Non sempre i perdenti sono magnifici, anche se poi spesso finiscono per sorprendere. Soprattutto se sono in grado di esibire un briciolo di sincera umanità in un contesto dominato da furbetti cinici e ambiziosi che mascherano i loro fallimenti farfugliando banalità in politichese. Hanno colpito, soprattutto a sinistra, le lacrime e l’ingenuità di Patrizia Bedori che l’altro giorno ha rinunciato alla candidatura a sindaco per il Movimento 5 Stelle mettendo a nudo tutta la sua inadeguatezza (anche politica). Ma si fa fatica ad ammetterlo. Non è preparata, ha confessato, a sopportare la pressione e l’ansia per una semplice intervista. “La tensione dei media è pazzesca. Per una persona comune è difficile tenere a bada i giornalisti. Difficile leggere ipocrisie su tutti i giornali”. Soffre: ha detto proprio così.

“Carogne”, ha spiegato, ce ne sono anche tra i suoi sostenitori, ma è vero che tutti gli “addetti ai lavori” in questi mesi non hanno fatto altro che sottovalutarla e deriderla, dimenticando che chiunque si candidi per i 5 Stelle a Milano porta in dote un 15% di voti ancora prima di aprire bocca. La vita è dura per tutti i candidati – e questo Bedori avrebbe dovuto saperlo – e però sarebbe stata molto più dura anche per i brillanti candidati alle disastrose primarie del centrosinistra se gli stessi “addetti ai lavori” avessero avuto il coraggio di scrivere anche solo la metà delle voci che circolano sul loro conto.

Bedori, con ingenuità ma cogliendo nel segno, ieri ha scritto un post per togliersi “qualche sassolino”. Le hanno anche dato della “brutta cicciona” (tutti l’hanno pensato) ma lei ce l’ha soprattutto con chi per denigrarla l’ha chiamata casalinga. “Per me non sono offese. Ci sono milioni di casalinghe e grazie a loro, che dedicano il loro tempo alla famiglia, ai figli, ai mariti e si fanno carico di tutta una serie di compiti per cui lo Stato è inadempiente, l’Italia sta in piedi”. E disoccupata: “Usando questa parola in maniera denigratoria, negativa, come dire sfigata, sappiate che non ero in cerca di una cadrega. E ve lo ho dimostrato, ma quello che è più grave è che avete offeso milioni di cittadini a cui è stata tolta la dignità, a cui lo Stato nega anche un reddito minimo di sopravvivenza”. Questo sfogo di una persona normale adesso piace e imbarazza la sinistra. Tra le migliaia di commenti sulla vicenda, il più pertinente lo ha scritto Luca Paladini, ispiratore dei Sentinelli in Piedi, una delle poche figure credibili emerse a sinistra fuori dai partiti e per questo corteggiate per rendere digeribile una lista pro Sala: “Io giusto per un filino di pudore consiglierei dei commenti più soft sulla possibile rinuncia della candidata 5 stelle a Milano. Ho letto cose del tipo questi eterni confusionari o meglio basta giocare sulle pelle dei cittadini. Scritto da elettori di centro sinistra. A Milano. Oggi” (ieri sera è stata sospesa la prevista assemblea di Sel che continua a balbettare dopo la rinuncia di Balzani a guidare una lista di sinistra, mentre Prc, Lista Tsipras e Possibile ancora si interrogano in solitudine sulla candidatura del già poco convinto Curzio Maltese).

Naturalmente non è per via del carattere poco pugnace di Patrizia Bedori se a Milano il M5S non è in grado di esprimere un candidato credibile come accade a Roma e Torino. Qui, proprio nella città di Casaleggio, il movimento è quasi inesistente pur contando su un consenso tutt’altro che irrilevante. In questi cinque anni non è rimasta traccia del lavoro svolto dal giovanissimo consigliere comunale Mattia Calise. Non ci sono strutture, luoghi o eventi riconducibili ai tanti attivisti che pure hanno fatto politica nel territorio. Però gira una battuta: se avessero la forza di osare una candidatura sul livello di Gherardo Colombo – ci ha appena provato la sinistra con esiti disastrosi – allora ci sarebbe da divertirsi. Ma non ci proveranno. Oggi a Milano ci sarà una riunione alla presenza di Grillo e Casaleggio per decidere come scegliere il nuovo candidato. Due sono le ipotesi. O candidare l’avvocato Gianluca Corrado (arrivato terzo alle tristi “comunarie” di novembre) oppure affidarsi alla Rete per una nuova consultazione. Prospettive non esaltanti: l’investitura di Corrado poggia su poche decine di voti e invocare la rete significa perdere settimane preziose con il rischio di ritrovarsi un altro candidato non all’altezza.