Vladimir Putin aveva già firmato l’atto con cui la Russia si ritira dalla Corte penale internazionale, ma è significativo che il decreto sia entrato in vigore ieri, a un solo giorno di distanza dalla pubblicazione di un rapporto dello stesso Tpi dell’Aja nel quale si parla dell’annessione della Crimea come un conflitto militare tra Russia e Ucraina e si definisce «occupazione», con l’annuncio di nuove inchieste sulle milizie filorusse del Donbass.

La ripresa di vigore delle tendenze nazionaliste, la Brexit e la visione di Trump e del suo staff sull’inutilità delle organizzazioni internazionali come l’Onu non hanno fatto altro che facilitare il compito a Putin nel ritirare l’appoggio al Tribunale internazionale che risaleva al 2000 anche se mai effettivamente praticato.

«Si tratta di un gesto simbolico e la dice lunga sul comportamento della Russia nei confronti della giustizia e delle istituzioni internazionali», ha commentato Tanya Lokshina di Human Rights Watch.

Il ministro Lavrov già nel gennaio scorso aveva annunciato l’idea di ritirarsi dal Tpi e del resto gli Usa non l’hanno mai appoggiato.

Negli ultimi mesi anche Sudafrica, Burundi e Gambia hanno segnalato la loro intenzione di tirarsene fuori.