Solo quattro miglia è riuscito a viaggiare il gommone carico di migranti, partito dal porto di Sabrata, al confine tra Libia e Tunisia. I dispersi potrebbero essere ottanta mentre 26 migranti sono stati tratti in salvo dal cargo italiano Valle Bianca, attivato dalla Guardia costiera italiana. L’allarme sarebbe stato lanciato da un telefono satellitare. Anche l’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim) ha confermato che le vittime potrebbero essere 84.

Le condizioni del mare e il forte vento sarebbero all’origine del naufragio. I 26 superstiti sono stati fatti salire a bordo del Valle Bianca.. Sono 454 i migranti soccorsi in varie operazioni di salvataggio nel Mediterraneo nelle ultime ore. Lo scorso 7 aprile sono stati quasi 500 i migranti annegati a largo delle coste libiche. In quel caso il gommone era partito dalle coste di Tobruk in Cirenaica.

Ancora una volta le autorità e le diverse fazioni libiche fanno politica sulle spalle dei migranti. Se le partenze sono riprese dopo l’insediamento del governo di accordo nazionale di Fayez al-Serraj non è un caso. Al contrario, sia le fazioni di Tripoli sia quelle di Tobruk ostili al Gna stanno utilizzando il business delle migrazioni per far fallire l’operazione al-Serraj, sponsorizzata dall’Onu.

Da una parte, questo potrebbe allontanare la missione di peace-enforcement, richiesta dal politico libico, dall’altra potrebbe avvicinare un intervento internazionale contro la Libia. Proprio l’aumento dei flussi migratori, insieme all’avanzata dello Stato islamico (Isis) e all’assenza di sicurezza intorno ai pozzi petroliferi, avevano fatto pensare a tempi maturi per un intervento, voluto a gran voce dal Cairo, nel febbraio del 2015. L’Unione europea aveva risposto approvando l’Eunavfor Med che è entrata nella sua terza fase di attuazione e prevede l’«arresto degli scafisti» e quindi possibili sconfinamenti in acque territoriali libiche.

Proprio il golpe militare del 2013 in Egitto e l’ascesa del generale Khalifa Haftar avevano spinto decine di migranti, in prevalenza siriani e palestinesi, a oltrepassare il confine libico. I profughi siriani sono stati sempre rappresentati come vicini alla Fratellanza musulmana e per questo un potenziale pericolo e una fonte di destabilizzazione. In Libia, leader tribali e piccoli camorristi hanno fatto il resto, usando la leva dei migranti per fare affari miliardari sulle spalle di disperati.

A questo punto anche il Gna potrebbe puntare sul business-migranti per accreditarsi in sede Ue. In questo caso al-Serraj punta a riprodurre in Libia l’intesa tra Ankara e Bruxelles in materia di migrazione. Ma questo implicherebbe dover dichiarare la Libia come «paese sicuro». Inoltre le autorità libiche non possono esercitare la leva dell’adesione all’Ue per ottenere maggiori concessioni, come richiesto nella sua recente visita a Roma dal vice-premier del Gna, Ahmed Maitig. Questo faciliterebbe non poco il lavoro di Tripoli – con appoggio Onu e Ue – trasformando i centri di detenzione superaffollati di Gheddafi negli hotspot in stile turco e quindi anche la Libia in una prigione per migranti a cielo aperto.

Tuttavia, il generale Haftar sta provando in ogni modo a fermare le mire di al-Serraj. La petroliera, che stava esportando illegalmente 350mila barili di greggio, salpata dal porto di Hariga è stata bloccata dalle autorità portuali maltesi e sarebbe attraccata ad al-Zawiya. L’Onu, su pressioni del Gna, avevano dichiarato illegale il carico.

Non solo in Cirenaica proseguono le manifestazioni contro l’Italia, percepita come tra i principali sostenitori di al-Serraj. Bandiere italiane sono state date alle fiamme, dopo quelle di Tobruk, anche a Tobruk e a Derna, mentre su Twitter sono tornate a circolare immagini di un tricolore bruciato presumibilmente a Bengasi alcuni giorni fa.

A Tobruk, secondo il sito Alwasat «centinaia di libici» hanno manifestato dopo la preghiera del venerdì al grido «nessuna tutela», issando cartelli «no all’intervento dell’Italia nei nostri affari interni» e «l’Italia non si sogni di occupare il nostro paese». Poi hanno bruciato il vessillo tricolore e inneggiando all’esercito di Haftar «il nostro salvatore», e alle sue «vittorie a Derna, Bengasi e Sirte». Sarebbero in corso anche manifestazioni a Bengasi contro il Gna.

Il parlamento di Tobruk non ha ancora votato la fiducia ad al-Serraj, sebbene 102 deputati su 200 si siano detti pronti a dare il loro via libera. Non solo, il presidente del parlamento libico, Aqila Saleh, ha attaccato duramente al-Serraj che due giorni fa si era appellato alle forze armate di Tobruk e alle milizie di Misurata perché fermassero la loro avanzata, contrapposta, su Sirte in mano all’Isis.

Sulla formazione di un comando unificato delle Forze armate, Saleh ha dichiarato che al-Serraj è andato «oltre il suo mandato». L’ affermazione sottolinea quanto alcuni parlamentari di Tobruk vogliano a tutti i costi imporre Haftar come leader militare del Gna. Ma la parte forte dell’esercito regolare che ha sostenuto l’operazione Alba (Fajr) non permetterà mai che questo avvenga. «L’accordo di Skhirat non implica una revisione della Costituzione», ha aggiunto Saleh, ammettendo che esiste una completa spaccatura tra le tre regioni del paese (Cirenaica, Tripolitania e Fezzan) che potrebbero fare a pezzi la Libia rendendo il Gna soltanto un governo imposto dall’alto senza poteri sostanziali.