«Oggi se si deve intervenire a livello di produzione di realtà e di immaginario bisogna farlo con modalità più proattive e concrete che mettano in luce le contraddizioni proprie della politica e dell’economia».

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Bentornato Luther Blissett, e grazie per aver dato concretezza – anche se la cosa è durata solo poche ore – al sogno di incidere sulla tragedia dei profughi che rischiano la vita e troppo spesso la perdono per raggiungere clandestinamente l’Europa. «In questo universo 3000 persone sono morte nel Mediterraneo nel 2015. Per qualche ora altre persone hanno potuto immaginare un universo parallelo», si legge nella “rivendicazione” della falsa notizia diffusa mercoledì dal collettivo dal nome multiplo che dal 1994 – e nella fattispecie dopo un lungo silenzio – firma azioni in cui il “falso” è inteso come grimaldello dell’esistente e strumento di lotta politica. Il report era di quelli che rischiarano gli spiriti: Ryan Air apre le sue rotte verso il nord Europa ai profughi privi di visto e si accolla anche le sanzioni previste per le compagnie che disattendono la direttiva europea vigente.

E i titoli si sprecano. A partire da Germania e Italia la notizia diventa virale e da lì al tweet con la smentita ufficiale (seguita da commenti come «Nessuno ha mai creduto che foste così umani»), la compagnia aerea guadagna un punto in borsa.

«Non sono un analista finanziario – aggiunge “il” Luther Blissett che abbiamo raggiunto telefonicamente -, ma credo sia riconducibile alla visibilità positiva che la notizia ha generato. Cosa che ci rende soddisfatti…». E che in effetti non sembra rendere nervosi, per ora, gli avvocati della compagnia. «L’operazione era iscritta in un modello di comunicazione che è quello tipico di Ryan Air, basato sulla provocazione e sull’attualità – aggiunge -, quindi la notizia era masticabile. In più non c’erano aspetti negativi riguardanti Ryan Air».

Design fiction da manuale, quindi. «Dopodiché – continua lui – il mondo dell’informazione al tempo di internet è soprattutto ricerca del click, più che della verità. Le beffe organizzate vent’anni fa da Luther Blissett miravano a destrutturare i modelli di comunicazione, erano un tentativo di prendere la parola dal basso con notizie non vere che comunque aprivano dei varchi. Oggi lo scenario è totalmente diverso, molti media fanno un uso deliberato di notizie false. Così è oggettivamente più facile costruire dei “falsi”. Al tempo dei fax costruivamo anche delle realtà di verifica, ora è tendenzialmente inutile: nel momento in cui fornisci un prodotto che può facilmente produrre dei click, che la storia sia vera o falsa importa poco, se non colpisce interessi significativi, passa con relativa facilità, vedi le colonnine di destra sui siti di Repubblica e Corsera. Ma qui il tentativo era diverso, non era il falso per il falso… Non parlerei di design fiction perché si prospetta qualcosa di oggettivamente possibile. Il dato tecnico-giuridico è concreto. Parliamo della possibilità di far volare delle persone senza rivedere completamente la legislazione europea sul diritto d’asilo. C’è un vulnus legislativo, per questo sono stati scelti tutti aeroporti come Lesbo e Podgorica, che sono dentro i confini dell’Unione».

Ad ogni modo i siti italiani hanno risolto la pratica modificando i pezzi e declassando la notizia a “bufala”. «È curioso – commenta Luther Blissett -, se tu una notizia dopo averla vagliata decidi di non darla, la bufala non esiste. Ma se ci caschi sei tu che l’hai creata». Pratica che da noi viene digerita in fretta dalla rete, ma in Germania resta facilmente di traverso agli utenti. «Si è aperto un caso, la Deutsche Presse-Agentur (DPA), che è un po’ l’Ansa tedesca ma con standard qualitativi più elevati, ha diffuso la notizia e la Frankfurter Allgemeine l’ha ripresa con grande rilievo. Poi è stata costretta a rilanciarla per smentirla, addossando la responsabilità sull’agenzia».

Il rischio qui però è che l’enfasi sulle modalità potrebbe oscurare l’aspetto più politico, la spinta a superare una realtà spiacevole tramite una violazione dell’ordine costituito. «Ma l’obiettivo di questa azione, che in qualche modo festeggia il nostro ventennale, è stato raggiunto – conclude Blissett-: sospendiamo per un attimo la realtà e vediamo quale altro mondo è possibile. Ci sono molte associazioni che qualche riflessione hanno iniziato a farla. C’è già un progetto che punta a creare una sorta di vettore che affianchi i rifugiati negli aeroprti di partenza e di arrivo. Viste le lacune della direttiva ci sono margini di pressione sui vettori auropei. Se qualche ong si facesse carico dei rischi insieme a una compagnia, qualche spazio si potrebbe aprire. È un umanitario concreto, uno scenario che si va aprendo. A livello di politica istituzionale invece non ci aspettavano nulla e nulla è successo».