Se a un matematico non risulterà difficile cogliere la misurazione di una spirale logaritmica come per noi osservare semplicemente la struttura di una conchiglia, ci si chiede se un film possa procedere con lo stesso andamento di curva che si allarga sempre di più dal suo centro. Questo è l’andamento, il percorso di ricerca di Spira Mirabilis (nelle sale il 22 settembre) il titolo scelto da Massimo D’Anolfi e Martina Parenti per il primo film italiano in concorso ispirato alla «spirale meravigliosa» del matematico del seicento Bernoulli. Dal volo del falco alla forma delle galassie, l’universo come mistero matematico è raccontato con quattro diverse storie che si rifanno ai quattro elementi senza procedere separatamente, ma accostandoli in modo lento ed allargando sempre più l’orizzonte.
Il centro, il punto di partenza parte da molto lontano: «in principio non c’era niente» e via via sullo schermo compaiono tutte le cose, come in un processo di creazione che produce un percorso di meditazione, lasciando tutto il tempo allo spettatore di percepire dentro di sé la materia che riesce a diventare se non spirito, almeno interrogativo, progressione data dal passare dei secoli.

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In principio non c’era niente, recita la sacerdotessa lakota nella narrazione della creazione alle Black Hills. I quattro elementi (fuoco, terra, aria, acqua) iniziano via via a comporsi nel procedere del film attraverso quattro storie che hanno come elemento unificatore il lavoro, la ricerca costante, come per scoprire il segreto stesso dell’elemento manipolato e attraverso questo un significato più profondo. Wounded Knee dichiarato indipendente, uno dei luoghi dei grandi massacri della storia dell’umanità, evoca il «fuoco» delle mitragliatrici dei reggimenti che nel 1890 sterminarono la tribù Lakota Sioux, mentre dopo la morte di Toro Seduto voleva raggiungere Pine Ridge. Il capo spirituale dei lakota, Moses Brings Plenty ogni anno celebra la sundance, la danza del sole proibita fino agli anni ’70, quando nel ’73 la rivolta portò all’American Indian Freedom Religious Act.

È interessante che i registi utilizzino materiali preesistenti: le scene di L’infinita fabbrica del Duomo sono come i blocchi di marmo da restaurare. Da lì prende forma l’elemento «terra», costruzione che punta al cielo in tutte le sue parti, lavoro mai interrotto fin dal quattordicesimo secolo, dove in ogni particolare si rinnovano le parti deteriorate della costruzione, le statue sono messe a riposo come anime penitenti e altre di forme identiche ma di rinnovato splendore, come purificate, puntano verso il cielo.

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L’elemento spirituale diventa cosa unica con il lavoro costante e meticoloso di cui si segue la diversa specializzazione, come anche nella ricerca del suono perfetto che esemplifica l’elemento «aria»: da bidoni di fero due artigiani svizzeri costruttori di strumenti ricavano una sorta di disco volante sonoro, scultura o prolungamento del respiro, suono e ricerca della misura (anche qui) matematica delle diverse note musicali. Ma anche qui la spirale si allarga fino a diventare infine battito del cuore e respiro dell’universo.

Ma non è solo l’etica calvinista della ricerca che indaga il film: arriva a rallegrare il racconto metodico di operai e artigiani l’inaudita ricerca del biologo-cantante giapponese Shin Kubota che studia l’immortalità di una specie di meduse, minuscolo essere che al momento di morire rinasce emettendo tentacoli (di tentacoli, ne abbiamo visti parecchi quest’anno nei film della mostra, superintelligenti alieni giganti, altri di tendenze perfino scostumate). Questi Turritopsis sono reali, esseri respiranti, palpitanti, studiati a centinaia nel loro elemento naturale (l’acqua), imbottigliati tra una esibizione canora e l’altra dello scienziato.

La voce di Marina Vlady recitante sembra essere una concessione cinefila, il suono scelto come timbro umano a ricreare la composizione poetica forse la sola che sfugge al dominio dei numeri: dal risucchio delle meduse, al canto dei coyote, al battito del cuore del neonato, la voce umana riporta sulla terra il volo dei pensieri.