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Venezia, Modena, Bologna: all’università si parla di libertà accademica. Non solo: al centro della discussione è posta l’amministrazione dell’università come sistema di produzione dello spazio sociale. Due sono gli andamenti che caratterizzano questo processo: da un lato la burocratizzazione e la richiesta di produzione culturale «di qualità»; dall’altro una politica di controllo sociale degli spazi universitari scandita da misure repressive nei confronti degli studenti (a Torino, Roma, Bologna).

La geografia di questo mutamento va letta su scala globale, mostrando come i confini (nazionali, sociali, di classe) altro non siano che strumenti attraverso cui si ridefiniscono le forme dell’università neoliberale. Tale sguardo rivela la mappa della frammentazione delle lotte e della repressione: da Giulio Regeni, ammazzato in Egitto per le ricerche che stava compiendo, a Warwick, dove la polizia carica gli studenti che chiedono un’educazione gratuita e garantita a tutti, fino all’epurazione accademica voluta da Erdogan.

In Italia, il diniego di spazi per la campagna Stop Technion, legata alla campagna internazionale di boicottaggio dell’accademia israeliana, la denuncia della studentessa Roberta Chiroli autrice di una tesi etnografica sulla lotta No Tav per l’uso del «noi partecipativo», l’avviso di garanzia a Enzo Alliegro, antropologo dell’Università di Bari, per aver presenziato durante le sue ricerche all’occupazione di una stazione ferroviaria da parte del movimento contro l’eradicazione degli ulivi affetti da xylella: tentativi di reprimere non solo la libertà di ricerca ma le libertà politiche tout court.
Il primo appuntamento di discussione si terrà all’Università Ca’ Foscari di Venezia il 12 settembre dalle ore 14. L’incontro, intitolato «Dall’Egitto alla Val di Susa: la ricerca in campo» discute di libertà politiche e ricerca attraverso le riflessioni e le testimonianze di numerosi ricercatori di ambito antropologico, storico e sociologico, con un intervento conclusivo del Senatore Luigi Manconi.

L’incontro è organizzato da Duccio Basosi, Alessandro Casellato, Francesca Coin, Adelisa Malena e Gilda Zazzara, in collaborazione con Glauco Sanga e il Laboratorio Demoetnoantropologico (Dea).

L’intento è duplice: da un lato, impedire che gli unici sguardi «legittimi» su temi politicamente sensibili siano quelli dell’inchiesta giornalistica e giudiziaria finalizzata a emettere un verdetto di innocenza o colpevolezza; dall’altro, affermare la libertà di ricerca anche in merito a temi che per loro natura richiedono un contatto ravvicinato con attori e conflitti sgraditi alle autorità, o con pratiche di disobbedienza e resistenza soggette a indagini della magistratura. Il pensiero corre alle ricerche di Giulio Regeni sui sindacati in Egitto e di Roberta Chiroli sul movimento No Tav, ma si estende alla necessità di trovare strumenti comuni per impedire che meccanismi di chiusura istituzionale inibiscano le contro-narrazioni e il libero fluire del sapere.

Il 1 ottobre, dalle 10 alle 19, si svolgerà invece a Modena, presso l’Aula Magna di Largo Sant’Eufemia, una giornata di studio per la tutela della libertà di ricerca e dell’etnografia. L’incontro, organizzato da Amalia Rossi, Pietro Saitta e Stefano Boni, intende portare alla luce esperienze critiche «per proporre analisi pubbliche delle forme di censura contemporanee, per costruire un coordinamento in difesa della libertà di ricerca e delle libertà politiche». Aperto a studenti, dottorandi, assegnisti e docenti, l’incontro vuole «raccogliere testimonianze di intimidazioni finalizzate a limitare la ricerca o la sua pubblicizzazione e, dall’altro, riflettere sull’ostilità contemporanea delle istituzioni statali rispetto alla libera investigazione».

Infine a Bologna, il 14 e il 15 ottobre, presso la Biblioteca Cabral, si svolgeranno seminari e discussioni sulle forme di disciplinamento e di resistenza agite nel contesto delle università, sia italiane sia straniere, individuando nel transnazionalismo una dimensione fondamentale. La discussione si amplierà però anche all’ambito extra-universitario, esplorando esperienze ed i punti di vista di chi, dentro, ai margini e fuori dall’Accademia si interessa e si misura quotidianamente con forme di dislocazione del pensiero critico, irreggimentazione del lavoro culturale, forme tecnopolitiche autoritarie e coercitive che permeano la società in senso più lato.