Prepari la festa come dio comanda, tiri fuori il servizio buono, poi non viene nessuno. Ci rimani male e ti tocca mangiucchiare tutta questa roba da solo facendo finta che va bene così, perché i tuoi amici sono messi molto male, sono proprio in crisi. Beppe Sala, alla sua prima volta alla Scala come sindaco di Milano, è rimasto orfano del suo principale sponsor politico: il governo Renzi non c’è più. Questo non era previsto nel “patto” pieno di promesse e milioni firmato con l’amico Matteo appena qualche settimana fa.

E così, la città laboratorio del partito della nazione che fu, ha toccato con mano cosa significa aver puntato tutto sul cavallo perdente, proprio nel giorno di sant’Ambrogio. Milano resterà pur sempre il “traino del paese” – la vulgata diceva e dice ancora così – però ieri le istituzioni si sono tenute alla larga dal rito che simbolicamente meglio rappresenta la strafottenza del potere, vip imbustati come manichini che scivolano frettolosamente nel foyer protetti dalla polizia e tutti gli altri fuori al freddo tenuti a bada dietro le transenne. Ieri non era giornata per nessuno, per il presidente della Repubblica Sergio Mattarella, per il presidente del Senato ritrovato Pietro Grasso, per la presidente della Camera Laura Boldrini e per tutti gli altri. Assenti giustificati. Nemmeno un ministro ha trovato mezza giornata libera per assistere alla Madama Butterfly diretta dal maestro Riccardo Chailly. Né può consolare la presenza del governatore della Regione Lombardia Bobo Maroni, la più alta autorità in carica dello Stato a sua insaputa per la “prima” funestata dalla crisi di governo.

La retorica tutta meneghina però parla di ritrovata “sobrietà” e allora è un trionfo di bei gesti diretti verso chi – non solo in piazza – sta sempre dall’altra parta delle transenne. Il Comune di Milano ha venduto tutti i suoi biglietti per destinare il ricavato a progetti sociali, lo spettacolo è stato trasmesso in diversi luoghi tra cui le carceri e sul Palco Reale della Scala, al posto di Mattarella, si sono seduti quattro cittadini terremotati di Amatrice e Accumoli.

I cacciatori di Vip si sono dovuti accontentare di qualche bello e impossibile (Carlo Cracco e Roberto Bolle) poi hanno dovuto ripiegare su personalità più pop come Alfonso Signorini, Cristina Parodi e l’imitatore Dario Ballantini travestito da Donald Trump. Ma forse il sigillo della giornata, una specie di desolante testamento politico del nuovo corso milanese, è stata la consegna dell’Ambrogino d’Oro all’ex sindaca di Milano Letizia Moratti, con la quale a suo tempo Beppe Sala lavorò come manager.

Il sindaco, oltre a consolarsi con la metafora dell’isola felice – “dobbiamo continuare a dare un grande esempio, oggi Milano è stupenda” – è stato costretto a dire qualcosa anche sull’iniziativa del suo illustre predecessore Giuliano Pisapia che ancora sogna di unire ciò che resta della sinistra dialogante con il Pd di Renzi, come se il 4 dicembre non fosse successo niente. “Credo che il modello Milano di sinistra unita sia l’unico possibile, certo quello spazio politico è largo e stretto, bisogna capire chi saranno i compagni di viaggio che si aggregheranno”. Traduzione: mah.

Come da tradizione, anche ieri uno spicchio di palcoscenico è stato riservato alla rituale protesta in piazza, persa nel vortice della folla che sgomitava nelle vicinanze per godersi il lusso di esserci anche questo natale. Da una parte decine di sindacalisti della Cub con i manichini di Matteo Renzi, Susanna Camusso e Anna Maria Furlan (“ladri di diritti”) e dall’altra altrettanti militanti del centro sociale Cantiere che abbozzano “un’ azione” contro la polizia: ci si fronteggia con cautela, piovono ortaggi, si accendono fumogeni. Le parole messe per iscritto fotografano i sentimenti di molti che domenica hanno protestato al seggio. C’è lo striscione “Bella ciaone. E adesso cacciamoli tutti” e “People before profit” (le persone prima del profitto), messaggio che suona particolarmente urgente nell’unica grande città italiana dove il Sì ha vinto anche se per soli 15.197 voti. Tutti rastrellati nel Municipio 1, la zona più ricca della città più ricca d’Italia. Forse è un’isola, come dice il sindaco, ma non sembra particolarmente felice.