L’assemblea dei senatori Pd che in teoria doveva decidere è convocata oggi alle 13, ma ieri sera Matteo Renzi ha già ufficializzato la scelta. Come il Jobs act, l’Italicum e il 31% di tutte le leggi approvate dal parlamento negli ultimi due anni, anche le Unioni civili passeranno per la questione di fiducia. Fiducia al governo Renzi-Alfano: il ministro dell’interno ha vinto del tutto la partita sulle adozioni – sarà stralciato l’articolo 5 della legge Cirinnà che prevedeva la stepchild adoption – e quasi del tutto sullo status e i confini dell’unione civile, perché nel maxiemendamento entreranno quelle modifiche agli articoli 2 e 3 della legge già accolte dal Pd come mediazione con i cattolici in cambio della conferma dell’adozione del figlio del partner, che invece sparisce.

La soluzione incontra un po’ a sorpresa anche il consenso della prima firmataria del disegno di legge, Monica Cirinnà, indispensabile a Renzi per non trasmettere la sensazione di una resa. Secondo la senatrice del Pd, una volta abbattuto il «super canguro» del collega di partito Marcucci, «esporre la legge alle imboscate del voto segreto sarebbe stato un rischio troppo grande». Dunque viva la fiducia – nel regolamento del senato non c’è un articolo che la esclude quando sono prescritti i voti segreti, come c’è alla camera per quanto sia stato disapplicato in occasione del voto sull’Italicum. Cirinnà aggiunge soltanto «l’augurio» che il testo del maxiemendamento «che aspetto di vedere» possa essere «rispondente ai punti fondamentali del disegno di legge»: è la certificazione di una sconfitta, subita nel momento in cui il Movimento 5 Stelle ha detto no al «maxi canguro».

Così, con l’alibi della «diserzione» grillina, il presidente del Consiglio torna a stringersi nell’alleanza di governo. Anche per questa legge sui diritti, per la quale erano stati fatti scorrere fiumi di retorica sulla centralità del parlamento e sul passo indietro dell’esecutivo. Sconfitta ancora una volta la minoranza bersaniana, che aveva minacciato un’impossibile presa di distanza dalla legge in assenza delle adozioni del figlio del partner. Si accontenterà della promessa di una prossima legge generale sulle adozioni speciali – un po’ come si è accontentata di una promessa sull’elezione dei senatori per far passare la riforma costituzionale, e quella legge ancora non si vede. Ma pagano pegno anche i «giovani turchi» del presidente del partito Orfini, difensori delle stepchild adoption fino a ieri sera e adesso attestati sulla linea del «meglio lo stralcio che una correzione un po’ arzigogolata».

«Adesso è arrivato il momento di decidere anche a costo di usare lo strumento della fiducia», ha scritto ieri Renzi tra una celebrazione e l’altra del biennio a palazzo Chigi. «Noi siamo soddisfatti del fatto che stia prevalendo il buon senso», ha portato a casa la vittoria il ministro Alfano. Nel suo partito c’è ancora chi urla al tradimento, come il senatore Sacconi secondo il quale restano «i matrimoni truffaldini», ma le posizioni estreme in questi casi servono a favorire la mediazione. Nel maxiemendamento non sopravviverà la versione lineare dell’attuale disegno di legge e le unioni civili (che già, su richiesta dei cattolici, sono qualificate come «specifica formazione sociale») non saranno più equiparate al matrimonio per tutti gli effetti del codice civile né i due partner potranno essere assimilati ai coniugi in tutti i rapporti di tipo privatistico. Solo l’ossessione degli ultras alfaniani contro le pensioni di reversibilità non dovrebbe essere assecondata – del resto si giustifica con previsioni catastrofiche per i conti pubblici già smentite dal ministero dell’economia.

Il Movimento 5 Stelle che oggi ha convocato una conferenza stampa e sta chiedendo a Grasso di non ammettere la questione di fiducia – richiesta impossibile – faticherà a togliersi di dosso la patente di affossatore della stepchild adoption, che la propaganda renziana gli sta attribuendo. Del resto dopo la mossa di Grillo di lasciare libertà di coscienza proprio su questo argomento è complicato anche indossare i panni dei tenaci difensori delle coppie omosessuali intenzionate ad adottare.

Renzi avrà così una legge assai più arretrata di quella – di mediazione – in discussione fino a ieri; con l’ennesima fiducia arriverà esattamente al testo che avrebbe avuto comunque i consensi della fronda cattolica del suo partito. Il maxiemendamento del governo eviterà però i voti segreti. Ed eviterà soprattutto la formale dichiarazione di inammissibilità dell’emendamento «super canguro» che il Pd voleva imporre all’aula. Legittimo il sospetto della capogruppo di Sel De Petris: «Renzi vuole evitare che gli emendamenti premissivi siano dichiarati inammissibili perché intende continuare ad adoperarli nonostante ledano i diritti del parlamento». Fosse così, allora, i 5 Stelle avrebbero fatto bene a rifiutarsi di votarli.