La Rete antifascista napoletana sarà in piazza stamattina con una manifestazione che si muoverà alle 11 da piazza Garibaldi. In testa al corteo ci sarà uno striscione di denuncia delle stragi in mare. Il luogo di arrivo dovrebbe essere la prefettura, il percorso per arrivarci potrebbe subire variazioni. Il comitato organizzatore, infatti, aveva comunicato l’intenzione di ricordare il 25 aprile attraversando piazza Carlo III e via Foria: due luoghi simbolo dell’estrema destra, la prima set dei raduni di CasaPound e Forza nuova fino ai comizi di Matteo Salvini; la seconda è la strada dove ha sede la Berta, storica sezione dell’Msi diretta da Michele Florino che oggi ospita i ragazzi di CP capitanati dalla figlia di Florino, Emanuela.

Giovedì sera però, dopo un vertice tra il questore e il prefetto, è stato comunicato il divieto di transito del corteo da via Foria. Una decisione contestata perché quest’anno è anche l’anniversario della morte di Iolanda Palladino, vittima dimenticata delle molotov fasciste. La Rete ha preparato una targa («In memoria di Iolanda Palladino uccisa dalla violenza fascista il 21 giugno 1975») per apporla dove si consumò il dramma: di fronte alla Berta.

Quarant’anni fa la città si era riversata in strada per festeggiare la vittoria di Maurizio Valenzi, primo sindaco comunista di Napoli. Via Foria era bloccata dal corteo e dalla folla, Iolanda era ferma al volante della sua 500 col tettuccio alzato per il caldo. Alla Berta erano riuniti tutti gli attivisti che gravitavano intorno a Florino per attendere l’esito del voto. Alle 22 un gruppo molto numeroso si spostò sulla scalinata di via Michele Tenore con almeno 5 molotov per dare una lezione ai rossi, bastò lanciarne una: la traiettoria della bottiglia finì, attraverso il tettuccio aperto, direttamente addosso alla ragazza, i vestiti presero fuoco, riuscì a uscire dalla vettura ma era avvolta dalle fiamme. Morì dopo quattro giorni di agonia. Alla famiglia nessun risarcimento ma un loculo gratis al cimitero.

Il giorno dopo l’attentato, sulle scalinate verranno trovate le bottiglie incendiarie abbandonate e una tanica di benzina. A pagare furono in tre, con pene lievi (dai sei ai due anni, poi ridotti e in parte condonati), Florino (accusato di essere il mandante) ne uscì illeso per insufficienza di prove.

Nessuno in quarant’anni ha pensato di porre una targa e la questura ha deciso che non si può ricordare Iolanda oggi in corteo: è necessario lasciare tranquillo un portone chiuso al civico 169, quello dei ragazzi di CasaPound, protagonisti di aggressioni fino all’assalto al liceo Cuoco-Campanella: azione di «volantinaggio» l’hanno definita, armati di sfollagente, bastoni e fibbie. Stessa sezione di CP in cui una trentina di attivisti sono stati rinviati a giudizio per l’inchiesta «Lame» del 2013.