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Emanuele Macaluso

Questo libro di Emanuele Macaluso (La politica che non c’è. Un anno di em.ma su Facebook, a cura di Peppe Provenzano e Sergio Sergi. Castelvecchi, pp.185, euro 15) mi ha talmente preso che, quasi, ho difficoltà a scrivere.

È un libro straordinario: la penetrante e precisa storia del 2015 e inizi 2016 raccontata con l’elegante, disinvolta e anche micidiale scrittura dei corsivi: uno al giorno, salvo la domenica. E i corsivi – Emanuele è un maestro – sono tanto sintetici quanto suggestivi e stimolanti per il lettore.

In questo continuo mitragliare di corsivi, Macaluso demolisce la vana retorica di questo periodo, del partito della nazione e tutte le altre trovate di Renzi per concludere che non c’è più una politica della sinistra e nemmeno la politica. Politicantismo, affari, carrierismo, corruzione.

Nonostante tutto ciò, Macaluso rifiuta di stare ad osservare dalla finestra. Vuole restare nel gorgo, scrive citando Ingrao, ma senza farsene travolgere, ci resta con la sua intelligenza ironica e autoironica, con immutata passione giovanile, ma anche con la piena coscienza dei suoi 92 anni di resistenza e lotta che – proprio perché senza alcuna interruzione – non hanno invecchiato il suo animo e la sua mente. «Chi prende l’acqua dal pozzo, non dovrebbe dimenticare chi l’ha scavato», scrive e che seminare su un terreno che appare arido «può essere utile perché ci sarà sempre chi avrà l’esigenza di coltivare quella terra».

L’invito è alla cura della memoria (il passato è continua fonte di insegnamento) e allo studio del presente per vedere qualcosa del futuro. E, nel presente, rileva che «uno dei fatti, non il solo, tra i più incisivi e significativi della crisi della politica di cui tanto si parla e che in Italia ha assunto caratteri allarmanti, è proprio la rottamazione della Storia. E il divario tra cultura e politica, che caratterizza l’oggi, ne è una conferma.

È impressionante che anche l’opposizione a Renzi e al renzismo ignori questo tema, che dovrebbe costituire la base di un progetto alternativo all’attuale gruppo dirigente del Pd». Così em.ma concludeva il suo corsivo il 12 marzo di questo 2016. Forse esagero, ma questa di Macaluso è una critica della quale, anche in questi giorni, le forze che si oppongono a Renzi dovrebbero tener conto. Renzi non si batte cercando di essere più efficaci renzisti. Non basta riuscire a far qualcosa meglio di Renzi: bisogna ridare alla politica i contenuti e la forza della cultura e della storia. E questo, c’è stato assai poco nella recente campagna elettorale per le amministrative.

Concludo queste mie disordinate note ripetendo l’invito a leggere e rileggere questi straordinari corsivi che hanno dato come una frustata alla mia mente impigrita.