Nel futuro della Siria c’è la piena autonomia delle regioni curde e con essa l’uguaglianza della lingua curda e di quella araba? Questo è quanto annunciavano ieri i siti russi Rbk e Sputnik, facendo riferimento alla bozza di nuova Costituzione siriana che la delegazione di Mosca avrebbe consegnato ai partecipanti alla conferenza di Astana sulla Siria. Sono soltanto indiscrezioni giornalistiche ma non manca chi sostiene che Putin, pur di arrivare una soluzione “russa” della crisi siriana sostenuta dai principali attori regionali, sacrificherà l’unità territoriale della Siria, favorendo, in questo caso, le aspirazioni della gente del Rojava. Quanto siano fondate queste indiscrezioni non è facile accertarlo. Però la bozza di nuova Costituzione siriana esiste. Ne ha parlato lo stesso capo della diplomazia russa, Serghiei Lavrov.

È difficile credere che la Turchia, partner della Russia nell’organizzazione della conferenza ad Astana, possa accettare che il Rojava diventi autonomo, a ridosso delle sue frontiere, con a capo formazioni politiche e militari che mantengono legami organici con il Pkk in Turchia. E questo dopo aver preteso e ottenuto l’esclusione dei curdi dai colloqui in Kazakhstan. Ankara peraltro, contro le posizioni di Mosca, ha fatto marcia indietro rispetto all’apertura al presidente siriano Bashar Assad fatta la scorsa settimana dal vicepremier Mehmet Simsek. «La Turchia deve essere realistica e non può più insistere su un accordo senza Assad», aveva proclamato Simsek, rinunciando alla condizione dell’uscita di scena immediata per il leader siriano. Ieri invece il portavoce del ministero degli esteri turco è tornato a ribadire la vecchia posizione secondo la quale «Una persona» come il presidente Assad «responsabile (secondo Ankara, ndr) della morte di 600 mila civili non ha posto nel futuro della Siria». Ora la Turchia valuta con attenzione la proposta del presidente Usa Trump, per la creazione di “safe zone” in Siria a vantaggio di chi fugge dai combattimenti. Proposta che ricorda quella di Ankara per la costituzione di “zone cuscinetto” in Siria, naturalmente sotto la sua influenza.

A rendere ancora più ingarbugliata la matassa siriana sono gli scontri armati fra le formazioni “ribelli” schierate contro Assad. I qaedisti di Fateh al Sham, (an Nusra) sono decisi a farla pagare agli ex alleati, come Jaish al Mujahedin e l’Esercito libero siriano, che hanno accettato di partecipare ai colloqui di Astana. Rischia però di andare allo scontro con il suo principale alleato, Ahrar al Sham. In un messaggio audio Abu Ammar al Omar, comandante di Ahrar al Sham, forte di almeno 20mila combattenti, ha intimato a Fateh al Sham di fermarsi o ne pagherà le conseguenze.