Dopo lungo tempo si torna a parlare di sport tra gli scranni della Camera dei Deputati e questa volta lo si deve alla proposta di legge avanzata da un nutrito gruppo di parlamentari di differenti partiti capitanati dal deputato di Sinistra Italiana Giulio Marcon, primo firmatario di un progetto di legge «per il finanziamento dello sport sociale e per tutti e dello sport paralimpico».

Nella sala stampa di Montecitorio, gremita per l’occasione da deputati che rappresentavano gran parte dell’arco parlamentare, Marcon ha introdotto la sua proposta di lavoro alla presenza di ospiti quali Vincenzo Manco (Presidente Uisp), Renzo Ulivieri (presidente dell’Associazione Italiana Allenatori) e Damiano Tommasi, ex giocatore e dal maggio 2011 alla guida dell’Associazione Italiana Calciatori. Prendendo spunto da una legislazione francese del 1984 (emendata sia nel 1992 che nel 2003) concernente la vendita dei diritti televisivi degli eventi sportivi, la proposta Marcon propone che «una quota pari al 3 per cento dei ricavi delle società professionistiche di calcio della serie A e B derivanti dai diritti televisivi sia concessa allo Stato e destinata a finanziare la promozione dello sport sociale e per tutti e dello sport paralimpico».

A questa ipotesi, che sotto il profilo della valorizzazione dello sport di base attraverso il contributo diretto dello sport d’élite rappresenta un importante tratto di discontinuità, si aggiunge la modifica dell’art. 22 della legge che regola la commercializzazione dei diritti audiovisivi sportivi e la relativa ripartizione delle quote (legge 9/2008), affinché sia imposto l’obbligo di destinare una quota «non inferiore al 2 per cento delle risorse complessive allo sviluppo dello sport dilettantistico e giovanile», nonché «al sostegno degli investimenti per la sicurezza, anche infrastrutturale, degli impianti sportivi».

Siamo dunque di fronte ad un tentativo di mettere i piedi in un piatto, quello del calcio di prima fascia e dei suoi introiti, che secondo le stime riportate da Marcon sforerebbe il miliardo di euro annuo e che potrebbe dunque portare a un finanziamento annuo dello sport sociale per circa 60 milioni. Se lo stesso Marcon ha parlato di questo progetto come di uno «strumento di cittadinanza che mira alla coesione sociale del Paese», Vincenzo Manco ha sottolineato come l’impegno dello sport di base si innesti nel binario di socialità a volte marginalizzate (istituti penitenziari e strutture che ospitano migranti) che resistono con meccanismi di mutuo soccorso ma necessiterebbero di un intervento statale più corposo.

 

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Damiano Tommasi ai tempi in cui giocava con la Roma

La proposta ha poi riscosso il consenso di Renzo Ulivieri («L’associazionismo dilettantistico è la base dello stesso sport d’élite») e Damiano Tommasi, secondo cui «per incentivare e promuovere uno sport non bisogna trasmetterlo ma farlo praticare», alludendo quindi alla parzialità di un processo economico che non mette al centro lo sport e l’atleta, ma gli introiti di «società private come sono oggi quelle che competono in serie A e B». La proposta Marcon ha inoltre accolto il favore di Mario Marazziti, presidente della Commissione Affari Sociali della Camera, che ha presenziato alla conferenza prendendo parola a chiusura dell’evento.