«Renzi, guarda che fine ha fatto la ricerca in Italia. Ascoltaci, non abbandonarci. Twitta per noi». La disperazione si combatte con un pizzico di ironia, per cercare una via di uscita: i 69 dipendenti del laboratorio farmaceutico Myrmex ormai da 12 giorni (notti comprese) vivono sul tetto dello stabilimento, nella zona industriale di Catania. Chiedono attenzione non solo da parte del governo nazionale, ma anche dalla Regione Sicilia e dal governatore Rosario Crocetta, veri uccel di bosco dopo che sul laboratorio erano stati presi precisi impegni. La Cgil ha anche diffuso un video con le testimonianze.

I lavoratori sono in cassa integrazione dall’anno scorso, prima ordinaria e poi straordinaria, e l’ultima tranche scade nel maggio 2016: di fronte a loro, a quel punto, non avranno che il licenziamento e la disoccupazione. Ma non si arrendono, anche perché sanno che il loro non è un lavoro qualsiasi.

Il laboratorio di ricerca di Catania venne fondato nel 1976 come cellula interna alla Cyanamid e fin da allora si specializzò nella sperimentazione preclinica di nuove molecole farmacologicamente attive. I ricercatori hanno approfondito la sicurezza e il metabolismo di nuovi potenziali farmaci.

Dalla Cynamid alla Wyeth, fino alla Pfizer, che infine ha ceduto il laboratorio alla Myrmex: il centro di ricerca ha sempre rappresentato un fiore all’occhiello dei grossi gruppi farmaceutici, tanto che la Pfizer lo definì «modello virtuoso» e prima dell’ultima cessione le aziende coinvolte e la Regione Sicilia firmarono un accordo di “stabilità occupazionale”: non si sarebbe dovuto licenziare per tre anni, e in cambio si avrebbe avuto accesso a un plafond di fondi pubblici, in particolare europei.

Inoltre, la Regione Sicilia si impegnava, in caso di non attuazione dell’accordo di programma, a rilevare l’azienda per la cifra simbolica di un euro. Ma poi un complesso gioco di finanziamenti mai attivati, con relativo rimpallo di responsabilità tra gruppo farmaceutico e Regione, l’avvicendamento tra i governatori Lombardo e Crocetta e l’inerzia delle istituzioni nel prendere in mano la situazione, hanno fatto precipitare le cose.

Di recente si erano anche materializzati dei possibili compratori arabi, ma questa offerta non si è ancora concretizzata: i lavoratori chiedono alle istituzioni locali di sostenerli, così da poter fare da cassa di risonanza per la ricerca di un eventuale nuovo compratore. Ma, soprattutto, la Regione ha il dovere di muoversi, visto che ha firmato un preciso accordo di programma, che adesso non può far finta di ignorare.

«Ci troviamo a lottare per la sopravvivenza del nostro lavoro e del centro stesso – dice Margherita Patti, segretaria generale Cgil e lavoratrice Myrmex – Nei giorni scorsi abbiamo sentito il calore dei catanesi che in tanti modi ci hanno manifestato la loro solidarietà, a livello personale e sul web. Abbiamo ricevuto la visita solidale del sindaco Enzo Bianco, che si è impegnato a riportare la vertenza sul tavolo nazionale con Palazzo Chigi, ma anche all’attenzione della Regione. E poi sono passate le deputate nazionale e regionale, Luisa Albanella e Concetta Raia. Tanta attenzione ci restituisce coraggio, ma i lavoratori Myrmex tengono duro. La protesta continuerà fino a quando la Regione Sicilia non ci dirà la verità sul nostro destino. Sono trascorsi già troppi mesi di confronti, promesse, illusioni».