Nuovo anno, nuovi oroscopi. L’astrologia ha sempre avuto una forte presa sulla vita delle persone, in tutti i campi: dall’ambito personale e affettivo a quello lavorativo. Nel calcio in particolare, sono molteplici gli esempi di allenatori e giocatori dediti a strane ritualità, da Juan Carlos Lorenzo, giocatore argentino degli anni Cinquanta con una successiva fortunata carriera da allenatore (si dice facesse entrare il pullman delle sue squadre in retromarcia), allo svedese Nils Liedholm di cui si racconta amasse i calciatori nati, come lui, sotto il segno della Bilancia. Anche in musica non è raro riscontrare temi quali l’astrologia all’interno di brani rock, soul, pop e via dicendo. Qui vogliamo dedicare un po’ di spazio – senza ambire ad essere completi e esaustivi – a quelle canzoni al cui interno affiorano chiari riferimenti all’oroscopo e al potere delle costellazioni nel cambiare il corso delle cose o nel dare un imprinting ai nostri caratteri. Perché sebbene gli artisti siano molto più interessati a leggere le classifiche di vendite o i loro conti in banca anziché gli oroscopi, le stelle sono un argomento che ha toccato generi e ere musicali diversi e lontani.
Sono certamente gli anni Sessanta e Settanta, ossia durante il boom dell’astrologia, con i movimenti hippie e i figli dei fiori sempre molto attenti a certi aspetti onirici, ad aver attratto maggiormente l’attenzione dei musicisti. In quegli anni, infatti, i segni astrologici erano interpretati come segnali premonitori di una nuova fase in cui armonia e pace nel mondo avrebbero preso il sopravvento, a causa del passaggio dall’era dei Pesci (che corrisponderebbe all’era del Figlio) a quella dell’Acquario (che corrisponderebbe all’era dello Spirito). Manifesto di questa ideologia fu il musical Hair che racconta la storia di un gruppo di «capelloni» molto attivi politicamente e socialmente che rifiutano la guerra del Vietnam e sono alla ricerca di un equilibrio tra l’armonia della vita comunitaria e i valori della dilagante rivoluzione sessuale. Il brano simbolo del musical, che racchiudeva esattamente questi valori, si intitolava non a caso Aquarius.
Venne portato al successo in un medley con un altro noto estratto dal musical, Let the Sunshine in, dai The Fifth Dimension (e fu anche il primo hit di Donna Summer, allora conosciuta come Donna Gaines, per una versione tedesca di Hair). Il testo recitava: «Quando la Luna entrerà nella Settima Casa e Giove si allineerà con Marte allora sarà la pace a guidare i pianeti e sarà l’amore a guidare le stelle. Sta sorgendo l’era dell’Acquario!».
Molti anni più tardi Regina Spektor ha inciso una canzone con lo stesso titolo, ma dal mood decisamente più intimo e vagamente autobiografico: «Nata sotto un segno che fa navigare, ma in mese freddo come il ghiaccio, non so portare acqua ma ho imparato a portare amore». Altro brano di quegli anni è No Matter what Sign You Are (non ha importanza di che segno tu sia) portato al successo nel 1969 da Diana Ross & The Supremes.
Facendo fede al titolo. in questa canzone dal suono chiaramente soul/r’n’b nel classico stile Motown, la cantante afroamericana cita tutti i segni zodiacali ignorando ogni avvertimento sulla presunta compatibilità tra i diversi segni, premettendo che il fortunato ragazzo potrà essere suo a prescindere dallo zodiaco. Ma nonostante questo apparente disinteresse per le connessioni zodiacali nella frase «your water sign just lit up my fire» (il tuo segno di acqua accende il mio fuoco) sembra voler rimarcare come la protagonista brami un uomo dello Scorpione o del Cancro o dei Pesci, normalmente inclini a creare frizioni con segni di fuoco come l’Ariete, cui appartiene proprio Diana Ross.
Pianeti a Oriente
Non fa riferimenti allo zodiaco ma ai pianeti invece un brano del 2001 dei Rem, Saturn Return, tratto dall’album Reveals, il secondo dopo l’abbandono del gruppo da parte del batterista Bill Berry. Dopo esser stato colpito da un aneurisma durante un concerto nel 1995 Berry proseguì la sua carriera assieme a Michael Stipe e compagni per un paio di anni prima di abbandonare le scene e ritirarsi a vita privata. In astrologia Saturno è conosciuto come il Signore del tempo o il Signore della morte, ed è anche il pianeta più antico del sistema solare, l’ultimo pianeta visibile a occhio nudo. Dal momento della nascita di un individuo, il pianeta impiega – per attraversare tutte le costellazioni e ritornare nella posizione d’origine – circa 29 anni e mezzo: l’impatto annuncia a volte una sorta di presa di coscienza della nostra mortalità. È probabile che Stipe abbia sentito questa sorta di ritorno di Saturno dei Rem dopo la perdita di Berry.
Al Stewart in Italia non è molto noto, ma un suo pezzo del 1976 ebbe un successo planetario, compreso il nostro paese, ed è tuttora considerato un capolavoro. Il brano si intitolava Year of the Cat, tratto dall’omonimo lp prodotto da Alan Parsons e registrato negli studi di Abbey Road, e il testo andava a toccare il tema di come il fato influenzi le nostre vite.
Year of the Cat è anche l’unico di questa lista che non fa riferimento allo zodiaco così come lo conosciamo in occidente ma guarda all’oriente. Il gatto (cat) è infatti uno dei dodici segni dello zodiaco vietnamita e corrisponde al coniglio dello zodiaco cinese, e proprio tra il febbraio 1975 e gennaio ’76 , periodo in cui fu registrato il brano, si celebrava l’anno del coniglio in Cina e, di conseguenza, Year of the Cat in Vietnam. Il brano più recente che vogliamo prendere in esame è degli Alabama Shakes, che nel 2015 hanno dato alle stampe uno dei migliori lavori dell’anno: Sound & Color. Nell’album è presente un brano – Gemini, che in italiano sta per il segno dei Gemelli – a metà strada tra blues e r’n’b dove la voce sensuale e potente di Brittany Howard si abbina alla perfezione con il drumming essenziale, le linee di basso e chitarra e con lontani echi di organo e di campane, dando al tutto un gusto di polvere cosmica mischiata al caldo umido dello Stato del sud degli States che dà il nome al gruppo.
I gemelli nei tarocchi – che secondo alcune scuole di pensiero mistiche sono strettamente correlati all’astrologia – rappresentano la carta degli innamorati. Resta però un’incongruenza, la relazione tra un segno d’aria e il pezzo in questione, decisamente «terreno». Non sembrano esserci effettivi riferimenti allo zodiaco nel testo di un famoso brano di Kris Kristofferson, Jesus Was a Capricorn (Owed to John Prine), che è piuttosto il suo modo di raccontare una ovvietà attraverso la crocifissione di Cristo, ossia che la società ha sempre bisogno di un capro espiatorio. Registrato nel 1972, il brano è un classico country-western ed è dedicato a uno dei maestri del cantautore statunitense, John Prine, considerato da lui e da gente come Dylan un vero mentore, uno dei cantautori più importanti della sua generazione. Ma è vero che esistono segni buoni e segni cattivi?
Secondo Albert King e Richard Hawley sì, si può nascere sotto un cattivo segno. Entrambi gli artisti hanno infatti inciso un brano dallo stesso titolo, Born under a Bad Sign, sebbene dai toni differenti. Se King racconta di un ragazzo che asserisce «if it wasn’t for bad luck/You know, I wouldn’t have no luck at all» (se non fosse stato per la cattiva sorte, non avrei avuto nessuna sorte), Hawley, ex membro di Longpigs e successivamente dei Pulp, dà al brano una vena più melanconica con cui racconta il tipo di vita che alcuni musicisti di «secondo piano» debbono affrontare, e se guardiamo alla sua carriera e al fatto che il suo segno, il Capricorno, è generalmente conosciuto come il segno più «cupo» forse ci sta semplicemente raccontando se stesso.
La carriera di Kurt Cobain si è chiusa in maniera tragica a soli 27 anni, ma ha lasciato un testamento sonoro inestimabile. Tra i tantissimi brani dei Nirvana ce n’è anche uno che accenna allo zodiaco, anche se sul reale significato ci sono varie ipotesi. Heart-Shaped Box secondo quanto affermato ultimamente dalla sua ex compagna Courtney Love faceva riferimento alla sua vagina (mentre per il biografo Michael Azerrad era ispirato da alcuni documentari su bambini afflitti da tumore).
Se come è vero Cobain era nato sotto il segno dei Pesci, mentre Courtney Love è un Cancro, le prime frasi della canzone, «She eyes me like a Pisces when I am weak» (lei mi guarda come un Pesci quando sono debole), possiamo immaginare che a un qualche livello in Cobain ci sia stato anche un intento «astrologico»…
A proposito dei Pesci, nel 2005 Tori Amos, nel suo album The Beekeeper, pubblicò un pezzo dal titolo Goodbye Pisces. Una canzone che mette in risalto alcuni aspetti: il rischio di muoversi come un elefante in una cristalleria, che gli uomini vengono da Marte mentre le donne da Venere, ma soprattutto la vulnerabilità dei suoi sentimenti: «Come potrò accettarlo, è tutto ciò che ero, non dire addio…».
Regine di ghiaccio
Chi invece dice di non credere agli oroscopi è il duo hip hop di Atlanta Outkast, che in Aquemini, title-track del loro lavoro del 1998, ci dicono che non c’è nulla di certo in questa vita, e la maggior parte delle volte gli oroscopi sbagliano. Probabilmente hanno ragione, però resta il fatto che il titolo, un mix tra Aquarius e Gemini, è decisamente azzeccato. The Creatures sono stati una band, un progetto alternativo voluto da Siouxsie Sioux e Budgie dei Siouxsie and The Banshees, diventato poi, dopo lo scioglimento della band post-punk inglese, un qualcosa di più stabile. Nel loro secondo album, Boomerang, inserirono un brano che, a dispetto di un incipit leggero e divertente, si rivela poi ben più complesso e indefinibile. Il pezzo in questione è Pluto Drive, e Plutone in astrologia è il pianeta che guida lo Scorpione, un segno estremo e intenso, spesso identificato su una superficie fredda, ottimo per la «regina di ghiaccio» Siouxsie. Contemporaneo di Siouxsie e, per alcuni aspetti affine alla vocalist, anche Adam Ant ha voluto dire la sua sul segno dello Scorpione con il brano del 1985 Scorpio Rising, dall’album Vive le Rock.
Come detto questo segno è molto intenso ed è spesso identificato anche con la sessualità e con il dominio. Ed è proprio a questi due aspetti che Ant rivolge la sua attenzione in questo pezzo dalla chiara connotazione new wave e dal testo dalle esplicite allusioni sessuali mitigate dalla voce dell’artista, anche se non è da scartare il riferimento al film dallo stesso titolo di Kenneth Anger.
Il 1993 è stato un anno molto importante per la scena rock alternativa inglese che sarebbe poi invero diventata mainstream e universalmente nota come brit pop. In quell’anno uscì l’album di debutto, omonimo, degli Suede di Brett Anderson (che proprio in questi giorni pubblicano il nuovo interessante lavoro, Night Thoughts), disco che conteneva una canzone, Sleeping Pills, in cui si poteva ascoltare la frase «You’re a water sign, I’m an air sign» (tu sei un segno d’acqua, io di aria), e che può considerarsi un po’ come una quintessenza del sound brit pop, alla stregua di pezzi come Creeps dei Radiohead.
Quasi in risposta all’asserzione di Anderson e soci, nello stesso anno un’altra band inglese, The Auters, pubblicava l’album New Wave che conteneva il brano Don’t Trust the Stars (non fidarti delle stelle), una canzone che congedava serenamente tutte le chiacchiere astrologiche senza senso come quelle citate nel pezzo degli Suede.
Un po’ come cantavano Diana Ross e le Supremes in No Matter what Sign You Are, Curtis Mayfield nel 1970 diede alle stampe un pezzo dal titolo Readings in Astrology in cui affermava di non curarsi dei segni del cielo. Ma al contrario di quanto accade nella canzone della Lady Motown qui l’oggetto delle attenzioni di Mayfield non sarà mai suo perché troppo intenta nel leggere gli oroscopi. Un ammonimento a quanti sono troppo impegnati a guardare gli astri mentre quello che cercano è lì, di fronte ai loro occhi.
Anche i Teenage Funclub hanno cercato di smontare alcune credenze, di sfatare miti e superstizioni, nella loro Star Sign, mentre per il jazzista afroamericano Julian «Cannonball» Adderley, grandissimo sassofonista e esponente di spicco della scena hard bop, lo zodiaco aveva un fascino tale da dedicargli un intero album, Love, Sex and the Zodiac del 1972, che conteneva appunto dodici brani (più un’intro) ognuno dei quali dedicato ai nostri dodici segni zodiacali.
Zodiacs è invece il titolo di un disco prodotto da Giorgio Moroder (che aveva prodotto anche la citata versione teutonica di Hair) e affidato alla voce di Roberta Kelly. L’album conteneva un singolo che si rivelò piuttosto fortunato in piena era discomusic, Zodiac Lady.
Come Cannonball Adderley anche il compositore Karlheinz Stockhausen nella sua opera del 1975 Tierkreis (che in tedesco significa zodiaco), si lascia attrarre dalle stelle e compone questi dodici brani rappresentanti ognuno i vari Acquario, Pesci, Toro ecc. E per rimanere in tema di musica classica contemporanea ecco allora la suite per grande orchestra in sette movimenti The Planets op. 32, scritta dal compositore inglese Gustav Holst tra il 1912 e il 1914. Ognuno dei sette movimenti reca nel titolo il nome e il carattere astrologico di un pianeta e appare chiaro che la suite prenda spunto dalla grande passione di Holst verso l’astrologia e la teosofia.
Finora si è parlato solo di canzoni «straniere», americane e inglesi, perlopiù, ma l’Italia? Ovviamente anche nel nostro paese, dove l’oroscopo ha sempre attratto molte persone – basti vedere i tanti «astrologi» o presunti tali presenti nelle trasmissioni tv – non potevano mancare canzoni con riferimenti più o meno espliciti allo zodiaco, ma una spicca su tutte. Gli anni Settanta in Italia hanno visto l’affermarsi di autori e cantanti (gli «impegnati» di un tempo) che con le loro liriche puntavano a risvegliare la coscienza politica e critica del paese, sulla scia del Sessantotto.
Nacquero così le varie scuole, come quella genovese, con De André su tutti, quella emiliana (Guccini, Dalla, sebbene quest’ultimo solo per un breve periodo) e quella romana, con Francesco De Gregori e Antonello Venditti come principali portavoce. Ma Venditti, dopo un inizio chiaramente «impegnato» già dopo il ’75 venne accusato dai suoi fan di aver abbandonato la lotta a favore di tematiche e di sonorità più commerciali.
A queste accuse l’autore di Roma capoccia cercò di rispondere con la canzone che dava il titolo al suo album del 1978, Sotto il segno dei Pesci, il primo registrato al fianco di un gruppo di musicisti – anche loro romani – che lo avrebbero seguito per alcuni anni ancora, gli Stradaperta. Il riferimento del titolo alla sua data di nascita appare subito chiaro, così come sembrano non esserci dubbi sul tentativo di stilare un bilancio su quanti, come lui, avevano vissuto il ’68 e che vedevano sciogliersi pian piano quegli ideali, mentre la frase «e meritiamo un’altra vita, violenta e tenera se vuoi, nata sotto il segno dei pesci», sembra proprio una risposta a quelle accuse di essersi «venduto al mercato».