Torna la Pantera di Goro, «venuta su a patate e lenti» come la descriveva Enzo Jannacci in La Rossa, il brano che intitolava uno degli album più belli incisi negli anni ’80. Milva – ritiratasi dalle scene ormai da sei anni – ultimo lampo il disco Non conosco nessun Patrizio che completava la trilogia con Battiato – «riappare» con un box antologico di tre cd che la Sony distribuisce da oggi nei negozi e sui digital stores.

Milva – titolo della raccolta – ha il merito di raccontare un itinerario artistico unico in Italia con metodo e gusto. In particolare il terzo volume dove sono inserite tracce trasportate in digitale da vecchi vinili (i master originali non esistono più), curato da un fan storico della cantante, Gianpaolo Guerra. Da Sanremo alla canzone d’autore, da Brecht a Piazzolla passando con nonchalance a curiose stramberie dance (Marinero, firmata da Bigazzi e Raf) Maria Ilva Biolcati, ritratta in penombra nello scatto di copertina realizzato da Luciano Tallarini, è tra le cantanti italiane del dopoguerra l’unica capace di misurarsi – sempre con credibilità – su diversi territori. Dalla canzone al teatro, dal cinema alla tv; la duttilità di Milva come la sua ansia di perfezione, è proverbiale. Nei quarantasei brani selezionati, grande spazio alle sue apparizioni sanremesi – ben 15, è l’unica artista donna ad aver partecipato a così tante edizioni, come Canzone (terza classificata nel 1968), Da troppo tempo (terza nel 1973), Uomini addosso (bel pezzo firmato dai Pooh ma poco amato dalle giurie nel 1993), fino all’ultima apparizione con una canzonedi Giorgio Faletti, The Show Must Go On (2007).

Una produzione vastissima – 70 album realizzati nel corso di una carriera costellata da tour, concerti all’estero, e un rapporto cementato nel tempo con il Piccolo Teatro e Giorgio Strehler che hanno fatto di lei una delle maggiori interpreti al mondo del repertorio brechtiano. Pagine di una carriera che vengono inevitabilmente riassunte nel «best» attraverso tre segmenti estratti dall’opera teatrale Cantata di un mostro lusitano, con musiche di Peter Weiss e adattamenti di Strehler/Carpi.

Enfasi popolaresca nell’impostazione, ma rigore e perizia da eccellente interprete, permettono a Milva di cantare credibilmente il repertorio di Jannacci, quanto di incontrare la cultura poliedrica di Battiato nei tre album della loro collaborazione, misurarsi con l’elettronica evocativa di Vangelis, i classici di Morricone e la poesia di Alda Merini. E che fanno di lei una assoluta fuoriclasse del canto.