A Milano non c’è nessuna emergenza profughi. Però c’è un pericoloso buffone che filma a distanza gli africani in Stazione Centrale – si intitola Benvenuti a Milanistan il “reportage” di Matteo Salvini – e c’è una situazione che rischia di complicarsi in mancanza di interventi strutturali, causati dalla latitanza del governo che non è in grado di rispondere con rapidità alle insistenti richieste del Comune.

Le stesse dell’anno scorso. Ma oggi arriva Matteo Renzi, è il suo giorno del ringraziamento e potrebbe approfittarne per accontentare il nuovo sindaco di Milano cui deve la sua permanenza a Palazzo Chigi.

Le strutture per dare rifugio ai profughi sono sature, come la scorsa estate, quindi è necessario trovare nuovi luoghi per un’accoglienza degna di questo nome. Ogni giorno arrivano nuove persone, transitano e se ne vanno, anche loro hanno diritto a essere assistite. Chi resta invece ha diritto a rimanere sul territorio in attesa che venga esaminata la richiesta di asilo. I tempi però sono lunghi e le scarse condizioni di vivibilità di alcuni luoghi dove vengono concentrate centinaia di persone favoriscono proteste e rivolte. Sono queste le situazioni più pericolose, per i profughi. Ieri è accaduto nell’ex Cie di via Corelli, dove trenta migranti hanno “occupato” per protesta alcune palazzine destinate all’accoglienza. Quattro operatori si sono rinchiusi in una stanza e per riportare la calma è intervenuta la polizia.

I 440 ospiti della struttura, troppi visto che nel cortile sono state montate delle tende, protestano per la lungaggine dei tempi (passa un anno prima che possano ottenere lo status di rifugiato e il 50% delle domande viene rigettato), la qualità dei pasti e gli orari di apertura e chiusura dei cancelli. Il centro è gestito dalla francese Gepsa, che percepisce dallo Stato 35 euro a profugo.

«Quello di via Corelli – ha detto l’assessore al Welfare Pierfrancesco Majorino – è un altro segnale di una situazione grave. Ne parleremo con i premier Renzi». Le richieste di queste settimane sono sempre la stesse: rendere agibile per l’accoglienza l’ex campo base di Expo, aprire nuovi spazi nell’area della stazione Centrale e più in generale poter utilizzare caserme abbandonate e altre palazzine che fanno capo al ministero della Difesa. Inoltre, distribuire i richiedenti asilo anche in altri comuni dell’area metropolitana. «Il governo – ripete sempre Majorino – deve smettere di latitare». Nel frattempo, il Comune sta cercando di dare ospitalità a piccoli gruppi anche appoggiandosi alle associazioni (Cascina Cuccagna, Cam). «Non lo facciamo per bontà – ha spiegato ieri don Virginio Colmegna della Casa della Carità – ma per il senso di responsabilità che sentiamo di fronte all’ennesima situazione di emergenza per altro ampiamente prevedibile».

Beppe Sala, durante il suo primo intervento programmatico a Palazzo Marino, ieri ha ribadito la necessità di aprire un nuovo spazio per accogliere centinaia di profughi vicino all’ex area Expo. «Il 14% dei profughi che arriva in Italia è destinato alla Regione Lombardia, punto. Se non si individuano degli spazi per l’accoglienza, queste persone rimangono per strada e nelle aiuole. Sento illustri esponenti del centrodestra che gettano fumo negli occhi, confondendo volutamente un campo attrezzato a due chilometri di distanza con l’area Expo. Io non permetterò che qualcuno confonda volutamente i cittadini milanesi». Dopo queste parole, Salvini ha abbandonato l’aula. Un buon discorso, allora.