Sempre un po’ fuori dal coro Mario Venuti, con il suo pop ricco di citazioni ’80 pieno di melodie che entrano in testa senza risultare mai banali. Canzoni eleganti e con testi attenti a quanto ci accade intorno. Il tramonto dell’occidente è per l’appunto il titolo, assai calzante visti i tempi, del suo nuovo album, una citazione dal libro di Spengler Oswald pubblicato agli inizi del novecento: «Sai – spiega al telefono l’ex Denovo alla vigilia di un tour de forze fra showcase e presentazioni lungo lo stivale – il titolo può anche incutere timore, i pezzi parlano effettivamente di difficoltà ma se vogliamo, anche di tentativi di riscatto».

Composte a sei mani insieme a Francesco Bianconi dei Baustelle e Kaballà, che collabora con lui dagli inizi, le undici tracce vedono spesso e volentieri coinvolti illustri colleghi. Franco Battiato – che non ha mai nascosto la sua ammirazione per i Denovo prima e per i progetti solisti di Venuti poi – partecipa in uno dei momenti più intensi, I capolavori di Beethoven: «più che una collaborazione, definirei Franco come un nume tutelare.

E il pezzo un po’ gioca con il suo pop anni ottanta, quello che aveva proposto in dischi come La voce del padrone…». Un sound che caratterizza buona parte degli arrangiamenti, molte le tastiere e le ritmiche in 4/4 in voga in quegli anni: «Ma è stata una scelta voluta, perché se hai bisogno di raccontare storie che necessitano di un ascolto più attento non puoi permetterti sovrastrutture musicali troppo complicate che rischiano di distrarre chi ti sta ascoltando…».

Eppure qualche digressione c’è, basta sentire l’incedere di Ite missa est che si apre con il coro polifonico Doulce Memoire, e dove alla voce dell’artista siciliano si aggiungono e spesso sovrappongono quelle di Francesco Bianconi e di Giusy Ferreri. Un’apertura al mondo è Arabian boys in cui vengono evocate le Primavere arabe che hanno infiammato il Medio Oriente: «Sono le tante guerre che sconvolgono questo pianeta» mentre Tutto appare – che mette in contrapposizione quello che eravamo e quello che siamo diventati, vanta un’altra collaborazione illustre, Alice, la «musa» di Battiato. «Ci siamo incontrati in uno studio milanese, all’inizio voleva provarla su una tonalità più bassa, poi abbiamo trovato questa soluzione. È venuta benissimo».

Accanto a dieci brani originali l’unica cover – un po’ a sorpresa – è un brano bellissimo dei Wilco, Ashes of American flags, nella versione italiana diventata Ciao American Dream: «È una band che mi piace molto, ma è soprattutto Bianconi ad andarne pazzo. Mi ha fatto sentire quel pezzo e ha voluto a tutti i costi rifarlo…». Chiusura al rovescio con il cantautore siciliano Nicolò Carnesi ospite in L’alba per un album partito da Il tramonto. Ma questo è certo, Venuti non dà mai nulla per scontato…