«Se tra un Marra e il M5S scegli il primo, il problema è risolto: evidentemente non sei un 5 Stelle»: la tensione tra Virginia Raggi e i vertici del Movimento 5 Stelle passa per questa battuta di un parlamentare grillino. Ecco perché, già dall’inizio della prossima settimana Raffaele Marra verrà probabilmente destinato ad altro incarico.

L’attuale vicecapo di gabinetto della giunta capitolina considerato vicino alla sindaca oltre che eredità delle sue frequentazioni con la destra romana, è al centro di un braccio di ferro che nel M5S va avanti da giorni e che finirà, dicono dal Campidoglio, con un «depotenziamento» dell’ex alemanniano.

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 Potrebbe finire ad occuparsi di sicurezza, dopo che per conto di Alemanno si era occupato di emergenza abitativa. Raggi, al principio, avrebbe voluto Marra capo di gabinetto.

Tra i 5 Stelle è sempre più salda la convinzione che sia stato lo stesso Marra a istruire la pratica all’Anac che ha avviato il terremoto in Campidoglio mettendo fuori gioco la Raineri.

L’accusa è stata ribadita esplicitamente dall’ex assessore al bilancio Marcello Minenna, che a due giorni di distanza ribadisce ancora una volta di aver percepito un «deficit di trasparenza» nella gestione della revoca della nomina di Carla Raineri per spiegare le dimissioni che ha rassegnato dal suo incarico. La figura del capo di gabinetto, dice Minenna, funge da «vero garante della legalità e trasparenza nella tecno-macchina comunale».

Minenna riferisce anche di aver in questi mesi ispirato la propria azione a quei «valori non negoziabili di cui mi sento portatore sano» e di aver «respinto interferenze e compromessi al ribasso». Minenna cita anche un post di Ferdinando Imposimato: il magistrato in pensione appassionato ai complotti e scelto due anni fa dai grillini come candidato di bandiera per il Quirinale, parla di una trappola che l’Anac di Cantone avrebbe ordito a Raggi.

Marra fa un passo indietro, senza uscire dal Campidoglio. Sarebbe questo il compromesso trovato grazie alla mediazione di Luigi Di Maio. C’erano d’altronde poche alternative.

Dopo l’ultima infornata di epurazioni della primavera scorsa, frutto del regolamento di conti tra diverse anime e causa del temporaneo compromesso tra Raggi e Lombardi, difficilmente avverranno altre espulsioni facili dal Movimento 5 Stelle. Tanto più che quel repulisti generò alcuni ricorsi alla magistratura ordinaria circa la validità del regolamento pentastellato. Dunque, l’arma dell’inibizione dell’uso del simbolo del M5S all’amministrazione Raggi, venuta fuori in questi giorni, sembra una misura estrema. Ciò non toglie, tuttavia, che la tensione sia ancora alta attorno alla sindaca di Roma e ai suoi fedelissimi. Prova ne è che per la prima volta il consigliere comunale Enrico Stefano ha rotto l’immagine di unanimità che, contro ogni evidenza, si cercava di trasmettere. E ha ammesso: «C’è una dialettica certe volte accesa. Non è che si può essere tutti della stessa opinione. Ma non gioverebbe a nessuno fare la guerra su Roma».

I vertici nazionali hanno il problema di disinnescare la tensione prima della grande kermesse di Palermo, che si terrà tra tre settimane. Ieri sul blog di Grillo campeggiava un video-messaggio di invito in Sicilia della sindaca di Torino, Chiara Appendino. Solo in secondo piano, il testo di Raggi sulla «trasparenza» con la quale si annunciava la rottura con Raineri e si innescava l’effetto domino delle dimissioni dei giorni scorsi.

Dopo due giorni di silenzio sulle faccende romane interviene Alessandro Di Battista dal Cilento, giunto alle tappe conclusive del suo giro balneare contro le riforme costituzionali di Renzi. «Coraggio Virginia – ha esordito Di Battista – Abbiamo contro tutti quanti. Chi ci vuole fuori si è mangiato Roma e vorrebbe continuare il banchetto sulle olimpiadi. Siamo con te. E i romani violentati da 30 anni di oscena partitocrazia stanno con noi».

La settimana che si apre domani porta anche altri strascichi di polemiche agostane. Dopo l’audizione dell’ex amministratore delegato di Ama Daniele Fortini, che si trasformò in un atto d’accusa verso Paola Muraro e il suo conflitto d’interessi, lunedì pomeriggio l’assessora all’ambiente sarà ascoltata dalla commissione ecomafie. Dal suo staff fanno sapere: Muraro «è tranquilla, dirà quel che ha da dire». E sottolineano: «È lei ad aver chiesto di essere ascoltata». Si inseguono indiscrezioni su una possibile indagine a suo carico. Accanto a lei, a palazzo San Macuto, ci sarà Virginia Raggi.