L’ultimo libro –Fra me e te – Mariella Gramaglia lo ha scritto nel 2013 insieme con la figlia Maddalena Vianello. È un dialogo epistolare lungo più di un anno e che prende il via dopo la grande manifestazione di Se non ora quando? del 13 febbraio 2011 dove lei non può andare perché già malata. Ma la figlia partecipa, anche al posto suo, alla ricerca di quella libertà femminile minacciata soprattutto nell’ultimo decennio berlusconiano.

Madre e figlia scelgono i tempi lenti della scrittura per interrogarsi sulla propria storia privata e su quella italiana. Parole e pensieri che corrono tra una madre, presente giovanissima nei primi anni Settanta nel movimento femminista, che ascolta e ribatte ai rimproveri della figlia, determinata e tenera. Maddalena si infuria con il precariato che sfigura un’intera generazione e spesso costringe le donne sotto i 40 anni a negarsi la maternità.

Come è possibile, mamma? Mi avevi promesso un giardino di rose e invece voi femministe ci avete lasciato a mezza via, sole, incalza la figlia. Mariella Gramaglia in parte le dà ragione, in parte le ricorda che quando era ragazza imperava il delitto d’onore in un paese in cui alle donne non era neanche consentito fare le magistrate e che di libertà femminile non aveva mai sentito parlare prima del femminismo.

Parlare di Mariella sul manifesto nel giorno in cui ci ha lasciato, vuol dire cercare di fissare almeno un primo ricordo sul quotidiano in cui lei ha esordito giovanissima con la passione politica e l’onestà intellettuale che fino all’ultimo giorno della sua vita l’ha spinta a leggere i giornali, poi a ascoltare chi glieli leggeva incalzandolo con domande e dubbi, a seguire le notizie alla radio e in tv, a discutere sull’articolo 18, a parteggiare per le soldate kurde. Diceva di sé, se glielo chiedevano, di essere una femminista e una liberale di sinistra. Non prediligeva le etichette, ma le piaceva raccontare quanto aveva amato il proprio lavoro al comune di Roma dirigente, al fianco di Rutelli e poi assessore, con Veltroni.

Nel 1987 era stata eletta al Parlamento italiano nella sinistra indipendente, per poi, subito dopo, misurarsi col governo locale. Nel 2007, la scelta di andare in India, per il timore di non trovare più nel lavoro politico l’entusiasmo provato per anni. Lo raccontava lei stessa sul blog: «Comincia una nuova storia. Vado in India, ad Ahmedabad, Gujarat, a collaborare con Sewa, un importante sindacato autonomo di donne, su incarico di Progetto Sviluppo e della Cgil». Sewa (Self Employed Woman Association) la conquista completamente, quelle donne poverissime e fiere, la vecchia leader Ela Bhat, libera e coraggiosa. Ne scriverà in Indiana. Nel cuore della democrazia più complicata del mondo (2008), un libro che è reportage e narrazione del paese in cui Mariella è andata a cercare nuovi «bandoli per capire il mondo» e, ancora una volta, «nuovi occhiali» come scrive nell’introduzione.

Ritrova, come prioritario, l’impegno e l’amore per il mondo delle donne. Non lo aveva mai perso, nel suo blog aveva scritto che dopo infanzia e giovinezza tra Ivrea e Torino era arrivata ventenne a Roma, appena laureata. E nella capitale incontra «il femminismo, la grande scoperta della mia vita: quando i cuori delle donne hanno cominciato a cantare solo quando ne avevano voglia loro». Dal 2007 dunque con la finezza intellettuale e la forza di sempre, malgrado la malattia, si immerge nei diversi volti che ha assunto il femminismo. È redattrice del magazine on line InGenere, uno sguardo femminile sull’economia e non solo, è redattrice della rivista cartacea Leggendaria, letteratura e politica delle donne, frequenta Snoq, vuole capire, dare una mano, se possibile.

Non c’è libro sul movimento femminista italiano uscito negli ultimi due decenni che non contenga un riferimento a Mariella Gramaglia, a un suo saggio dei primi anni Ottanta quando era nella redazione di Memoria, rivista di storia delle donne, nata da un gruppo di studiose di diverse discipline o a un articolo di questo stesso quotidiano, il manifesto, in cui già nel ’71 sollecita la sinistra a mutare il proprio sguardo sulle donne. O ancora a quando scriveva da direttrice di Noi donne o alla Rai inventava negli anni settanta e Ottanta, con altre giornaliste, trasmissioni per raccontare i mutamenti del mondo delle donne.

E vorrei concludere ricordando quanto ha amato il marito Nando Vianello, scomparso quattro anni fa e quel che scriveva dei suoi figli di recente, perché credo le avrebbe fatto piacere. «Maddalena e Michele sono oggi due adulti, con dei bei sorrisi e due teste piene di idee».