Mappare le avanguardie artistiche del secondo Novecento, attive nell’Europa dell’Est, fornirne una nuova lettura e mettere in discussione la contrapposizione tra Modernismo occidentale e Realismo socialista: è questo l’intento di Modernità non allineata. Arte e Archivi dell’Est Europa dalla Collezione Marinko Sudac, che si può visitare presso FM Centro per l’Arte Contemporanea di Milano fino al 23 dicembre. Una mostra ambiziosa che, attraverso tale ricognizione, presenta per la prima volta oltre i confini dell’Est-Europa dipinti, sculture, fotografie, film, video, opere grafiche, libri d’artista di oltre cento autori selezionati da Marco Scotini, tutti provenienti dalla collezione di Marinko Sudac.

LA COLLETTIVA si apre sulla scena creativa dell’ex-Jugoslavia, il primo paese dell’Europa orientale a inserire opere astratte in manifestazioni artistiche internazionali. Nel 1948, con la rottura dell’alleanza con l’Unione Sovietica e il ritiro dal Blocco orientale, gli artisti si allontanano dal realismo socialista per realizzare monumenti e padiglioni di rappresentanza nazionale dalle morfologie astratte e avveniristiche. Il Monumento di Petrova Gora dello scultore croato Vojin Bakic, dedicato alla Resistenza partigiana durante la II Guerra Mondiale, ricorda uno space shuttle ed è stato paragonato dal filosofo Gal Kirn alla Torre di Tatlin della Terza Internazionale. Opera che «indica sia una tensione formale verso il futuro sia lo spirito utopico della comunità antifascista jugoslava», come scrive Kirn in Transformation of Memorial Sites. Altrettanto sperimentale è stato il gruppo EXAT 51, firmatario di un Manifesto programmatico di ascendenza costruttivista che cercava la sintesi di vari linguaggi espressivi: arte, architettura, design e cinema d’animazione.

A ZAGABRIA  compaiono le prime proposte d’arte concettuale con il Gruppo Gorgona, solo recentemente riscoperti dalla critica internazionale. La poetica radicale del Gruppo era fondata sulla creazione di eventi dall’ironia caustica. Organizzavano incontri, epistolari e «progetti impossibili», come la pubblicazione di un anti-magazine distribuito a livello internazionale, attraverso il quale avevano scambi con artisti come Piero Manzoni, John Cage, Lucio Fontana, Enzo Mari, Robert Rauschenberg, per ricordarne solo alcuni. Oltre al Gruppo Gorgona e a quello dei Sei Autori attivi a Zagabria, l’arte concettuale si sviluppa a Belgrado, a Subotica in Serbia con Bosch + Bosch, a Novi Sad e a Lubljana, con figure di rilievo come il gruppo sloveno OHO.

Altri nuclei tematici della rassegna sono dedicati alla scena artistica ungherese, cecoslovacca e polacca, con artisti come Julius Koller, Dora Maurer, Milan Grygar, Stano Filko, Rudolf Sikora, Jirí Valoch, Natalia LL e Józef Robakowski.

Modernità non allineata è dunque un’occasione rara di vedere una collezione articolata, in cui accanto ad artisti che hanno raggiunto la fama internazionale come Sanja Ivekovic, Marina Abramovic, Mladen Stilinovic, Goran Trbuljak, Tomislav Gotovac, Vlado Martek, troviamo autori che meritano un diverso posizionamento nella storia dell’arte del Secondo dopoguerra. La mostra permette infatti di decostruire la storiografia proposta dalla Modernità occidentale nella sua pretesa di universalismo e autonomia estetica.