Diario di bordo, 27 febbraio 2015. Il signor Spock è tornato a casa. Sì. Leonard Nimoy è il volto di Star Trek. Lui c’era già in The Cage (Lo zoo di Talos), episodio pilota prodotto nel 1964 ma scartato dalla NBC che vide la luce solo nel 1988. William Shatner no. Al posto del comandante Kirk figurava Jeffrey Hunter (Sentieri selvaggi, Il re dei re) nel ruolo di Christopher Pike. Del cast dell’episodio pilota annullato la NBC salva solo Leonard Nimoy. Inevitabile, quindi, considerare il Signor Spock il vero elemento di continuità di Star Trek, la serie tv fantascientifica creata da Gene Roddenberry. Il personaggio cui la serie è e sarà associata per sempre.

 

 

Discendente di ebrei ucraini, Leonard Nimoy nasce a Boston il 26 marzo del 1931. Se non fosse stato per la considerazione che all’epoca nelle case c’erano più televisori in bianco e nero che a colori, Spock avrebbe avuto la pelle verde, come Martian Manhunter, per intenderci. Spock, che non è mai stato dottore, l’unico dottor Spock era l’omonimo pediatra Benjamin, militante dei diritti civili anti-Vietnam, arrestato per disobbedienza civile, ha incarnato, come il suo alter-ego reale, una posizione di scetticismo nei confronti della società americana e dei suoi valori che ha fatto del personaggio una delle icone contro-culturali più amate e durature.

 
Spock, ibrido umano-vulcaniano, le cui orecchie a punte furono smussate nel prime foto pubblicitarie perché si temeva che potessero essere fraintese come sataniche, il cui look è stato ripreso rielaborato nel Flash Gordon prodotto da Dino De Laurentiis e diretto da Mike Hodges per dare vita all’imperatore Ming interpretato da Max Von Sydow, è il filo rosso che lega tutte le incarnazioni di Star Trek. Rendendo così Leonard Nimoy l’unico attore che ha partecipato gli episodi della serie tv così come della versione a cartoni animati. Tale era la forza del personaggio, che Spock torna persino nell’episodio Unification di Star Trek: The Next Generation, senza incrinarne minimamente la continuity temporale o la struttura logica. Ambientata un secolo dopo rispetto alla prima serie, precisamente nel 24 secolo, Spock può apparire normalmente invecchiato essendo noto che una delle caratteristiche dei vulcaniani è la longevità che può raggiungere anche svariate centinaia di anni.

 
Eppure, nonostante l’enorme successo e la devozione incondizionata di tutti i Trekker (i fan di Star Trek organizzati in gruppi di studio) del mondo (dell’universo?), che gli hanno perdonato persino cose come Tre scapoli e un bebè (1987) e Bebè mania (1990), Nimoy ha avuto per molto tempo un rapporto estremamente conflittuale con Spock. Non a caso la sua prima autobiografia pubblicata nel 1975 s’intitola I’m not Spock.
Alla fine degli Settanta, l’eco del successo di Star Trek era ancora così forte che si ipotizza il rilancio di una nuova serie. Nimoy passa. È irremovibile. Tant’è vero che si crea un nuovo vulcaniano, Xon, che però non dura molto. Cambia idea solo quando la serie si trasforma in Star Trek, il primo film della serie cinematografica diretto da Robert Wise.

 

 

Vittima del successo di Spock, Nimoy chiede di potere morire nel secondo film della serie cinematografica (L’ira di Khan) e passa così dietro la macchina da presa per dirigerne il terzo: Alla ricerca di Spock. Ed è sempre Nimoy che firma la regia del successivo, quel Rotta verso la terra, considerato unanimemente dai fan il miglior film della serie cinematografica originale. Inevitabile, quindi che nel 1995, dovendo pubblicare la sua seconda autobiografia, cambia idea e decida: I am Spock. E non è un caso che Leonard Nimoy sia anche l’unico attore della prima serie ad apparire in entrambi gli episodi del reboot di Star Trek realizzati da JJ Abrams.

 

 

Trascendendo le dimensioni di icona culturale per diventare quasi un segno di contemporaneità warholiana, Spock riaffiora nella geniale parodia di Star Trek del Saturday Night Live interpretato da Chevy Chase (l’executive Elliot Gould gli strappa le punte sulle orecchie provocandogli una crisi di pianto) e viene citato da Philip K. Dick come analista ideale nell’introduzione alla raccolta di racconti Ricordi di domani. Nimoy appare come voce di Sentinel Prime in Transformers 3, una caratterizzazione tanto riuscita quanto quella di David Kibner in Terrore dallo spazio profondo di Philip Kaufman.