Marilena Delli ha fin qui raccontato per immagini storie di altri, utilizzando con grazia contundente i suoi filmati e le fotografie. A sostegno spesso della musica e delle storie di chi la suona, specialità che suo marito, il produttore e scrittore Ian Brennan, coltiva in zone del mondo dalla realtà sociale impervia, povere di tutto fuorché talento e sonica inventiva. L’occhio di Marilena ha così guardato intensamente il rock tuareg dei Tinariwen e la street music dei Malawi Mouse Boys, ha rivelato zone secretate della musica tradizionale vietnamita e contribuito a spingere i detenuti del carcere di Zomba, in Malawi, alla nomination per un Grammy award. Altri scelti tutt’altro che a caso, quindi, altrimenti senza voce né volto.

Ora che ha deciso di raccontare in un libro la storia afroitaliana della ragazzina che è stata e della donna che è, la tecnica sembrerebbe piuttosto tendere al selfie. Se non fosse per quegli altri altri che affollano l’inquadratura, i “connazionali” che l’hanno accolta o respinta, derisa o ascoltata, apostrofata in bergamasco stretto senza sapere che era in grado di intenderne le più intime sfumature, scrutata con sospetto e troppo spesso discriminata – dati alla mano, l’Italia è abbastanza leader nel settore – per il colore della sua pelle.

La storia dolceamara di Marilena è anche ritratto di famiglia: la madre ruandese, segnata dagli esperimenti medici belgi condotti sui bambini, che darà prove di spirito risoluto nell’esercitare i suoi diritti di neo-italiana; il padre bergamasco, una vita da missionario cattolico in Africa, che un bel giorno si sposa e torna in Italia, sfidando una montagna di pregiudizi. E non contento vota Lega. «Vaglielo a spiegare…».

Una bambina «cresciuta a polenta e razzismo», quindi, che saprà prendersi le sue rivincite. Da scrittrice, con uno humor battente che la fotografa-documentarista-blogger poteva solo sognarsi. Ha recuperato il suo nome africano, Umuhoza, che vuol dire «consolatrice» ma anche «vendicatrice» – a seconda del dizionario kinyarwanda che si consulta. «(…) mi piace pensare che quei ragazzini cattivi oggi siano (…) dei genitori (…) così intelligenti da raccomandare ai propri figli: “non li prendete in giro, i bambini neri”. Che poi si vendicano con i libri».

9788854890565

 

Razzismo all’italiana! – Cronache di una spia mezzosangue (Aracne, 156 pp., prefazione di Cécile Kyenge, euro 12) verrà presentato martedì 26 luglio alla libreria “afroromana” Griot insieme al nuovo saggio di Ian Brennan uscito negli Usa, How Music Dies (or Lives).