È pop. Cristallino, come la sua voce, la più bella in circolazione in Italia. E per ribadirlo, rinnova – per la terza volta – l’intesa con l’arrangiatore Michele Canova, il deus ex machina del genere a cui si affidano (quasi) tutti i big di casa nostra. Giorgia, 45 anni, 20 di carriera alle spalle pubblica oggi Oronero (Microphonica/SonyMusic), quindici pezzi: «Molto meditati – spiega – tanto che l’album era previsto uscisse la scorsa primavera, ma ho voluto prendermi più tempo perché per me le canzoni necessitano tempo per essere scritte provinate poi dimenticate e poi affrontate di nuovo, ed eventualmente buttate!». A colpire è il brano che intitola l’intero progetto, decisamente fuori dai suoi canoni abituali. Manca l’inciso e la melodia gira su se stessa, un canto armonioso ma tecnicamente complicato: «Eh sì, mi sono resa conto che sarà difficile eseguirlo dal vivo; è tutto giocato sulle dinamiche. Il riferimento del titolo mi piaceva molto perché – mi sono detta – quale esempio migliore di degenerazione sociale è il petrolio? Abbiamo preso questa risorsa dalla terra per utilizzarla come arma di ricchezza e di sfruttamento. In ’piccolo’ – nel testo – l’oronero da risorsa diventa veleno, ovvero quando non ti permette più di guardare l’altro. Un modesto richiamo al rispetto di se e dell’altro».

Molte canzoni sono state scritte interamente dalla cantante romana, ma anche quelli composti da altri autori – come Sempre si cambia di Gino Pacifico – hanno un comune denominatore: non guardarsi indietro ma proiettarsi sempre verso il futuro: «È un po’ la mia fortuna e al contempo forma caratteriale, una volta che ho chiuso un progetto non ho rimpianti. Bisogna sempre avere il coraggio di esporsi. Mi è capitato di incidere dischi che non sono andati come pensavo, con Oronero mi sono presa esattamente il tempo che volevo». Giorgia icona gay: «Credo venga apprezzato il fatto che sono una persona trasparente e pacifica. E il rispetto è per me fondamentale». Di rispetto in tempi bui di femminicidio è difficile parlare, la serata evento di Verona promossa da Loredana Bertè e Fiorella Mannoia, è servita a scuotere l’ambiente musicale: «La violenza sulle donne è un segno dell’imbarbarimento della società. Ma è un fattore culturale. Azzardo un’ipotesi – nell’uomo scatta un meccanismo per cui non accettano che tu possa essere sul loro stesso livello, se non più alto. E la risposta è la violenza. Bisogna operare moltissimo sugli stereotipi ed educare sin dall’infanzia, io lo faccio da sempre con mio figlio. Ma potremmo estendere il concetto alla paura dei migranti, verso tutto ciò che è ’diverso’ da te».

Il lavoro con Canova  – effettuato fra Los Angeles e Milano – questa volta non ha avuto momenti di contrasto come nel precedente cd: «In Dietro le apparenze io volevo più elettronica mentre lui privilegiava suoni acustici. Qui eravamo d’accordo su tutto. Non ci siamo preoccupati se nel disco c’erano brani con sonorità inusuali, abbiamo anche creato dei campioni senza affidarci a banche dati esistenti». Pop certo ma con dentro le sonorità che arrivano dal nuovo r’n’b d’oltreoceano, Drake, Lamar, Rihanna e del soul elettronico del britannico James Blake: «Con Michele ascoltiamo moltissima musica black. Ma non solo, a me piace ogni tanto immergermi in suoni diversi, ho un’applicazione che mi permette di collegarmi con la radio indiana, greca, araba».

Dieci album, sette milioni di copie vendute, eppure nessun serio tentativo di tentare la strada del lancio internazionale: «Colpa mia, credo. Subito dopo la vittoria a Sanremo (1995 con Come saprei, ndr) mi era stato proposta l’idea di lavorare anche sull’estero, ma uscivo dai club e avevo qualche ambizione di troppo. Ingenua. La realtà è che non ho mai avuto una forte ambizione». Però gli apprezzamenti di stampa e colleghi d’oltreoceano si sprecano, una pagina di lodi su Billboard e la collaborazione sul disco precedente con Alicia Keys: «Un duetto (I will pray, ndr) nato a distanza, ma ci siamo incontrate poco prima del missaggio. È una bella persona. Anche lei, come me, sa che quando si canta si liberano delle cose e le cura in maniera particolare».

Negli ultimi album, Giorgia si è scoperta anche un’anima dance. Qui è addirittura Regina della notte, dai beat potenti e tamarri al punto giusto…: «È un pezzo folle, e il serpente della canzone non ha alcun doppio senso, è la definizione – almeno per me – dell’istinto. Due degli autori, Allan Rich e Jud Friedman, hanno scritto per Whitney Houston Run to you. È il mio omaggio a una delle mie artiste preferite.