Il giorno dell’incontro è arrivato: Theresa May – la prima visita di un leader straniero alla nuova presidenza – ha raggiunto Donald Trump alla Casa Bianca, per un meeting a cui ha fatto seguito una conferenza stampa congiunta dei due leader.

L’incontro (cominciato con una visita al cimitero di Arlington ) è avvenuto il giorno seguente il discorso che May ha tenuto a Philadelphia, al ritiro dei repubblicani, e già si sapeva che durante il meeting i due avrebbero parlato di come rafforzare i legami Usa-Regno Unito, il commercio e gli affari esteri.

Nel suo intervento a Philadelphia, May aveva affermato di voler «rinnovare il rapporto speciale» tra Regno Unito e Stati Uniti e ribadito che i due Paesi «devono sempre essere solidali al fianco dei nostri amici in Paesi democratici che si trovano in situazioni difficili», tra gli applausi dal pubblico.

Ma, aveva anche aggiunto, rimarcando la politica non interventista cavallo di battaglia di Trump, Regno Unito e Stati Uniti non dovranno tornare a «interventi militari fallimentari per rifare il mondo a propria immagine» alludendo alle guerre in Afghanistan ed Iraq.

Già questo intervento aveva segnato una svolta nella politica estera, sia britannica che statunitense degli ultimi anni. Ed ha anche rappresentato un’esortazione per Trump a non tornare indietro. May aveva poi continuato come, ci si aspettava, definendo la Nato, tanto invisa a questa nuova amministrazione, come «la pietra angolare» della difesa occidentale, per poi concedere comunque che, nonostante la grande importanza delle associazioni internazionali, «alcune di queste organizzazioni hanno bisogno di una riforma e di un rinnovamento per renderle rilevanti per le nostre esigenze di oggi».

Un colpo ad entrambi i lati, insomma. Per questo, dopo il suo discorso al ritiro repubblicano, l’attesa era per la conferenza stampa congiunta che ha seguito il meeting.

La visita di May alla Casa Bianca è l’inizio di un week-end dedicato alla politica estera, per Trump, con incontri centrati sull’Europa. Il suo portavoce Spicer ha riferito che sono previste telefonate con il cancelliere tedesco Merkel, il presidente francese Hollande e il presidente russo Putin.

Molti leader stranieri hanno detto di non sapere cosa aspettarsi da Trump, che da parte sua ha affermato che gli altri Paesi dovrebbero pagare per l’assistenza degli Stati Uniti in termini di difesa, inclusi i paesi membri della Nato.

Così, durante la sua prima conferenza stampa con un leader straniero da quando ha assunto l’incarico, Trump ha affrontato argomenti di cui si sta parlando molto in questi giorni come il famigerato ritorno all’uso della tortura, le sanzioni nei confronti della Russia e le relazioni tese tra Stati Uniti e Messico.

«Una Gran Bretagna libera e indipendente è una benedizione per il mondo», ha affermato Trump aprendo la conferenza stampa, ed ha aggiunto che l’uscita dall’Europa sarà una cosa fantastica per l’Inghilterra. E non ha poi potuto fare a meno di vantarsi di aver previsto Brexit, lungimirante.

Interrogati sui rapporti commerciali tra i due Paesi, May ha dichiarato che i due leader hanno affrontato il tema di come «approfondire i rapporti commerciali» bilaterali ed ha definito un patto tra Stati Uniti e Gran Bretagna sull’interscambio «un vantaggio per entrambi i Paesi».

Ma ulteriori colloqui per implementare davvero un’intesa commerciale con Londra, ha continuato Trump, verranno organizzati in seguito. Per ora la Gran Bretagna non può avviare negoziati formali perché non ha completato la rottura con l’Unione europea.

May ha preannunciato una visita di Stato di Trump alla Regina entro il 2017. Rispondendo al giornalista della Bbc che lo incalzava sulle dichiarazioni sull’uso della tortura, Trump non ha fatto nessun passo indietro ed ha ribadito di credere che il waterboarding sia una strategia vincente, ma deferirà il tema al Segretario alla Difesa James Mattis, il quale è contrario.

«Non sono necessariamente d’accordo, ma il capo del Pentagono prevarrà su di me, perché gli darò questo potere» ha detto precisando che gli Stati Uniti comunque «vinceranno con o senza l’uso dei waterboarding».

Interrogato sul delicato e difficile argomento dell’immigrazione e gli scambi commerciali, Trump ha cercato di minimizzare la crisi con il Messico ed ha detto di aver avuto una «telefonata molto amichevole» con il presidente messicano Enrique Pena Nieto, durante la quale entrambi hanno deciso di non discutere più pubblicamente le proprie divergenze riguardo il muro.

Alla domanda riguardo l’eliminare o meno le sanzioni alla Russia rafforzate da Obama a seguito delle interferenze di Putin nelle elezioni americane, Trump non ha risposto in modo chiaro, limitandosi a commentare: «Vedremo cosa accadrà alle sanzioni».