Il periodo storico preso in esame in «Superonda» di Valerio Mattioli è quello che va dal 1964 al 1976. Cosa succede in quel lasso di tempo in campo musicale? Molti avvenimenti, in particolare una serie di eventi e di pubblicazioni discografiche che secondo l’autore saranno fonte di ispirazione per alcune correnti musicali emerse successivamente: elettronica, rock alternativo, musica sperimentale. Il libro ha come sottotitolo «storia segreta della musica italiana», che tanto segreta poi non è, Mattioli ne è ben cosciente. È una sorta di lungo compendio (si superano le seicento pagine) utile per districarsi tra quelle espressioni artistiche lontane da Sanremo e dal Cantagiro, tanto per citare gli esempi più celebri di contenitori pop allora in voga.

L’autore romano si occupa da tempo di musica: scrive per «Blow Up,» è stato tra i collaboratori di «XL -Repubblica», coordina l’attività del web-magazine «Prismo», è quindi ben addentro alle questioni di cui scrive. Per l’occasione si fa aiutare da Baldini e Castoldi e non dalla solita casa editrice di settore. Si parte con l’intervista a Ennio Morricone, nume tutelare di un mondo che coniugava senza troppi problemi l’Accademia agli spazi più off della capitale. L’autore dello score di «Per un pugno di dollari» frequentava il giro dell’associazione Nuova Consonanza di Franco Evangelisti, e proprio con lui e altri sodali, tra cui Egisto Macchi, licenzia una serie di dischi più che arditi col nome di Gruppo Di Improvvisazione Nuova Consonanza (la colonna sonora di «Un tranquillo posto di campagna» di Elio Petri è opera loro). Si prosegue con le testimonianze dirette di Franco Battiato e del compianto Claudio Rocchi, passando per una disamina certamente poco paludata della musica progressive; egli specifica che ai tempi si chiamava nuovo pop, tra le riviste che se ne occupavano annovera anche l’influente «Ciao 2001».

Aggiunge poi che l’underground di casa nostra, in particolare quello romano, era una fucina di veri talenti: Mario Schifano con le sue Stelle, Giacinto Scelsi, Alvin Curran coi Musica Elettronica Viva, Simone Carella col Beat ‘72 e Fabio Sargentini, fondatore della galleria L’Attico. In giro per l’Italia non mancavano altre singolari realtà, a Napoli ad esempio operavano Jenny e Alan Sorrenti e Luciano Cilio, mentre a Milano iniziava a brillare la stella di Gianni Sassi, mentore di Battiato e fondatore della Cramps, l’etichetta degli Area di Demetrio Stratos e Patrizio Fariselli (qui intervistato). Insomma quel periodo è talmente ricco di spunti e proposte, anche le più stravaganti, che finalmente qualcuno s’è preso la briga di includerle in una corposa pubblicazione, che di certo non può essere esaustiva.

Per capirci, pescando nell’enorme bacino degli artisti di quei tempi si accenna al free-jazz, mentre se ne potrebbe scrivere un libro a parte. Curiosa poi la parte dedicata agli autori di musiche library, sorta di mondo a sé che vedeva protagonisti alcuni compositori vicini alla Rai (spesso dietro pseudonimo), solo di recente tornate in auge grazie alla costante opera di ristampe, della Cinedelic, la Black Sweat e Intervallo qui in Italia, dell’inglese Finders Keepers all’estero. «Superonda» si chiude con i fatti del Parco Lambro ma, attenzione, non è un libro per appassionati di cronache vintage, piuttosto un affascinante intreccio di storie che valeva la pena recuperare.