Il voto ad ampia maggioranza del Bundestag, che ha approvato con 542 si’ l’estensione del piano di aiuti alla Grecia per 4 mesi, è solo un esile paravento che nasconde la profonda irritazione che cresce in Germania contro Atene. E non solo: molto criticata è anche la decisione della Commissione di concedere altri due anni alla Francia per rientrare nei parametri del deficit al 3%, il commissario Pierre Moscovici è accusato di “doppio gioco” a favore di Parigi. Ci sono stati 32 “no” al Bundestag ieri mattina (e 13 astensioni), concentrati nelle fila della Cdu-Csu, dove cresce una fronda contro Merkel, mentre nella popolazione tedesca, stando a un sondaggio, è solo il 21% ad approvare nuovi aiuti alla Grecia (nella Cdu, sono solo il 20% e l’11% tra i simpatizzanti del partito euroscettico Afd, mentre anche a sinistra l’entusiasmo è poco, 36% nell’elettorato di Die Linke, 32% in quello verde, 26% per l’Spd). In occasione dello scorso voto sulla Grecia, nel novembre 2012, al Bundestag c’erano stati solo 13 dissensi (tra voto negativo e astensioni). Anche l’Spd non è tenera: “per noi è chiarissimo – ha precisato il presidente del gruppo, Thomas Oppermann – che i contribuenti tedeschi e europei non sono pronti a pagare le promesse elettorali di Syriza”. La Bild, quotidiano popolare, mercoledi’ aveva lanciato tra i suoi lettori un programma di selfies accanto alla prima del giornale, con scritto: “Nein, Basta miliardi per i greci ingordi”.

Il ministro delle finanze, Wolfgang Schäuble, ha presentato ai deputati un progetto minimo: “si tratta di accordare tempo alla Grecia per poter concludere con successo il programma”. Schäuble ha sottolineato che l’accordo “non riguarda nuovi miliardi alla Grecia, non riguarda nessun cambiamento al programma esistente”, “la base (dell’accordo) che sottopongo al Bundestag è l’impegno del governo greco a volersi conformare al programma senza alcuna riserva, senza alcun limite, è cosi’ e basta”. E se il governo Tsipras non avesse capito bene, ha aggiunto: “la Grecia da sola non puo’ decidere in Europa sul miglior cammino da seguire” (una risposta all’affermazione del collega greco Yanis Varoufakis all’ultimo Eurogruppo, che aveva detto che la Germania non puo’ decidere per tutti in Europa).

Dopo il voto tedesco, il primo tra i 4 paesi che richiedono il parare del parlamento nei casi di nuove spese di denaro pubblico (Finlandia, Olanda, Estonia), la strada della Grecia sarà tutta in salita. Varoufakis, mercoledi’, ha di nuovo evocato la possibilità di una almeno parziale cancellazione del debito. Schäuble si è detto “stupefatto” da questa dichiarazione. Sta di fatto che, al di là della “vaghezza creatrice” rivendicata da Varoufakis, la Grecia avrà “problemi a rimborsare la tranche all’Fmi adesso e alla Bce a luglio”, ha affermato il ministro delle finanze, cioè 3 miliardi a marzo, altri 3 a giugno per l’istituzione di Washington, poi 5 miliardi tra luglio e agosto per la Banca centrale europea, in tutto 15 miliardi entro la fine dell’anno. Schäuble ha avvertito: “la Grecia non vedrà un euro” (dei 7,2 miliardi dell’ultima tranche del secondo piano di aiuti prolungato per 4 mesi) fino a fine aprile, cioè dopo il risultato della missione di controllo sulle riforme, dove dovrà dimostrare di rispettare gli impegni presi con la trojka (il termine ritorna nella bocca di Schäuble). Lo scontro già si profila sulle privatizzazioni: per la Germania, il governo greco non puo’ decidere da solo, ma solo “in stretto coordinamento con la trojka”, ha detto il portavoce del ministero delle finanze, Martin Jäger.

Se Atene riesce a superare l’esame di aprile, cosa succederà a giugno? Già si profila il varo di un terzo piano di aiuti. 20-30 o addirittura 40 miliardi di euro: gli europei, non solo i tedeschi, saranno disposti a intervenire? E a che prezzo per la Grecia? Di fronte a Tsipras ci sono mesi di fuoco, con la spada di Damocle di un Grexit sempre in agguato. I conservatori, dominanti in Europa, non hanno nessuna intenzione di favorire un governo di sinistra (e aprire la strada a Podemos in Spagna). Francia e Italia pensano a se stesse, riparandosi dietro la Grecia per far passare i propri sforamenti, senza aiutarla.