Tra i 17 dirigenti, medici e operatori dell’ospedale Israelitico di Roma raggiunte ieri mattina da un’ordinanza cautelare della procura di Roma c’è anche l’ex presidente dell’Inps dal 2008 al 2014 Antonio Mastrapasqua. Già direttore generale dell’ospedale romano, Mastrapasqua è noto per la grande quantità di incarichi ricoperti contemporaneamente alla guida di enti importanti come Equitalia (l’Inps ne detiene il 49%), di cui ha ricoperto la vicepresidenza, per avere gestito la gigantesca partita del «Super-Inps» che ha assobrbito l’Inpdap e l’Enpals (insieme ai loro debiti) e per avere detto nel 2010 la verità sul sistema previdenziale italiano: «Se dovessimo dare la simulazione della pensione ai parasubordinati rischieremmo un sommovimento sociale». Quella rivolta non è ancora avvenuta, ma è certo che i precari e i freelance che hanno iniziato a lavorare dopo la riforma delle pensioni del 1997 avranno una pensione da fame. Se saranno fortunati.

I pm Corrado Fasanelli e Maria Cristina Palia, coordinati dal procuratore aggiunto Francesco Caporale, contestano a Mastrapasqua e agli altri 16 indagati (14 finiti ai domiciliari e 3 obbligo di presentazione alla pg, i reati di truffa e di falso. Contemporaneamente agli arresti è stato realizzato un sequestro preventivo di 7,4 milioni di euro in beni degli indagati, la somma accertata della truffa. Nell’ordinanza di oltre 370 pagine, firmata dalla Gip Maria Paola Tomaselli, si evince come Mastrapaqua insieme agli altri dirigenti abbia “con artifici e raggiri” messo a carico della Sanità laziale “prestazioni che non erano accreditate”. Attribuivano arbitrariamente codifiche tecniche riconducibili a prestazioni sanitarie complesse per semplici biopsie e interventi di correzione dell’alluce valgo, richiedendo al Servizio Sanitario pubblico rimborsi maggiorati. Oltre al danno patrimoniale, gli inquirenti avrebbero individuato la presenza di una «talpa» nella Regioni guidata da Nicola Zingaretti che informava gli interessati sulle ispezioni dell’Asl in arrivo. Una volta ricevuta la notizia, nelle conversazioni telefoniche gli indagati usavano un’espressione come: «Adesso facciamo un po’ di Cinecittà», alludendo alla messa in scena necessaria per depistare le ispezioni. Spostavano i pazienti, chiudevano le sale non autorizzate, consegnavano planimetrie falsate. Il tutto per mascherare le attività non autorizzate. L’inchiesta è nata dal ritrovamento di oltre 12 mila presunte cartelle cliniche falsificate.Tra i diciassette indagati finiti ai domiciliari, oltre a Mastrapasqua e Gianluigi Spinelli, direttore sanitario della struttura, ci sono, tra gli altri, Elvira Di Cava (primario del reparto di ortopedia), Mirella Urso (responsabile dell’ufficio controllo appropriatezza cartelle cliniche) e Pietro Aloisi (responsabile reparto urologia). Alle origini delle dimissioni da presidente dell’Inps di Mastrapasqua c’era il presunto conflitto di interessi con il ruolo di responsabilità ricoperto nell’Ospedale Israelitico.

Le dimissioni avvennero a seguito della notizia delle indagini della procura. Letta, allora presidente del Consiglio, disse che non si poteva «assumere incarichi così rilevanti senza esclusività». Giovannini, allora ministro del lavoro, auspicò che le sue dimissioni si trasformassero nell’ «accelerazione del ridisegno della governance dell’Inps». Una riforma che oggi stenta a decollare.