L’ultima copia cartacea del New York Times dovrebbe essere acquistata nel 2043, questa la profezia di Philip Meyer, analista dell’editoria americana. L’inglese «The Independent» interromperà le pubblicazioni su carta molto prima: sabato 26 marzo. La conferma è arrivata ieri da Evgeny Lebedev, figlio del proprietario della testata britannica dal 2010, l’oligarca russo Alexander Lebedev, già ex membro del Kgb. «Affrontavamo una scelta – ha scritto l’editore alla redazione – governare il continuo declino della stampa o convertirci al digitale per creare un futuro sostenibile e profittevole». La famiglia Lebedev ha scelto la seconda ipotesi: dopo avere acquistato «Indy» – così viene chiamato affettuosamente il quotidiano in Gran Bretagna – al prezzo simbolico di una sterlina e avere perduto milioni di sterline a fondo perduto, la testata nata nel 1986 si reincarnerà in una versione digitale. In questa forma aprirà nuove redazioni di corrispondenza in Europa, Medio Oriente e Asia. In progetto nuovi investimenti a New York.

Lebedev scommette sulla forte presenza in rete della testata. Secondo i suoi dati il traffico mensile del sito independent.co.uk è cresciuto del 33,3% nell’ultimo anno raggiungendo quasi 70 milioni di utenti. Un exploit, nonostante il primato indiscusso raggiunto dalla corazzata di The Guardian in questo settore. Prevista anche la cessione dello spin-off giovanile «I» al gruppo Johnston Press. Questa testata, con il sito «i100.co.uk», ha vinto nel 2015 il premio per la stampa nazionale per le sue innovazioni. Lebedev ha investito pesantemente per conquistarsi una posizione nel sistema mediatico britannico: oltre 100 milioni di sterline a settembre 2014, 65 milioni delle quali solo nell’Independent.

L’Independent chiude l’edizione cartacea vendendo 40 mila copie circa al giorno. Alla fine degli anni Ottanta ne vendeva fino a 423 mila, oscurando il Times di Rupert Murdoch. Famoso per le sue prime pagine «poster», titolo forte e immagine o illustrazione esemplari, per lungo tempo è stato considerato un giornale che ha innovato i contenuti e la forma dell’informazione. Il suo marchio distintivo era l’indipendenza, di nome e di fatto, mentre lo stile dell’impaginazione grafica ha fatto scuola in tutti i quotidiani europei. Oggi siamo nell’era del «viewspaper»: il giornale si legge e, soprattutto, si guarda per le immagini, le illustrazioni, i grafici tipici del data-journalism. Una tradizione del giornalismo avviata proprio dall’Independent. Nella sua lettera Lebedev evoca, ottimisticamente, un nuovo inizio: le perdite create dall’industria materiale della carta e della distribuzione saranno un ricordo. Per l’Independent è giunto un nuovo inizio, quello della «start up».

Il messaggio dell’editore russo non ha rivelato ai 150 redattori e grafici chi perderà il posto. Voci raccolte in redazioni parlano di 111 esuberi. La trasformazione della carta in digitale dovrebbe portare alla creazione di 25 nuovi ruoli, mentre il nuovo editore di «I» starebbe cercando 34 nuovi redattori. Il direttore Amol Rajan, nato a Calcutta e cresciuto a Londra, alla guida dell’Independent dal 2013 quando aveva 30 anni, assumerà il ruolo «editor-at-large» nel nuovo assetto dell’azienda. «È un giorno doloroso» ha detto Rajan in una riunione di redazione disertata da Lebedev, ma alla presenza di uno dei co-fondatori della storica testata Andreas Whittam Smith. I costi del giornale di carta non erano più economicamente sostenibili per continuare un’impresa che ha comunque registrato record su record nella sua versione digitale. «Il giornalismo dell’Independent non mai stato più amato e rispettato di oggi, ma i costi sono insostenibili» ha ribadito Rajan.Forse l’Independent è stato ucciso dal suo successo digitale e dall’informazione gratuita online.