Proprio nei giorni successivi all’incontro di Erdogan con Putin, si riaccendono i riflettori sull’Ucraina. I servizi segreti russi hanno accusato truppe ucraine di aver tentato di «destabilizzare» la penisola della Crimea, «tornata» alla Russia dopo la Maidan di Kiev, dove a settembre si svolgeranno le elezioni.

Kiev nega completamente l’addebito, mentre secondo Mosca l’operazione ci sarebbe stata e ci sarebbero anche delle vittime. L’Fsb – i servizi segreti russi – ha poi precisato che due russi, un soldato ed un agente dei servizi, sono stati uccisi «nell’operazione per arrestare i componenti della cellula ucraina che stava pianificando gli attacchi». In loro possesso sarebbero stati trovati 20 congegni esplosivi e l’Fsb ritiene che gli arrestati lavorassero per l’intelligence di Kiev. Immediata la risposta dell’Ucraina, che ha smentito ogni accusa.

«Non ci riprenderemo il territorio con la forza», ha detto, citato dall’agenzia di stampa Interfax, Yury Tandit, del servizio di sicurezza ucraino. Difficile verificare quanto accaduto, ma quanto conta è il ritorno dell’Ucraina sulla scena diplomatica, specie alla luce del rinnovato accordo, almeno a parole, tra Mosca e Ankara sul rilancio del Turkish Stream, la linea di gas che dovrebbe approvigianare la Turchia, passando sotto al mar Nero, pensato proprio in funzione anti sanzioni a seguito di quanto accaduto in Ucraina.

Nell’est del paese per altro, si continua a faticare: le mine e la generale difficoltà economica non aiutano la ripresa, mentre ieri Putin è tornato a parlare del «gruppo di Normandia», con un riferimento ai colloqui di pace intrapresi tra Russia, Ucraina, Francia e Germania, specificando che ora come ora «non ha senso».
Putin si è espresso poi sulle misure da prendere: «Faremo tutto il possibile per garantire la sicurezza delle infrastrutture e dei cittadini. Prenderemo misure ulteriori in Crimea». A questo proposito, nei giorni scorsi alcuni video su internet mostravano movimenti delle truppe russe diretti verso la Crimea. Putin serra le fila, anche alla luce dei colloqui con Erdogan dei giorni scorsi.

Oltre alla Siria, la questione energetica e la necessità di trovare soluzioni, dipende proprio da quanto maturato a seguito della guerra in Ucraina. (simone pieranni)