«E’ giusto fare l’accordo con la Turchia, ma non a tutti i costi. Ci sono dei principi nel negoziato che sono fondamentali a partire dai diritti umani, dalla libertà di stampa, dai valori costitutivi del nostro continente». Alla vigilia del summit dei capi di Stato e di governo che comincia oggi a Bruxelles, Matteo Renzi illustra alla Camera i punti sui quali il governo italiano intende spingere alla ricerca di una soluzione del problema migranti. La possibilità che gli accordi presi finora con Ankara possano violare il diritto internazionale, a partire dal modo in cui i profughi verranno rispediti in Turchia, sta finalmente facendosi strada anche ai vertici dell’Unione europea. Renzi lo sa e, almeno a parole, mette le mani avanti chiedendo il rispetto dei diritti umani per i migranti. Un passo avanti rispetto all’ultimo vertice, quando il premier italiano spese parole di preoccupazione solo per ricordare l’importanza di garantire la libertà di stampa in Turchia.
Dopo le critiche piovute sull’accordo Ue-Turchia dall’Onu e dal Consiglio d’Europa, anche a Bruxelles si cerca di trovare una soluzione. Ieri il vicepresidente della commissione europea Frans Timmermans ha assicurato che non verranno effettuate espulsioni in massa dei migranti entrati in Grecia in maniera irregolare e stessa cosa per i respingimenti dei richiedenti asilo. Pratiche entrambe che se attuate violerebbero il diritto internazionale e le norme comunitarie. Timmermans non spiega, però, come Bruxelles intende dare seguito al progetto di rimandare oltre Egeo quanti si trovano nel paese ellenico, particolare che, insieme ad altri punti dell’accordo con Ankara, dovrà essere discusso oggi e domani a Bruxelles con il premier turco Davutoglu. La strategia europea sui migranti mira a realizzare nel più breve tempo possibile alcuni punti ritenuti fondamentali: come prima cosa fermare gli arrivi in Grecia poi, nell’ordine, istituire entro giugno la guardia costiera e di frontiera europea , dar corso ai respingimenti in Turchia e ai ricollocamenti dei profughi tra gli stati membri. Per arrivare infine, non prima del prossimo 6 aprile, a una ridiscussione del regolamento di Dublino.
Per i 28, divisi al loro interno, si tratta di un percorso a ostacoli. Il principio «uno a uno» proposto da Ankara e fatto proprio da Bruxelles, prevede infatti che per ogni migrante irregolare ripreso dalla Turchia ce ne sia uno che da u campo profughi turco venga ricollocato nell’Unione. Su quest’ultimo punto Bruxelles torna a proporre ancora una volta il sistema di quote obbligatorie, lo stesso che più volte i paesi dell’Est hanno ribadito di non voler accettare.
Problemi anche da parte della Turchia. Non contenta dei tre miliardi di euro già stanziati a suo favore Ankara continua infatti a battere cassa. Ieri Davutoglu ha parlato addirittura di altri 6 miliardi di euro in tre anni, in aggiunta ai 3 iniziali, oltre alla liberalizzazione dei visti per suoi cittadini e all’accelerazione del processo che dovrebbe portarla in Europa.
Contrariamente a quanto affermato ieri da Renzi, che si è detto convinto che Schengen sia oramai in salvo, le cose alle frontiere vanno tutt’altro che bene, la macedonia ha infatti reso noto di aver spostato al confine con la Grecia, già presidiato da polizia e soldati oltre che da una doppia recinzione con filo spinato, un numero non precisato di truppe.