«L’Europa non è riuscita a trovare una soluzione condivisa con il sistema delle quote, al contrario alcuni paesi – Francia e Gran Bretagna in prima linea – hanno fatto ogni sforzo per fermare i migranti ai propri confini mentre l’Unione ha fatto pochissimo per aiutare i due paesi dove per lo più arrivano i rifugiati, l’Italia e la Grecia». Uno degli editoriali redazionali di ieri del New York Times – giornale che sta dedicando grande attenzione alle migrazioni, almeno nel versante europeo – può aver fatto piacere al governo italiano, che da tempo sta cercando di scaricare sui partner europei le responsabilità dell’infinita serie di tragedie che avvengono nel nostro mare. Ma nello stesso editoriale, il Times appoggia incondizionatamente la cancelliera tedesca Angela Merkel, le cui ultime uscite sono state critiche verso l’Italia. Appena tre giorni fa Merkel ha incontrato il presidente francese Hollande e i due hanno contro-scaricato le responsabilità della situazione sui paesi di primo sbarco e sul loro «inaccettabile ritardo» nel far partire i centri di identificazione. Solo dopo, hanno detto i due leader europei, parleremo di quote di rifugiati da dividere tra i paesi.

E mentre il Times elogiava Merkel per la richiesta urgente ai partner di un «piano comune europeo», Merkel spiegava da Berlino che è «ancora troppo presto per un vertice europeo a livello di capi di stato e di governo» perché questo genere di incontri devono essere preparati, «questi vertici devono servire a prendere delle decisioni». Questo fine settimana il meeting sarà a livello dei ministri dell’interno dell’Ue, e secondo la cancelliera tedesca dovrà preparare «un rapido cambio nelle regole per l’asilo». Merkel ha parlato dopo aver ricevuto il primo ministro danese Rasmussen, che è alla guida di un governo di centrodestra. Mercoledì il parlamento danese ha approvato una legge che quasi dimezza il sussidio ai richiedenti asilo (ancora tra i più alti del continente).
In Italia nel frattempo il livello delle discussioni e persino delle reazioni di fronte alla mattanza quotidiana di chi avrebbe diritto all’asilo, è inchiodato a un livello assai più basso. Con l’eccezione di un accorato appello di Marco Pannella al presidente della Repubblica e al papa: «Cari Mattarella e Bergoglio, voi paventate l’esplosione della terza guerra mondiale, non vi rendete conto però che non ci sarà la guerra mondiale ma un nuovo Olocausto». Secondo il leader radicale per fermare «le migliaia di morti nel Mediterraneo e ai confini dell’Europa, dove torna quel filo spinato che un tempo delimitava la libertà» l’Italia dovrebbe prendere un’iniziativa in sede Onu per favorire anche in Medio oriente «la transizione verso lo stato di diritto democratico, laico, federalista e il diritto alla conoscenza».

Beppe Grillo con un post sul sito se la prende con chi ha accusato il Movimento 5 Stelle di razzismo. E sottolinea però soprattutto i rischi di quello che chiama «un esodo biblico» che potrebbe portare «alla catastrofe con 200 milioni di arrivi nei prossimi anni». «Non si è udita – scrive Grillo – una strategia di lungo termine per integrare queste persone in una Europa devastata dalla disoccupazione. Al di là di una carità pelosa non si va, ignorando che su questa strada gli europei rottameranno gli attuali partiti e faranno risorgere movimenti neonazisti». Meglio per il capo M5S «dare a queste persone delle migliori opportunità di vita nelle loro nazioni con investimenti mirati», quello che chiama un «piano Merkel» finanziato con «una quota dei Pil nazionali da destinare all’Africa». «Altre azioni – conclude Grillo – sono l’eliminazione della produzione di armi e la fine dell’ingerenza occidentale. Il flusso dei profughi da Afghanistan, Siria, Iraq e dalla Libia è figlio delle nostre guerre».
Più attenzione sui media guadagna la Lega con le sue manifestazioni di razzismo quotidiano, come un sit-in oggi in un paese della Valcamonica che il sindaco Pd ha provato a impedire dicendo:«Vadano a protestare nei comuni amministrati dalla Lega, qui profughi non ce ne sono». Ieri sera aveva raccolto quasi 30mila sottoscrizioni una petizione su change.org per chiedere al gruppo Efd al parlamento europeo di espellere il leghista Buonanno, che aveva proposto di usare il filo elettrificato contro i clandestini «come i cinghiali». «Non è la battuta di un comico – ha detto il direttore di Articolo 21 Stefano Corradini, promotore della petizione – ma un reato di istigazione compiuto da un rappresentante delle istituzioni».