Angelino Alfano non ci sta ma Silvio Berlusconi sì. Sui matrimoni gay e perfino sul diritto di cittadinanza basato sullo ius soli, l’uomo di Arcore infierisce sull’ex alleato – già autoflagellatosi con inapplicabili circolari ai prefetti per tentare di cancellare le trascrizioni dei sindaci – e ribalta così l’equilibrio politico della maggioranza. «La legge tedesca sulle unioni civili è il giusto compromesso tra le libertà di tutti e il rispetto profondo dei valori cristiani e della famiglia», dice l’ex Cavaliere offrendo una sponda solida al progetto di Matteo Renzi bocciato invece dal ministro dell’Interno. E in conferenza stampa a Montecitorio, presentando a giornalisti e associazioni convocate appositamente il Dipartimento sui diritti civili di Forza Italia, aggiunge: «Dare la cittadinanza ai figli degli stranieri che vivono in Italia è doveroso, soprattutto al termine di un ciclo scolastico di studi che consente loro di parlare la nostra lingua e conoscere la nostra storia». Così il patto del Nazareno si rinsalda e si allarga. E in Parlamento nasce, su questi temi, una maggioranza più sostanziosa, anche se probabilmente altrettanto ballerina, di quella su cui può contare il governo.

24pol1 Silvio-Berlusconi
Che i voti dei circoli dei pensionati non bastassero più, era evidente da tempo, dentro Forza Italia. Ma, per verità di cronaca, molto prima dell’arrivo di Francesca Pascale e della cena con Vladimir Luxuria, altri avevano già tentato di riaffermare la strada liberal del partito, oltre a quella liberista. Una per tutte, Mara Carfagna, che non a caso diventa la responsabile del neonato Dipartimento diritti civili. Così ora, al di là degli spot fuori tempo – «chi ha responsabilità pubbliche non può non intervenire quando le esigenze della società cambiano» – la mossa di Berlusconi è un detonatore anche dentro il Nuovo centrodestra. Il primo a tentare la fuga è il mitico Fabrizio Cicchitto: «È tempo che le coppie di persone dello stesso sesso abbiano un riconoscimento del loro status», riesce a dire a Il Tempo.

D’altra parte il ministro Alfano sembra essere rimasto incastrato nella burocrazia che la sua stessa circolare ha messo in moto. Nessun prefetto delle città dove i sindaci hanno trascritto sul registro di stato civile i matrimoni tra persone dello stesso sesso celebrati all’estero è finora intervenuto. A Roma, dopo che il prefetto Pecoraro – secondo le indiscrezioni pubblicate su La Repubblica – avrebbe ricevuto un diniego dal procuratore capo Giuseppe Pignatone incontrato appositamente per sollecitarne un azione «d’ufficio contro gli atti firmati sabato scorso dal sindaco Ignazio Marino», ieri in Campidoglio si sono presentati due vice prefetti che dalle 9,30 del mattino fino alle 13,30 hanno studiato le carte, cercando probabilmente un modo per applicare i diktat di Alfano. «Ritengo di aver operato legittimamente trascrivendo gli atti di matrimonio in questione – comunica in una nota Marino – Il matrimonio civile tra persone dello stesso sesso celebrato all’estero non è inesistente e non costituisce minaccia per l’ordine pubblico. La non trascrizione di quegli atti per via dell’orientamento sessuale delle coppie, sarebbe stata un atto palesemente discriminatorio, violando l’articolo 21 della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione Europea. Questo è quanto comunicato al Prefetto con una lettera, in risposta alle sue note ufficiali dei giorni scorsi».

«Prendiamo positivamente atto dell’apertura di Berlusconi – commenta al manifesto Aurelio Mancuso, presidente di Equality Italia e componente della commissione di garanzia del Pd – questo significa che su unioni civili e ius soli c’è una larghissima maggioranza in Parlamento disposta a votare le leggi, mentre in Senato la maggioranza del governo è risicata. E allora, ora basta con le parole, si proceda in Parlamento, senza provvedimenti propri del governo». Alla Camera, infatti, giace il ddl di riforma della cittadinanza firmato dal deputato Pd Khalid Chaouki mentre in commissione Giustizia del Senato l’annunciato provvedimento del governo sui matrimoni gay alla tedesca ha rallentato l’iter già ben avviato sul testo unificato da Monica Cirinnà.

«Siamo in un vuoto normativo che grida allo scandalo – interviene il sottosegretario Ivan Scalfarotto – Abbiamo la Consulta che almeno dal 2010 dice al Parlamento che dobbiamo legiferare, abbiamo cause pendenti davanti alla Corte europea dei diritti umani, Corte che ci ha già condannato per la situazione carceraria: ci esponiamo a figure non degne di fronte alla comunità internazionale». «Siamo l’unico Paese – aggiunge Scalfarotto, renziano di ferro – in cui le unioni omosessuali tra due persone che si amano, hanno un progetto di vita insieme e pagano regolarmente le tasse, non sono normate in alcun modo. Bisogna che il Parlamento decida. Questa discriminazione è intollerabile, tutto il mondo ne parla, se n’è occupata la Corte Suprema degli Usa, il presidente Obama, Hollande, Cameron… tutti. L’Italia è in una posizione non dignitosa».