Un barcone con almeno 100 migranti a bordo, secondo le prime testimonianze – all’inizio si parlava di 200 – è naufragato ieri mattina sulla costa orientale di Rodi. La tragedia questa volta è avvenuta sotto gli occhi sbigottiti di decine di abitanti e di turisti che in quel momento erano sulla spiaggia di Zephyros o passavano dalla strada vicina a pochi metri dal porto della città e da alberghi di lusso.

Il naufragio, che è stato addirittura filmato e fotografato, è avvenuto in pochi attimi, quando l’imbarcazione, passando inosservata dalla guardia costiera e presa dalle onde, è venuta a sbattere contro gli scogli vicini alla spiazza. La vecchia barca a vela in legno con due alberi subito si è inclinata mentre i migranti a bordo, presi dal panico, sono saltati in acqua senza attendere i soccorritori. Altri, invece, erano rimasti agganciati su un grosso pezzo del barcone rimasto a galla tra tanti rottami. Due navi della guardia costiera e tanti motoscafi sono giunti immediatamente sul posto, mentre alcuni rifugiati che nuotavano sono stati messi in salvo con l’aiuto di uomini altruisti e coraggiosi che si erano buttati in un mare ancora gelido per salvare soprattutto donne e bambini che urlavano disperatamente.

Un’ora dopo venivano portate in salvo 57 persone, e recuperati tre cadaveri, quello di un bambino, di una donna e di un uomo. Più tardi la guardia costiera ha emesso il suo laconico comunicato stampa: sui 96 portati in salvo – sopratutto siriani, ma anche etiopi e eritrei – 63 sono stati accompagnati alla stazione della polizia e della guardia costiera, e altri 23 sono stati ricoverati all’ospedale locale.
Alcuni mancano all’appello, ma non è da escludere che il numero dei profughi che erano saliti al bordo sulle coste turche fosse minore. Non è stato chiarito ancora se l’imbarcazione sia stata abbandonata dai trafficanti al largo dell’isola, oppure se tra i salvati ci sono anche i trafficanti.

Non è la prima volta che questo passaggio di poche miglia dall’Asia minore alle isole greche finisce in naufragio. Anzi, ogni anno, a causa del mare mosso – con venti forza 9 e 10 -, centinaia di persone perdono la vita.
Ora secondo il nuovo progetto di assistenza di Atene verso i rifugiati, -il governo greco vuole una nuova strategia europea per far fronte alla crescita dei flussi migratori-, gli extracomunitari che arrivano alle isole dell’Arcipelago Egeo vengono trasferiti al porto del Pireo e da lì in tutto il territorio ellenico, in strutture pronte a raccogliere chi ha bisogno. Ci saranno, inoltre, delle procedure fast track in modo tale che i rifugiati possano arrivare nei paesi che desiderano.

Non mancano, però, le voci, come quella del sindaco di Rodi, Fotis Chatzidiakos, il quale ieri ha chiesto un maggior controllo delle acque territoriali greche per il timore non solo di un arrivo in massa di profughi, ma anche di un’ invasione turca. Di fatto, a prescindere dai picchi nazionalisti, il numero dei migranti che giungono ogni giorno alle isole dell’Egeo provenienti dalle coste turche si è moltiplicato negli ultimi mesi.
Da metá marzo arrivano nelle isole greche in media 100 rifugiati al giorno, un numero pari agli arrivi registrati nei mesi di picco dell’ estate del 2014. 457 sono stati registrati dalle autoritá nelle isole del Dodecanesso nel gennaio scorso (un aumento di 145% rispetto al gennaio del 2014), 17.500 sono arrivati in tutto il territorio ellenico nei primi tre mesi di quest’anno. Nel marzo del 2014 il numero degli arrivati risaliva a 1.185, mentre quest’anno a 6.500.

Per venti parlamentari della Nea Dimokratia l’ aumento dei flussi migratori è dovuto al fatto che «il neogoverno da una parte cataloga a priori tutti come profughi e non migranti clandestini, e dall’altra ha rallentato le misure di sicurezza ai confini con la Turchia». Anche loro, come il sindaco di Rodi, chiedono un rafforzamento delle guardie costiere senza tener conto che la migrazione non si affronta con provvedimenti di polizia.