Sarebbero bastati i suoi fantastici, lunari, duetti con Elaine May perché Mike Nichols lasciasse una traccia importante nella storia dello spettacolo americano. Condotti spesso con voce iperbolicamente nasale, timing sublime, e chiara soddisfazione del prendere in giro se stessi, gli sketch satirici di Nichols and May (messi in scena nei locali notturni, in televisione e a Broadway, da cui sono nati tre vendutissimi dischi, tra il 1969 e il 1962), sono dei classici della satira sulla lotta tra sessi e, insieme alle vignette di Jules Feiffer, alcuni dei pilastri di quell’ enciclopedia delle nevrosi americane resa celebre anche all’estero da Woody Allen.

 

Ma Mike Nichols, scomparso ieri a New York, all’età di ottantre anni, significa anche una ricchissima carriera di regie per Broadway (l’ultimo Tony award ricevuto è di tre anni fa, con un revival di Morte di un commesso viaggiatore, interpretato da Philip Seymour Hoffman) e Conoscenza carnale, Chi ha paura di Virgina Wolf? , Catch 22, Silkwood, Una donna in carriera. E, soprattutto, Il laureato. Adattato dal libro parzialmente autobiografico di Charles Webb, con Dustin Hoffman nei panni di un ventenne (anche se l’attore aveva trent’anni) che si fa sedurre da una donna di mezza età’ (Anne Bancroft, che di anni ne aveva solo 36) e poi si innamora di sua figlia (Katherine Ross), è un film diventato emblema dei conflitti generazionali dei Sixties, visti da un raffinato, occasionalmente crudele, umorista della East Coast.

 

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Sulle note di Mrs. Robinson di Simon&Garfunkel, l’album della colonna sonora spodestò il White album dei Beatles dal primo posto nelle hit parade. Bastò quel film a fare di Dustin Hoffman, allora sconosciuto e scritturato completamente controtipo, uno degli attori più richiesti del momento.
Adulto, raffinato, socialmente e politicamente attento, il cinema di Mike Nichols era un po’ la versione americana di certo cinema europeo popolare e impegnato. Spesso paragonato a talenti poliedrici come Orson Welles e Elia Kazan, non aveva la loro forza stilistica, di mise en scene, ma controbilanciava la mancanza con un istinto acuto per la zeitgest di un’era. Non a caso, oltre a Il laureato (1967) spesso adattati da best seller importanti, film come Conoscenza carnale (1971), Una donna in carriera (1988, Melanie Griffith segretaria rampante nella New York yuppie), Silkwood (del 1983, sull’attivista antinucleare Karen Silkwood), Primary Colors (1998, con John Travolta nei panni Bill Clinton) e la sua versione televisiva del damma di Tony Kushner Angels in America (2003) o l’ultimo, sulla recente storia americana in Afghanistan, Charlie Wilson’s War (2007) sono film che riflettono con intelligenza il/sul loro tempo.

 

Il suo debutto Chi ha paura di Virgina Wolf? (la Warner lo aveva chiamato anche per la sua fama di regista teatrale, Nichols aveva anche frequentato l’Actor’s Studio) arrivò agli Oscar nel 1966 con tredici nomination, e portò a casa cinque statuette. Ma quello che vinse per Il laureato rimase l’unico Oscar alla regia di Mike Nichols.
La commedia era probabilmente il suo genere preferito («forse i rapporti tra uomo e donna – incentrati intorno a un letto – sono il mio soggetto», disse nel 1986 in un’intervista al Washington Post). Anche se Nichols non escludeva occasionali detour, come l’horror con Jack Nicholson Wolf.
Diventato con gli anni l’emblema dell’intellettuale newyorkese, e uno dei grandi insider dei salotti culturali della città, Nichols era all’anagrafe Mikhail Igor Peschowsky, nato a Berlino, il 6 novembre 1931, figlio di un medico ebreo scappato in America nel 1938 per sfuggire al nazismo.

 

La sua prima regia teatrale è stata Purgatory di Yeats, nel 1953 a Chicago, dove aveva studiato e ha incontrato Elaine May. Sempre quell’anno, Nichols entrò a fare parte del Playwrights Theater Club, un lontano precedessore di Second City la compagnia d’improvvisazione da cui sono venuti tutti i grandi di Saturday Night Live. L’anno succesivo studiò per un breve periodo con Lee Strasberg. Il primo Tony fu per la messa in scena di A piedi nudi nel parco. Regista amatissimo dagli attori, ha lavorato, tra gli altri con Lillian Gish, George C. Scott, Steve Martin, Robert Redford, Richard Burton, Kevin Kline, Julia Roberts, Natalie Portman, Tom Hanks e Harrison Ford. Si è sposato quattro volte, l’ultima delle quali con la giornalista televisiva Diane Sawyer.