Un fotografo, Ciro Frank Schiappa, e un giornalista, Michele Primi, entrambi italiani e appassionati di musica hanno fatto una dichiarazione d’amore alla città che non dorme mai, al crogiuolo di razze, cibi, culture, ritmi che agitano questo ombelico del mondo da venti milioni d’abitanti, tra canyon di acciaio e cristallo e cemento e viadotti, ponti, palazzine in perpetuo rifacimento. New York Serenade è il titolo del loro libro di grande formato (Skira editore, 120 pagine, 32 euro), 48 fotografie a colori fatte con una vecchia Deardoff di legno (con negativi da 8×10 pollici) e altrettanti scritti, brevi storie, frasi di canzoni, tutto in inglese, andando in giro per i luoghi significativi della rock culture cittadina dagli anni ’60 in poi, dall’East Village alla scena punk.

Posti abbastanza anonimi  e corridoi luccicanti di Brill Building, il primo nido di John & Yoko al Greenwich e il Pythian Temple, requisito dall’industria musicale dove fu registrato Rock around the clock nel 1954 ma principalmente locali e dimore trasformate dallo scorrere del tempo, garage e topaie dove Debbie Harry, Patti Smith, Leonard Cohen e Paul Simon trovarono la loro strada, i loro amati suoni da far conoscere a tutto il mondo. Così, attraverso il recupero di storie e immagini, cruciali nello sviluppo della vita culturale della Big Apple, si fa largo la passione e l’innocenza, il degrado e la follia, quasi rivivendo il fascino della boutique dove Jimi Hendrix passava la maggior parte dei suoi pomeriggi; dell’ex centro di accoglienza per poveri e immigrati nel Lower East Side trasformato in condominio negli anni Ottanta dove abitava Iggy Pop.

Si parla poi del magazzino su Norfolk Street che ospitava il Tonic Club o del ricovero per senzatetto al 315 della Bowery che diverrà il CBGB; degli ex locali del New York’s Bottom Line oggi trasformati in un ufficio della New York University o della casa popolare in Bedford-Stuyvesant dove il teenager Shawn Corey Carter, soprannominato Jay Z, sparò al fratello tossicodipendente che gli aveva rubato degli anelli. Uno strano incontro fatto simultaneamente di lontananza e vicinanza fra passato e presente, fra spazi, individui e parole, tra le ombre degli eventi che svaniscono nel ricordo e le luci dei nuovi angoli della città col suono del futuro.

Non ci sono la Fifth Avenue e altre località di gran moda quanto costruzioni un po’ misere e malandate, principalmente Downtown, quella era la zona più a buon mercato e più amata dai creativi e dagli artisti, quella dove i Ramones e i Dictators si davano da fare con ritmi e volumi forsennati. Guardiamo con altri occhi quelle strade e quei caseggiati, ispirati dalla poesia di New York City Serenade, una canzone di Bruce Springsteen, l’ultima traccia del suo secondo album, The wild, the innocent & the E street shuffle, pubblicato nel 1973, sulla storia di Billy e Diamond Jackie, una coppia di ragazzi del New Jersey che vanno tra Manhattan e Broadway a passare una notte brava.