Faysal Sariyildiz è parlamentare del partito di sinistra filo-Kurdo Hdp per il distretto di Cizre-Sirnak. È in Europa per denunciare il massacro compiuto dall’esercito turco nella sua città. Lo abbiamo intervistato a proposito della recente revoca dell’immunità ai deputati.

La misura colpirà esponenti di tutti i partiti politici, dall’Akp di Erdogan all’Hdp, fino ai kemalisti-repubblicani del Chp e ai nazionalisti del Mhp. Ma pare pensata apposta per colpire i dissidenti politici. «L’obiettivo è arrestare i deputati Kurdi e cancellare l’area politica dell’Hdp. In Turchia la magistratura è subalterna a Erdogan. Quando abbiamo raccolto i cadaveri a Cizre, hanno detto che non erano corpi di esseri umani, ma di animali. Hanno già aperto molti processi, accusandoci di far parte di un’organizzazione terroristica(il Pkk, ndr)».
C’è differenza tra le accuse rivolte ai parlamentari dell’Hdp e quelle agli esponenti delle altre forze politiche?

Le inchieste contro i parlamentari dell’Akp riguardano principalmente episodi di corruzione. Gli esponenti del Chp sono accusati soprattutto di oltraggio al presidente della Repubblica. Anche nei numeri ci sono grandi differenze. Il Chp ha 51 parlamentari indagati in 179 processi. L’Akp, 27 parlamentari in 46 processi. L’Mhp, 7 parlamentari in 17 cause. L’Hdp, 53 parlamentari in 354 processi. Su 59 presenti in Parlamento. Sono quasi esclusivamente per reati d’opinione. A parte il mio caso, che è un’eccezione. Sono accusato di aver fatto entrare armi a Cizre, durante l’assedio, nascondendole all’interno di una bara. I giornali hanno diffuso foto che dimostrano che trasportavo un cadavere, ma senza alcuna bara. Per tre mesi sono stato l’unico deputato a poter entrare nella città. In quel periodo, sono successe cose orrende.

Perché alcuni parlamentari del Chp hanno votato a favore di questa riforma?
La stampa ha scritto che i militari hanno esercitato forti pressioni sul partito, che comunque non si è espresso compattamente. Solo l’esecutivo ha votato a favore. Dicono di averlo fatto per «proteggere lo Stato». Ritengono l’Hdp un pericolo e vogliono eliminarlo, anche sostenendo l’Akp. Il Chp ha detto sin dall’inizio che avrebbe votato per la revoca, nonostante sia incostituzionale. La popolazione turca scivola verso uno sciovinismo sempre più estremo, nessun partito vuole proteggere l’Hdp. Del resto, il Chp è una formazione inserita negli apparati dello Stato turco.

Quale sarà la risposta dell’Hdp e del movimento kurdo se i parlamentari verranno arrestati?
Non è ancora stato deciso. Vogliamo condurre una lotta democratica e politica all’interno della Turchia. Ma ovviamente ci sono delle variabili. Il nostro co-presidente ha detto che se questa misura verrà portata fino in fondo, rispetteremo le decisioni del popolo. Ci saranno assemblee regionali per scegliere le forme di lotta. Anche perché la situazione nel Kurdistan turco continua ad essere molto tesa. A Sirnak ci sono scontri continui e l’esercito turco sta subendo molte perdite. Per non far abbassare il morale dei soldati, nascondono perfino i corpi dei militari caduti.

La revoca dell’immunità ha provocato alcune reazioni. Il Presidente del Parlamento Europeo, Schulz, ha condannato questa decisione. Merkel ha minacciato uno stop alla liberalizzazione dei visti se la Turchia non rispetta la democrazia, «sistema che si basa su magistratura e stampa indipendente e un parlamento forte». Tre pilastri già crollati nella Turchia di Erdogan. Dopo l’accordo sui rifugiati e il silenzio sul massacro di Cizre, secondo l’Hdp il processo di integrazione europea può ancora essere un fattore di democratizzazione dello Stato turco?
L’Europa ha i suoi principi e crediamo che possa spingere la Turchia verso una democratizzazione dello Stato. L’applicazione dei principali protocolli internazionali sui diritti umani dovrebbe essere vincolante per l’ingresso nell’Ue. Ciò sarebbe un bene, perché la Turchia vive una pericolosa deriva verso un fascismo postmoderno. In queste settimane ho girato l’Europa: tutti sono consapevoli che Erdogan guida un governo antidemocratico. Ma le forze politiche europee continuano a perseguire un pragmatismo miope. L’Europa rischia di subire conseguenze pesanti: Erdogan sta usando tutte le armi a sua disposizione, dal sostegno a Daesh ai flussi migratori provenienti dalla Siria. La realpolitik europea fa finta di non vedere chi ha mandato camion pieni di armi ai terroristi di Daesh, come è stato documentato da alcuni giornalisti turchi, o chi è responsabile della produzione di flussi migratori dalla Siria e all’interno della Turchia. Inoltre, le politiche di sostegno a Erdogan stanno fomentando le forze fasciste della società turca. In questi giorni si parla molto del genocidio degli armeni, della loro deportazione in massa. C’è chi invoca le stesse misure nei confronti dei curdi. Noi lotteremo e resisteremo affinché al nostro popolo non tocchi la stessa sorte.