato. Da quegli spalti si fa sentire anche Alfano: «Inconcepibile che il dg guadagni sei volte più del premier».

Non ci vuole molto a prevedere che la tempesta si abbatterà non solo sui dirigenti in questione ma anche su chi di fatto li ha scelti, Matteo Renzi. Campo Dall’Orto si è rivelato in tempi record l’ennesimo sbaglio di un premier che da parecchio non ne azzecca una, ma ora rischia forte di andarci di mezzo tutto il Pd. Michele Anzaldo, segretario della commissione e uomo di punta del Nazareno su quel fronte, non può far altro che rilanciare: «Campo Dall’Orto e Maggioni devono dare l’esempio autoapplicandosi un tetto come avevano fatto presidente e dg precedenti. Solo se fanno questo hanno poi le carte in regola per chiedere agli altri una costosissima rivisitazione contrattuale».

L’affondo dell’esponente del Pd è in buona parte un mettere le mani avanti per rintuzzare l’attacco, prevedibile e previsto, dell’M5S, che ha già convocato per oggi pomeriggio una conferenza stampa nella quale Fico e gli altri 5S presenteranno le loro «proposte sui maxistipendi Rai» e commenteranno l’audizione di Campo Dall’Orto e Maggioni. Ma i pentastellati non hanno atteso l’audizione per scatenare l’offensiva. Ci ha pensato Grillo, dal suo blog: «Lo sforamento è stato reso possibile da un cavillo che l’M5S voleva eliminare ma il Pd ha votato contro. La responsabilità dello spreco è loro». Con tanto di annessa campagna #pdpagatu.

Replica a muso duro lo stesso Anzaldi: «Vorrebbero prendersi i meriti della pubblicazione degli stipendi Rai, prevista dalla riforma di Renzi a cui hanno votato contro. Presiedono la vigilanza e non sono mai stati incisivi su nulla. Il consigliere d’amministrazione in loro quota, Freccero, è spesso critico nelle dichiarazioni salvo poi votare all’unanimità con gli altri». Botta e risposta: «La proposta era nostra. Quella del Pd è arrivata dopo. Non credo che il governo possa e voglia riformare la Rai nel senso giusto«, dichiara la commissaria a 5 stelle Liuzzi.

E’ un antipasto eloquente di quello che succederà oggi. Ma se le forze politiche si rimpalleranno responsabilità che ricadono sul governo più che su chiunque altro, le critiche ai vertici di viale Mazzini, saranno invece unanimi, distinte solo dalla maggiore o minore virulenza. Quanto di tutto questo possa poi portare a risultati concreti è dubbio. Ma per il governo il colpo è già durissimo. La fantasia di privatizzare una parte dell’azienda, sul modello di quanto fatto nel Regno unito, è già un miraggio irraggiungibile. La semplificazione efficiente si è rovesciata nel suo opposto. La lotta agli sprechi si è rivelata una risibile messa in scena. Comunque finisca oggi, dalla partita Renzi esce ancora una volta sconfitto.