L’Europa cerca una risposta al dramma dei migranti, sempre cercando il difficile equilibrio tra «umanità» – il termine, finora assente, è di nuovo utilizzato in queste ore da diversi dirigenti politici, Merkel ma anche in Francia – e «fermezza», cioè qualche soluzione per i rifugiati e chiusura decisa verso l’emigrazione economica. La paura dell’estrema destra continua a paralizzare.

Su richiesta di Francia, Germania e Gran Bretagna, la presidenza lussemburghese del Consiglio europeo ha convocato per il 14 settembre un vertice straordinario sul dramma dei migranti. In Europa, come ha ammesso ieri Angela Merkel, non ci si può nascondere che «c’è un clima teso» su questo problema, con profonde divisioni, tra nord e sud, tra est e ovest, mentre nei fatti ognuno fa da sé, cercando di scaricare il «fardello» sul vicino.

Ieri, a Calais, uno dei luoghi simbolici della paralisi europea, due membri della Commissione, il vice-presidente Frans Timmermans e il responsabile delle migrazioni, Dimitris Avramopoulos, si sono incontrati con il primo ministro francese, Manuel Valls (per la prima volta a Calais da quando è a Matignon), Bernard Cazeneuve (Interni) e Harlem Desir (Affari europei). Timmermans ha fatto qualche constatazione di buon senso: «i flussi migratori continueranno, nessuno può nascondersi, abbiamo bisogno di tutti». E ha ricordato che «le cifre restano gestibili per un continente di 500 milioni di abitanti».

Gli ultimi dati di Frontex sono di 340mila arrivi quest’anno. Timmermans ha anticipato quello che verrà discusso al vertice del 14 settembre: prima di tutto, la Commissione presenterà una lista dei cosiddetti «paesi sicuri», cioè la Ue ormai ha preso la strada di dividere i migranti in due grandi categorie, i rifugiati, a cui non si può negare ospitalità e tutti gli altri, che vengono spinti da ragioni economiche. Cazeneuve ha affermato che a Calais, dove sono accampate almeno 3mila persone, tra cui anche centinaia di minorenni, il 60% sono arrivati fin qui per «ragioni economiche».

La Commissione, spinta dalla crescita della xenofobia nell’Unione europea, presenterà così «altre proposte per garantire il ritorno effettivo e rapido» di questi migranti indesiderati, perché «i paesi europei non sono abbastanza efficaci». Valls ha anche evocato la possibilità di un’apertura di un centro di «prevenzione delle partenze» in Niger e ha invitato a riflettere su un «dispiegamento di guardie alle frontiere» esterne della Ue.
Per i rifugiati, la Ue dovrà arrivare a un «sistema unificato di asilo, di armonizzazione delle regole e dei livelli di prestazione», ha precisato Manuel Valls, riprendendo la proposta fatta qualche giorno fa da François Hollande e Angela Merkel. Francia e Germania potrebbero iniziare ad armonizzare, dando l’esempio. Bruxelles «metterà a punto un meccanismo permanente di ripartizione dei richiedenti asilo», ha annunciato Timmermans: si tratta di un capitolo estremamente delicato e controverso, perché molti paesi, soprattutto nell’est, non ne vogliono sapere. In Francia, in quest’estate tragica per le migrazioni, i partiti, a sinistra come a destra, hanno finora accuratamente evitato di affrontare apertamente la questione.

Ieri, Valls ha evocato l’apertura di un nuovo centro «umanitario» di accoglienza a Calais, per 1500 persone (una tendopoli) e la Commissione ha promesso 5,2 milioni di finanziamento (sarà un hotspot di smistamento per altri centri in Franca). Ma destra e estrema destra sono subito partite all’attacco – a dicembre ci sono le elezioni regionali. Il candidato dei Repubblicani ha accusato Valls di mettere in opera un «richiamo irresponsabile» di nuovi migranti con l’apertura della nuova tendopoli. Marine Le Pen, che è candidata nella regione Nord, ha accusato il governo di «sacrificare Calais ai dogmi della Ue».

Merkel e Valls hanno cercato ieri di difendere Schengen, ormai sotto attacco, persino da paesi, come la Gran Bretagna, che non ne fanno parte. Per Merkel, che ha tenuto la conferenza stampa della ripresa dopo le vacanze, «non è giusto che solo 3-4 paesi assorbano quasi tutti i rifugiati», ma «se non si arriva a una giusta suddivisione allora si metterà in questione Schengen e non lo vogliamo». In questo contesto, Merkel ha affermato che «c’è grande accordo che l’Italia debba essere aiutata», come la Grecia a far fronte alla concentrazione di arrivi (la Germania ha sospeso Dublino – cioè il rinvio sistematico nel paese di primo arrivo – per i siriani e persino al Bild ha titolato «welcome» per i rifugiati). Valls ha ricordato a Calais che «Schengen non è solo apertura delle frontiere interne, ma anche rafforzamento di quelle esterne».

In attesa di qualche decisione dell’Unione europea, intanto il dramma continua, con treni bloccati alla frontiera tra Ungheria e Austria, granate tirate al confine tra Macedonia e Grecia.

Per aggiungere confusione, in Gran Bretagna, la ministra degli interni, Theresa May (rappresentante dell’ala destra dei Tories) propone limiti alla libera circolazione anche dei cittadini Ue, che nel suo progetto ultra potrebbero non poter più risiedere nel Regno unito se non avranno già trovato un lavoro prima di arrivare. David Cameron ha promesso un referendum sulla conferma dell’adesione della Gran Bretagna alla Ue, che dovrebbe aver luogo nel 2017.