Lo sciopero dei piloti e degli assistenti di volo indetto il 5 luglio dalle otto sigle sindacali in Alitalia «è una cosa che mi ha sorpreso perché ciò che è avvenuto non è responsabile: bisogna stare attenti a non giocare col fuoco, anche perché l’Alitalia due anni fa era sull’orlo del fallimento e bisogna rendersi conto che siamo tutti sulla stessa barca». Lo ha detto ieri il presidente della compagnia aerea Luca Cordero di Montezemolo in audizione alla Commissione Trasporti della Camera dove ha riconosciuto che Alitalia «perde 500 mila euro al giorno ma il nostro obiettivo è arrivare al pareggio nel 2017». Un attacco allo sciopero che – a dire di Montezemolo – «ci ha ferito» in quanto manifestazione «di tutta una serie di privilegi che le altre compagnie del mondo non hanno e sono solo dell’Alitalia non possono stare in piedi perché la nostra azienda continua a perdere denaro».

Una mentalità ribadita, nel corso della stessa audizione, dall’amministratore delegato Cramer Ball: «Chiediamo a piloti e assistenti di volo di pagare le tasse sui voli che fanno per raggiungere il posto di lavoro» ha detto. Alitalia punta a «rendere operativa la misura dal 1 settembre». Ball ha aggiunto: «noi non vogliamo imporre condizioni di lavoro più pesanti ai dipendenti, non vogliamo lavoratori insoddisfatti». Su queste basi Ball sostiene di «continuare a collaborare con i sindacati per trovare soluzioni». Non esattamente un buon viatico per una discussione amichevole.

«Quelle di Ball sono dichiarazioni inaccettabili, lontane dalla verità storica e da quello che è stato fatto con sacrifici reali e tangibili per il rilancio di Alitalia Sai» hanno reagito i sindacati Filt/Cgil, Fit/Cisl, UilTrasporti, UglTA. «Non intendiamo difendere privilegi – continuano – lo sciopero non è una azione che vuole distruggere l’impresa». «Abbiamo tentato di rappresentarle e della sofferenza reale delle categorie interessate tale da richiedere un urgente, eccezionale impegno da parte di tutti gli attori per riavviare un dialogo concreto». I sindacati auspicano l’avvio di una «vera nuova fase concreta di confronto, nelle relazioni industriali di Alitalia». Ma questa volta «prevista prima e non dopo decisioni già assunte con iniziative che appaiono insostenibili ed indifendibili».