Di Raffaele Marra, ex finanziere nato a Napoli classe 1972, si è parlato all’udienza del processo Mafia Capitale dello scorso 29 settembre, nel corso della deposizione di Claudio Milardi, che era collaboratore di Gianni Alemanno. Milardi racconta di come Marra si presenta agli uomini che gli avevano consentito di lasciare l’arma (per lavorare all’Unire, l’ente che si occupa di corse e allevamenti equini all’epoca retta da un altro sodale alemanniano, Franco Panzironi). «Quando arrivò da noi – racconta Milardi – si presentò con una barzelletta. Quella del finanziere che risponde a un bando per salire di grado». Il giovane risponde alle domande del superiore in grado che presiede la commissione. «Quanto fa 100 diviso due?» chiede quest’ultimo. E il rampante graduato replica «Comanda’, come sempre: 70 a te e 30 a me». «Ecco, lui si presentò così», dice Milardi con fare allusivo.
La descrizione del personaggio che viene fatta dall’ordinanza d’arresto firmata ieri risente delle parole legnose delle procure, ma rende anch’essa l’idea di un personaggio paradigmatico dei nostri tempi. «Egli svolge la pubblica funzione, sia pure con incarichi e ruoli diversi, dal 2008, confermati dalla circostanza che egli ha mantenuto intatta la propria posizione di potere nonostante l’avvicendarsi di diverse amministrazioni, pure di diverso colore politico», scrive il Gip.
L’uomo che riesce a camminare sul bordo dei precipizi politici degli ultimi anni, ha diretto la tendenza di Finanza dell’aeroporto di Fiumicino. Si appassiona tanto all’ambiente aeronautico da cominciare frequentare un costoso corso di volo. Poi, dopo 14 anni di servizio e all’età di 34 anni, viene raccomandato dal vescovo Giovanni D’Ercole e fa il suo ingresso nel circuito di Alemanno, all’epoca ministro dell’agricoltura (ma dice al Fatto che in realtà voleva entrare nei servizi segreti).

Lavora alla Regione Lazio sotto la presidenza di Renata Polverini, poi sbarca al Campidoglio ancora con Alemanno. Infine entra nelle grazie di Virginia Raggi, che sfida tutto e tutti per tenerselo accanto per motivi che nessuno riesce veramente a spiegare. Quando la deputata grillina Roberta Lombardi lo cita esplicitamente definendolo «il virus che ha infettato il Movimento», la sua carriera di surfista della politica pare arrivata all’ultima spiaggia. La magistrata Carla Raineri, da capo di gabinetto della sindaca, non lo vuole come vice. Lui si vendica (dice lei) preparando una richiesta di parere kamikaze all’Anac di Raffaele Cantone. Raineri è fuori. Raggi di fronte alla contesa sceglie Marra e mette alla porta la capo di gabinetto e Marcello Minenna, che aveva portato la magistrata in Campidoglio.
L’ultimo incarico reca la data del 7 settembre. Dopo la bufera che lo riguarda e la richiesta di Grillo di spostarlo ad incarico minore, ancora una nomina che suona più come una promozione che come un castigo: a Marra va il ruolo apicale della direzione del personale. Ieri Gianni Alemanno, suo primo padrino politico, ha detto di lui: «Non lo frequento da tanti anni».