Donald Trump ha annunciato che nominerà un giudice della Corte Suprema anti-aborto. L’American Civil Liberties Union ha comunicato che l’opposizione alle politiche liberticide, razziste, medievali di Donald Trump avverrà usando tutti gli strumenti giudiziari possibili nonché portandolo davanti a tutte le Corti americane, locali, statali, federali.

La via della protezione dei diritti umani e delle garanzie fondamentali passa negli Stati Uniti dalle aule di giustizia. Il matrimonio egualitario è stato conquistato con una sapiente strategia giudiziaria durata vent’anni.

Che c’entra Magistratura Democratica con Donald Trump?

Md ha tenuto il suo congresso a Bologna tra il 3 e il 6 novembre. Un congresso a cui ho avuto l’onore di partecipare e intervenire. Un congresso dove si respirava a pieni polmoni un’aria di grande consapevolezza del proprio ruolo strategico nel nome della interdipendenza e indivisibilità dei diritti civili, politici, sociali, economici e culturali. Ecco cosa c’entra la nostra Md con il loro Trump.

C’entra nel senso che in una fase come quella attuale, dove la politica su scala planetaria è debole o addirittura anti-democratica, il ruolo della giurisdizione a protezione e promozione dei diritti fondamentali è ancora più necessario. Abbiamo bisogno di una magistratura democratica e progressista.

Ne abbiamo bisogno per almeno cinque ragioni diverse.

Ne abbiamo bisogno per frenare le tendenze liberticide che arrivano da settori xenofobi della politica. Non a caso Md ha approvato una mozione sul diritto d’asilo insieme all’Associazione studi giuridici immigrazione.

Ne abbiamo bisogno per costruire azioni di contenzioso strategico di fronte all’inazione della politica. La mancata introduzione del delitto di tortura è stata stigmatizzata da Corti interne e internazionali. Non è bastato a convincere le forze politiche restie a colmare la lacuna normativa in atto. Pur sapendo che il nostro non è un sistema di common law bisogna pensare a un’azione che sia additiva e non meramente resistenziale.

Ne abbiamo bisogno per compensare decisioni e posizioni di altro pezzo della magistratura che invece è avanguardia della conservazione.

Ne abbiamo bisogno per condizionare il linguaggio presente nel dibattito pubblico intorno alla giustizia. Non abbiamo bisogno delle sberle pedagogiche di cui ha parlato Piercamillo Davigo affinché la legge sia rispettata ,così come non abbiamo bisogno della zero tolerance del possibile futuro Segretario di Stato americano. È bello andare a un congresso di giudici, magistrati di sorveglianza e pubblici ministeri, come a Bologna, e sentire altre parole chiave: non intolleranza ma dignità. Md ha approvato una mozione che ripropone la questione carceraria, partendo dalla dignità umana, puntando sulle alternative alla detenzione e finanche mettendo in discussione quel totem che è il regime di cui all’articolo 41 bis dell’ordinamento penitenziario.

Infine ne abbiamo bisogno per avere nelle nostre campagne un partner forte, autorevole. Una delle nostre campagne è per la legalizzazione della cannabis.

La partecipazione attiva di un’associazione di magistrati nel dibattito intorno a un tema che divide nettamente l’opinione pubblica e le forze politiche potrebbe avere un impatto decisivo nella campagna che le associazioni da tempo hanno messo in campo, proprio partendo dall’esperienza statunitense che ha per ora messo in soffitta la war on drugs. Md fu protagonista contro la Iervolino-Vassalli, per il referendum del 1993 e contro la Fini-Giovanardi, ora sarà certamente un alleato prezioso per la riforma.

A Bologna è rinato un soggetto rigorosamente garantista.

* Presidente di Antigone