Ma davvero c’è chi ha lanciato una petizione per «mandare» in pensione un vecchio giornalista siciliano? Sì. È accaduto a Santo Stefano e non ha nulla a che vedere con la rottamazione. Il «vecchio» giornalista si chiama Riccardo Orioles ed è stato tra i fondatori de «I Siciliani» diretto da Pippo Fava, ucciso dalla mafia il 5 gennaio 1984. Orioles, classe ’49, da quel giorno non ha mai smesso di lavorare per formare nuove generazioni di giornalisti: da Nord a Sud dell’Italia centinaia di cronisti, direttori e redattori di varie testate hanno trovato in lui un maestro della professione, della deontologia, dell’inchiesta. Soprattutto antimafia.

Peccato che in tutti questi anni di attività abbia solo racimolato una manciata di contributi pensionistici. Per questo oggi vive con poche centinaia di euro di pensione sociale, insufficienti per curarsi da alcune patologie di cui soffre e dagli acciacchi del tempo che passa. In questi anni a nulla sono valsi appelli e incontri ufficiali per dare un sostegno economico al giornalista milazzese. Dal 26 dicembre, giorno in cui è nata la petizione su Change.org che ha raccolto migliaia di firme, c’è una possibilità in più: far accedere Riccardo al fondo previsto dalla Legge Bacchelli. Una eventualità davvero vicina, soprattutto nel momento in cui è stato proprio lo stesso presidente dell’Ordine nazionale dei giornalisti, Enzo Iacopino, a chiedere ufficialmente e formalmente – durante la conferenza di fine anno del presidente del Consiglio Paolo Gentiloni – un impegno preciso da parte dello Stato per sostenere economicamente Orioles. Ora sta al Consiglio dei Ministri da un lato e ai presidenti di Camera e Senato Boldrini e Grasso velocizzare l’iter e sbloccare il contributo vitalizio per Riccardo Orioles.

Lo scrittore e giornalista siciliano intanto non dichiara nulla e preferisce dare la parola ai giovani (e meno giovani, come noi, ahimè) che da più di 30 anni forma ed inizia al giornalismo e all’antimafia sociale. Per questo è giusto lasciare la parola a uno dei suoi «carusi», come Luciano Bruno, attore e giornalista catanese che ha conosciuto Orioles venti anni fa: «Non scrivo da giornalista professionista e da un anno il mio lavoro è fare il barista dei ragazzini di Librino, periferia a sud-ovest di Catania. Riccardo Orioles mi ha insegnato che scrivere è dare la voce a chi non ne ha. Questo faccio, fotografando le strade, gli edifici abbandonati, parlando con la gente, sperimentando un teatro popolare che racconta le storie invisibili dei ragazzini emarginati dalla società. Mi ricordo il primo pezzo scritto per Casablanca, giornale fatto da Graziella Proto, da Riccardo, e da altri reduci dei Siciliani. Sono passati tanti anni. Come ora, era dicembre. E io lavoravo in un ristorante: quando mai uno come me poteva scrivere in un giornale antimafia? Appena avevo finito il mio pezzo, Riccardo lo aveva mandato a Claudio Fracassi, il vecchio direttore di Avvenimenti.

«Che ne dici Claudio?», «Bello Ricc!», «L’ha scritto un cameriere», «non poteva essere altrimenti!». Poi sono passati altri anni, altri giornali fatti alcuni on line ed altri stampati: Ucuntu, Lavori in Corso, «Pro-Teste, La Periferica, I Cordai e i Siciliani Giovani. E nel mentre tanta resistenza, l’amore per la mia compagna, la mia vita. Riccardo mi ha insegnato ad avere pazienza mentre le parole e le denunce fanno il loro corso, ma restando piantato alle storie di vita da raccontare».

#mandiamoinpensioneorioles