Immacolati tutù bianchi che nascondono la perfidia. Spiriti femminili che si ribellano post mortem all’inganno dei maschi traditori. Realtà e soprannaturale in magico confronto. Questo ed altro fanno la fortuna da 175 anni di Giselle, storia di amore e morte, dolore e vendetta, capolavoro del balletto romantico nato all’Opéra di Parigi nel 1841 su musica di Adolphe Charles Adam con le coreografie di Coralli e Perrot per l’italiana Carlotta Grisi. Di lei era innamorato il primo critico di balletto della storia, Théophile Gautier, che fu anche l’autore del fortunato libretto dell’opera. Titolo immortale rinato sulle punte milioni di volte, trasformato in più libere versioni di culto da coreografi come Mats Ek e Boris Eifman, ancora oggi foriero di suggestioni e curiosamente per artisti molto lontani per formazione e scrittura dalla tradizione del repertorio classico.

Premessa imprescindibile al debutto stasera al festival Civitanova Danza della nuovissima Giselle del Balletto di Roma, diretto artisticamente da Roberto Casarotto. Lo spettacolo è a tutti gli effetti una creazione di danza contemporanea, un remake totale firmato a quattro mani da Itamar Serussi Sahar (primo atto) e Chris Haring (secondo atto) su musiche originali ispirate ad Adam e composte da Richard Van Kruysdijk (per Serussi) e Andreas Berger (per Haring). Il concept development del progetto è di Peggy Olislaegers, dramaturg e direttrice del Dutch National Festival.

Itamar Serussi Sahar ha danzato per anni nella Batsheva Dance Company di Naharin. Israeliano, oggi coreografo residente allo Scapino Ballet di Rotterdam, dal 2006 firma coreografie che si sono messe in luce per uno stile spinto con humour ai limiti della fisicità. Per il primo atto di Giselle c’è da scommettere che il tema dell’amore sarà esplorato attraverso un realistico contatto tra i corpi. L’austriaco Chris Haring con il suo collettivo Liquid Loft vinse nel 2007 il primo e unico Leone d’Oro al miglior spettacolo del festival della Biennale Danza con l’incandescente Posing Project B – The Art of Seduction. Con Berger collabora da anni, i loro titoli sono sempre fuori dall’ordinario per l’incontro tra gesto e elaborazione del suono e della voce.

Nella sede del Balletto di Roma abbiamo assistito ad alcune prove del secondo atto, curato da Haring e Berger. Un movimento a onda, sensuale e misterioso, che scorre nei corpi, dialoghi pre-registrati e affidati in play-back ai danzatori con effetti stranianti, stralci di frasi di Adam che compaiono nelle sonorità in loop della musica di Berger, l’arabesque che appare come flash della memoria.

«Mi è piaciuto il contrasto tra il primo atto naturalistico e il secondo, soprannaturale – ci spiega Haring -. Lavoro da tempo sul concetto di artificiale, sui fantasmi e sui corpi reali (si vedano le recenti serie di performance di Liquid Loft Imploding Portraits Inevitable legate a Andy Warhol, ndr), il secondo atto è nelle mie corde. Di Giselle mi ha colpito la leggenda delle Villi raccontata da Heine che sta all’origine del balletto, donne fantasma protettrici di giovani donne che hanno subito soprusi da parte dei maschi. Andando al di là degli stereotipi legati al maschile e al femminile, trovo interessante esplorare con la danza contemporanea le relazioni che sono alla base del racconto. Le emozioni romantiche sono eterne, l’amore, la sessualità sono attuali oggi come allora. Abbiamo lavorato su quelle emozioni come su un ready-made, qualcosa che è già lì, presente, e che noi oggi trasformiamo. Non abbiamo una sola Giselle, ma un universo più astratto in cui scorrono l’energia femminile e maschile in tutte le loro sfaccettature».

Lo spettacolo dopo il debutto di stasera, sarà a Bassano del Grappa per Operaestate Festival il 26, e a seguire a dicembre al Sociale di Trento e a febbraio al Bonci di Cesena. Giselle nel frattempo rinascerà anche in un’altra versione molto attesa: si tratta di quella firmata da Akram Khan per l’English National Ballet: la prima creazione a partire da un classico del repertorio firmata da Khan. A volerlo Tamara Rojo, direttrice della storica compagnia britannica che ha pensato fosse il momento di portare Giselle davvero dentro il XXI secolo.