Alé, è finita. Manca la Palma, naturalmente, con le sue inevitabili polemiche – raramente una giuria rende felici tutti – e le sue ovvie delusioni ma intanto la Croisette si è svuotata dei festivalieri e si è riempita di frequentatori del pacchetto «week end in Costa Azzurra». Da giorni si gioca al «totopremio»: sarà American Honey la Palma, che si dice sia piaciuto tanto al presidente George Miller? O l’acclamatissimo Toni Erdmann di Maren Ade? O ancora Julieta di Almodovar o la Romania di Mungiu e Puiu (Baccalaureat, Sierranevada)?

In una competizione caratterizzata da un cinema autoriale ma senza troppi rischi – con l’eccezione di qualche punta e il finale esplosivo di Elle – in cui le visioni più eccentriche sono arrivate dai fuori concorso – un titolo per tutti, La morte di Luigi XIV di Albert Serra – un posto speciale va senza alcun dubbio a Ma vie de Courgette, animazione in stop motion con la regia di Claude Barras nella Quinzaine.

La Courgette (Zucchina) del titolo è un ragazzino poco felice, la madre con cui vive si sbronza davanti alla tv e quando si risveglia lo picchia per niente. Una sera come tante la madre muore e il ragazzino viene portato in un orfanotrofio dove ci sono altri piccoli ospiti come lui. Bambini che gli altri guardano con diffidenza, massacrati dagli adulti o dalle istituzioni come la piccola Béatrice rimasta sola dopo che la polizia ha rimpatriato di forza la mamma in Africa. C’è chi ha subito violenze dal padre, chi ha i genitori i galera, chi invece ce li ha tossici e chi ha visto ammazzare la madre…

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Courgette all’inizio si rifugia nel suo mondo, «tiranneggiato» dal capetto bullo con cresta rossa punk Simon. Ma poi complicità e amicizia diventeranno fortissimi in un rapporto unico e indimenticabile. La sceneggiatura (dal libro di Gilles Paris)è di Celine Sciamma, e il suo tocco si sente. Come pochi infatti la regista di Diamante nero sa trovare i giusti equilibri narrativi parlando di ragazzini e adolescenti, in più qui soli e traumatizzati, senza retorica del sentimentalismo. Si ride tantissimo e ci si commuove seguendo le giornate di Courgette, le sue palpitazioni di bimbo innamorato della ragazzina nuova arrivata, i suoi sogni, le paure e la nostalgia del tempo in cui era a casa anche se non erano giorni felici.

Courgette come tutti i suoi amici ha degli occhi grandissimi, spalancati sulle cose, i suoi ricordi dei genitori sono un’aquilone su cui ha disegnato il padre scomparso chissà dove e una lattina di birra raccolta tra quelle che la madre gettava in giro per casa. I bimbi raccontano nei loro dossier di tanta cronaca attuale, sul muro gli educatori hanno appeso per loro un barometro su cui i piccoli scrivono col sole e con la tempesta i loro stati d’animo. Perché il film di Barras parla anche di questo, della necessità cioè di luoghi come l’orfanotrofio che accoglie Courgette, in cui i ragazzini trovano insieme alla coppia un po’ stralunata degli educatori a superare i loro terrori.

Quello che però sia Barras che Sciamma fanno è cercare di allontanarsi il più possibile dagli stereotipi che spesso circondano un soggetto come questo. Non siamo in una fiaba che Sciamma definisce «troppo crudele» e nemmeno in uno di quegli orfanotrofi dickensiani di atrocità. Bimbi e adulti, nel caso gli educatori, hanno un rapporto che inventano giorno dopo giorno.

https://youtu.be/KZiuGKbU5OU

Anche qui nessuna enfasi straordinaria ma un lavoro quotidiano che prova a costruire nei ragazzini un po’ di sicurezza. Non esistono miracoli perché la piccola Alice a cui come spiega il capo Simon hanno fatto «cose brutte brutte» continua a stridere con la forchetta sul piatto e nasconde i suoi occhioni dietro al ciuffo di capelli biondi. Mentre Jujube mangia di tutto e Ahmed i poliziotti non li sopporta proprio, anche quando sono amici come Raymond che ha preso Courgette sotto la sia protezione.

Così il futuro di questi bimbi che nessuno vuole adottare perché sono ormai troppo grandi – come si ripetono loro stessi – non è una famiglia tradizionale ma un incontro da verificare nel tempo. Al centro ci sono sempre loro, Courgette e gli altri, nei momenti quotidiani, nelle stanzette, nei sogni, nei desideri sotto al cielo stellato per il futuro. Le emozioni, gli imbarazzi, le confidenze, le mani che si sfiorano nel pullman. Sono bimbi nonostante tutto, e i loro sogni sono come quelli di tanti altri e questo film a altezza di bambino ce li rende estremamente «veri». La bella notizia è che uscirà anche in Italia, grazie a Teodora film.